Al Teatro Sperimentale di Ancona si è tenuta un'assemblea per discutere della vita in carcere, del sistema di detenzione e delle sue potenzialità di riabilitazione.
I partecipanti hanno ascoltato le testimonianze di detenuti attuali ed ex, nonché di professionisti che lavorano nel sistema carcerario.
L'iniziativa è stata organizzata dagli studenti del Liceo Scientifico Galilei di Ancona, che si sono riuniti a teatro, messo a disposizione dal Comune, per un evento mattutino dal titolo "Dentro e fuori: storie, testimonianze e riflessioni sul sistema carcerario italiano".
Gli studenti miravano ad ascoltare, porre domande e approfondire l'argomento, in particolare perché molti hanno precedentemente lavorato in campi confiscati alla criminalità organizzata.
"L'assemblea è stata trasformata in un evento dagli studenti", ha spiegato Alessandra Rucci, preside del Galilei. "L'argomento è stato scelto liberamente dagli studenti, riflettendo il loro percorso formativo che li ha portati a comprendere le realtà della criminalità organizzata.
Al terzo anno, tutti i nostri studenti partecipano a un progetto di una settimana nei campi di lavoro confiscati di Libera, situati in Campania e Calabria.
Durante questa esperienza, incontrano le vittime, imparano a conoscere le loro sofferenze e ascoltano le loro storie.
Questo evento rappresenta quindi l'altra faccia della medaglia, illustrando cosa succede agli individui che commettono tali crimini.
La scorsa settimana, una delegazione dei nostri studenti ha visitato il carcere di Montacuto per esplorare le possibilità di riscatto, educazione e riflessione per i detenuti e potenzialmente il loro reinserimento nella società.
L'educazione avviene non solo attraverso le materie accademiche, ma anche, e forse più importante, attraverso l'educazione civica".
All'evento ha partecipato anche Giancarlo Giulianelli, Garante Regionale per i Diritti delle persone, che ha sottolineato l'importanza di riflettere sul sistema carcerario come tema critico del nostro tempo: "Questo è un incontro fondamentale perché permette a questi studenti di confrontarsi"
Le testimonianze sono molto coinvolgenti: "Sono qui per trasmettere il messaggio di com'è la vita dentro", ha raccontato Pietro Rumori, ex detenuto.
Il carcere ha lasciato il segno su di me; Mi ha cambiato e mi ha causato angoscia mentale. Rappresenta il massimo degrado, uno stato di oblio, un vuoto, una forma di follia.
Solo i detenuti capiscono veramente la realtà del carcere; Solo un prigioniero può capire cosa significhi essere confinato in uno spazio di dieci metri con individui di varie etnie: un'esperienza incredibilmente intensa.
Non è solo un calvario fisico, come molti potrebbero credere, ma psicologico che lascia cicatrici indelebili".