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Il silenzio omicida: una riflessione sulle vergogne dell’Esecutivo e il disastro del sistema Carcerario Italiano

23 febbraio 2025 di
Il silenzio omicida: una riflessione sulle vergogne dell’Esecutivo e il disastro del sistema Carcerario Italiano
L R


In un’Italia che si proclama civile e moderna, la politica adottata dall’esecutivo – con il governo Meloni, il Ministro della Giustizia Nordio e il Sottosegretario Del Mastro, noto anche per la sua recente condanna a 8 mesi di reclusione – rappresenta un insulto alla dignità umana e al rispetto dei diritti fondamentali. 
È inaccettabile che, mentre oltre 90 detenuti si siano tolti la vita nel 2024 per cause che vanno ben oltre la disperazione individuale, i vertici istituzionali scelgano il silenzio, condannando un’intera categoria di persone a una sorte segnata dall’abbandono e dalla sofferenza.

Un sistema in rovina: dati e realtà innegabili


Le carceri italiane, strutture fatiscenti e spesso risalenti a un’epoca ormai superata – in molti casi addirittura 50 anni fa – testimoniano un immobilismo Istituzionale che non può più essere tollerato. L’insufficienza di personale, l’Assenza di presidi sanitari adeguati e la gestione inefficiente degli interventi Medici hanno portato a un panorama dove le condizioni di vita dei detenuti sono drammaticamente compromesse
Non sorprende, quindi, che il sovraffollamento abbia raggiunto livelli record, superando il 132% nel 2024, esponendo quotidianamente centinaia di persone a un ambiente insostenibile e potenzialmente letale.

Il silenzio che uccide


È vergognoso constatare che, nonostante il numero clamoroso di morti per "suicidio"molti dei quali per circostanze decisamente anomale – l’esecutivo ha adottato una politica del silenzio assoluto. 
Tale atteggiamento non solo denota una totale mancanza di responsabilità, ma si configura come un vero e proprio atto di complicità nell’abbandono di chi, in un sistema penitenziario, meriterebbe almeno la protezione dello Stato
La carenza di concessioni alle misure alternative da parte della Magistratura di Sorveglianza, indispensabili per prevenire tragedie umane, evidenzia quanto poco ci sia a cuore il benessere dei detenuti, relegati a una sorte di invisibilità e disperazione.

La vergogna dell’esecutivo: Incompetenza e doppiezza morale

Il comportamento dell’Esecutivo, che preferisce tacere di fronte a una crisi sistemica e a un disastro umanitario, è del tutto intollerabile. 

Il Ministro Nordio e il sottosegretario Del Mastro – quest’ultimo con un recente passato giudiziario che getta un’ombra inquietante sulla sua integrità – hanno scelto la via del silenzio, un silenzio che ha l’effetto di legittimare e perpetuare una situazione di abbandono totale. 
Invece di attivare programmi di reinserimento e percorsi rieducativi in linea con quanto previsto dalle nostre leggi, i responsabili hanno preferito lasciare i detenuti a un destino segnato dalla marginalizzazione, rinunciando a qualsiasi intervento volto a garantire una reale possibilità di riscatto dopo il termine della pena.

La mancanza di iniziative volte a formare e riabilitare i detenuti non è solo una questione di negligenza gestionale, ma un vero e proprio tradimento nei confronti della Giustizia e dell’umanità. 
Un paese che si definisce civile non può accettare che, dietro a una facciata di efficienza e legalità, si nasconda un sistema penitenziario che infligge sofferenze inammissibili e chiude gli occhi di fronte alle tragedie quotidiane.

Verso un bivio inaccettabile: Spunti di riflessione e chiamata all’azione

Questo scenario disperato impone una riflessione profonda e urgente. 
Il record di sovraffollamento, le strutture fatiscenti e l’inefficienza dei servizi sanitari sono sintomi di un sistema che da troppo tempo è rimasto in balia dell’abbandono istituzionale. 
È doveroso che il dibattito pubblico si faccia largo, che vengano sollevati interrogativi scomodi e che la pressione della società civile costringa l’esecutivo a rivedere radicalmente le proprie politiche.

Non si può più permettere che il silenzio dei vertici si traduca in un silenzio complice di morti evitabili e sofferenze inenarrabili. 
È necessario un intervento immediato e strutturale, che miri non solo a riformare le infrastrutture e a potenziare il personale, ma anche a garantire che ogni detenuto, pur avendo commesso un reato, riceva un trattamento conforme ai principi di Umanità e Giustizia.

L’Italia, nazione che da sempre si vanta dei suoi valori civili e democratici, non può più chiudere gli occhi davanti a queste vergognose inefficienze. 
L’esecutivo ha l’obbligo morale e istituzionale di intervenire con decisione, di ascoltare le grida di un sistema che sta implodendo sotto il peso dell’abbandono e della negligenza.

Un invito alla mobilitazione: manifestazione a Roma

Per trasformare questo grido di dolore in un’azione concreta, invitiamo tutti i cittadini, le associazioni, i movimenti sociali e ogni anima cosciente a partecipare ad una manifestazione di protesta che si terrà a Roma, in una data che verrà presto comunicata su questo sito

Questo non è soltanto un’appello, ma un urgente richiamo a tutti coloro che non vogliono più accettare un sistema disumano e negligente.
È il momento di unirsi, di alzare la voce e di reclamare il diritto a un trattamento umano e dignitoso per ogni detenuto.

Partecipando a questa manifestazione, potremo mostrare con forza il nostro rifiuto verso un silenzio complice e un’inerzia che ha già causato troppe tragedie

Facciamo sentire il peso della nostra indignazione, unendoci in una marcia che sia simbolo di speranza e cambiamento

È giunto il momento di trasformare il dolore in una forza propulsiva per riforme radicali, per un sistema Carcerario che rispetti la vita e la dignità umana.

La vostra partecipazione è fondamentale: diffondete questo appello, condividete la notizia, e prepariamoci insieme a cambiare le sorti di un sistema che non può più continuare su questa strada.

Un grido di allarme per il futuro

La politica del silenzio adottata da Meloni, Nordio e Del Mastro è un atto inaccettabile, una mancanza di rispetto verso chi, già intrappolato in un sistema di ingiustizie, viene ulteriormente abbandonato dallo Stato
Questo contesto infernale, che lascia ai detenuti solo la disperazione e la morte, deve essere oggetto di un acceso dibattito pubblico, capace di scuotere le coscienze e spingere verso un cambiamento radicale.

Il tempo delle parole vuote è finito: è necessario agire con fermezza, riformare il sistema penitenziario e restituire dignità a chi, nonostante tutto, merita di essere trattato con Umanità e Rispetto

L’Italia, se vuole davvero definirsi un paese civile, non può più accettare questa vergogna Istituzionale.