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Tentato omicidio in carcere: siamo sicuri che sia andata così?

La narrazione ufficiale di quanto accaduto ad Avellino solleva più di un dubbio. Troppe incongruenze per accettare una versione dei fatti preconfezionata.
11 marzo 2025 di
Tentato omicidio in carcere: siamo sicuri che sia andata così?
Ramy


Le notizie sul tentato omicidio di un detenuto nel carcere di Avellino stanno facendo il giro dei media, dipingendo l’episodio come un regolamento di conti tra fazioni criminali. 
Secondo la narrazione ufficiale, l’attacco si sarebbe consumato durante una sommossa, portando all’arresto di 11 persone, accusate di tentato omicidio aggravato.

Ma noi di LiberazioneAnticipata.it non possiamo fare a meno di sollevare grossi dubbi su come questi eventi vengono raccontati. 
Ancora una volta si punta il dito esclusivamente sui detenuti, costruendo l'immagine del "mostro" senza analizzare a fondo le dinamiche dei fatti.

La versione ufficiale regge davvero?

Secondo le indagini, l’aggressione sarebbe avvenuta il 22 ottobre, con un raid punitivo ai danni di Paolo Piccolo, 25enne Napoletano, ricoverato in gravi condizioni all’ospedale Moscati. 
L’operazione congiunta della Polizia di Stato e della Polizia Penitenziaria avrebbe identificato i responsabili, ma restano molti interrogativi:

  • Cosa ha scatenato realmente la sommossa?
  • Com’è possibile che un'aggressione di questa portata sia avvenuta senza che nessuno sia intervenuto in tempo?
  • Perché i media insistono sempre nel narrare una sola versione, senza mettere in discussione l'intero contesto?

Una narrazione costruita?

Non è la prima volta che assistiamo a questo schema: i detenuti vengono dipinti come gli unici responsabili delle violenze in carcere, mentre nessuno analizza il contesto e le condizioni in cui questi episodi avvengono
Visto ciò che sta accadendo in questi giorni con alcuni lanci di stampa manipolati per distorcere la realtà, è legittimo nutrire forti dubbi su questa ricostruzione.

Noi di LiberazioneAnticipata.it prendiamo le distanze da questa narrazione unilaterale e continueremo a denunciare ogni tentativo di criminalizzazione sistematica dei detenuti
Abbiamo già espresso le nostre perplessità in un audio pubblicato ieri sul nostro profilo TikTok, dove invitiamo tutti a non fidarsi ciecamente delle versioni ufficiali e a mantenere sempre uno sguardo critico sulle informazioni che ci vengono fornite.

La verità è ancora tutta da scrivere

Invitiamo a una riflessione più ampia su quanto accaduto. 
I detenuti non possono essere sempre il capro espiatorio perfetto, senza un'analisi approfondita dei fatti. 
Continueremo a seguire da vicino questa vicenda, senza accettare versioni preconfezionate.

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