Il solito valzer delle dichiarazioni, l'ennesimo incontro che promette di affrontare "l'emergenza reale" del sovraffollamento carcerario.
Questa volta, il palcoscenico è Palazzo Madama, dove il Presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha ricevuto Rita Bernardini, presidente di Nessuno Tocchi Caino, e il deputato renziano Roberto Giachetti. Le parole d'ordine? "Buona condotta", "liberazione anticipata". Belle parole, non c'è che dire ma come al solito, la domanda sorge spontanea: siamo di fronte a una svolta concreta o all'ennesima, fumosa, operazione di facciata?
L'incontro a Palazzo Madama: Solo chiacchiere o qualcosa di più?
"Detto fatto", titolerebbe qualcuno con fin troppo entusiasmo.
Ignazio La Russa ha mantenuto la promessa di incontrare Bernardini e Giachetti.
Sul tavolo, la proposta di legge di quest'ultimo, mirata a "tamponare l'emergenza" con una "liberazione anticipata" potenziata per chi dimostra buona condotta.
La Russa stesso aveva definito il sovraffollamento "una reale emergenza, su cui bisogna intervenire", aggiungendo che "il governo lo sta affrontando pensando di aumentare i luoghi dove è possibile scontare la pena.
Per farlo ci vuole tempo". Frasi che suonano familiari, quasi un disco rotto, non trovate?
Peccato che, al di là dei comunicati stampa e delle dichiarazioni di rito, di questo incontro non sia trapelato neppure un foglio, nessun atto formale, nessun percorso definito che questo fantomatico "provvedimento d'urgenza" dovrebbe intraprendere.
Al momento, perdonate la franchezza, sembrano solo chiacchiere.
Chiacchiere che, per chi vive il dramma del carcere o lo attende da fuori con angoscia, fanno male e hanno tanto il sapore della presa in giro.
Davvero possiamo ancora accontentarci di annunci e strette di mano?
Bernardini, Giachetti e la "norma della buona condotta": Speranze o illusioni?
Bernardini e Giachetti, dal canto loro, ringraziano "per l'attenzione e la sensibilità dimostrata". Al centro del colloquio, la necessità che la pena sia scontata "nella maniera più civile possibile" – una vera scoperta, non c'è che dire, considerando che dovrebbe essere la norma inderogabile in un paese civile, non un obiettivo da raggiungere chissà quando.
Si è discusso, quindi, di questa "norma della buona condotta", pensata, a loro dire, per "innescare un percorso virtuoso per il detenuto".
L'idea sarebbe una "riduzione controllata della popolazione carceraria" fino a quando – e qui l'ottimismo si spreca – "non sarà risolto il problema del sovraffollamento".
Un problema che, guarda caso, persiste da decenni.
Un dettaglio interessante: sarebbero "automaticamente esclusi i detenuti autori di aggressioni nei confronti del personale, in particolare della polizia penitenziaria".
Giusto, per carità, e ci mancherebbe altro, ma tutto il resto? Davvero basta un incontro e qualche dichiarazione per credere che si stia muovendo qualcosa di concreto, dopo anni di immobilismo e promesse mancate? La perplessità è d'obbligo.
Un occhio critico su ruoli e prospettive
E qui, permetteteci una riflessione, forse scomoda ma necessaria.
Per quanto si possa stimare ed apprezzare Rita Bernardini per le sue storiche e indubbie lotte garantiste, vogliamo altresì ricordare che la stessa non ricopre attualmente alcuna carica politica Istituzionale.
Anzi, per rinfrescare la memoria a chi l'avesse persa, proprio nel recente 2024, in occasione delle elezioni europee, Matteo Renzi annunciò la candidatura di Bernardini per la lista di scopo Stati Uniti d'Europa (costituita dai Radicali insieme a Italia Viva, LibDem, Partito Socialista Italiano e Italia C'è). Risultato? La lista non è riuscita a superare neppure lo sbarramento.
Neanche il Parlamento Europeo per lei, quel Parlamento che, diciamocelo con un pizzico di amaro sarcasmo, di solito accoglie un po' tutti.
Con tutto il rispetto, quale peso specifico reale può avere la sua pur lodevole presenza in un consesso del genere, se non quello di una testimonianza che rischia di rimanere inascoltata ai piani alti?
La dura realtà del carcere e la propaganda ridicola
Il carcere è una cosa seria, chi ve lo sta scrivendo l'ha vissuto sulla propria pelle.
Tutta questa propaganda ridicola, questi incontri che generano titoli ad effetto ma pochi, pochissimi fatti, fa storcere il naso (e non solo) a chi conosce bene le dinamiche stantie della politica e la drammatica, immobile questione delle carceri Italiane.
Si parla di "tamponare l'emergenza", di "percorsi virtuosi", mentre il sovraffollamento (16.000 detenuti in più rispetto ai posti disponibili, ci ricordano le cronache, qualcosa in più ci ricordano i nostri dati precisi e continuamente aggiornati automaticamente, CONSULTABILI QUI) continua a generare trattamenti inumani e degradanti, giorno dopo giorno, nell'indifferenza di molti.
L'appello del professor Tullio Padovani affinché le forze politiche "depongano le armi e si assumano le proprie personalità" (o responsabilità, sarebbe più corretto dire) è nobile, ma quante probabilità ha di essere ascoltato in un'arena politica più interessata agli slogan e ai consensi immediati che alle soluzioni a lungo termine e, spesso, impopolari?
Un messaggio ai nostri lettori: Occhi aperti, famiglia nostra
E veniamo a voi, nostri lettori, che in gran parte siete familiari di detenuti, persone che vivono sulla propria pelle l'ansia, la speranza e troppo spesso la disillusione.
Siamo obbligati alla sincerità, a farvi aprire bene gli occhi.
Non vi consideriamo solo lettori, ma parte della nostra famiglia.
Questi incontri, queste promesse vaghe, possono accendere una scintilla di speranza, ed è umano aggrapparvisi. Ma la cautela, anzi, un sano scetticismo, è d'obbligo.
La storia recente e passata ci insegna che tra il dire e il fare, soprattutto quando si parla di riforme strutturali del sistema penitenziario, c'è di mezzo un mare di immobilismo, di veti incrociati, di priorità sempre altre.
Noi, in questa sede, ci limitiamo a riportare ciò che accade, ma con l'onestà intellettuale di chi non si lascia abbindolare facilmente.
Non lasciatevi illudere da facili entusiasmi o da titoli sensazionalistici.
Continuate a lottare, a informarvi criticamente, a pretendere risposte concrete e atti formali, non solo parole al vento.
La dignità non può attendere i comodi della politica.