STRAGE NELLE CARCERI: MALASANITÀ, DISAGIO E MORTI ANNUNCIATE
Le carceri Italiane sono diventate un inferno di sofferenza e abbandono.
Nel solo 2024, i numeri dei decessi dietro le sbarre hanno raggiunto livelli allarmanti: 246 morti, di cui 90 suicidi.
In Calabria, la situazione è drammatica: la casa circondariale di Siano a Catanzaro detiene il triste primato per il maggior numero di tentativi di suicidio tra i detenuti.
L'inizio del 2025 ha confermato l’emergenza: nelle prigioni calabresi, il nuovo anno si è aperto con due suicidi in appena 24 ore nella casa circondariale di Paola.
Un detenuto tunisino di 40 anni è stato trovato impiccato nella cella d'isolamento, mentre un impiegato amministrativo di 48 anni, anch'egli detenuto, si è tolto la vita nella palestra comune. Questi drammi sono solo la punta di un iceberg di disperazione e incuria.
IL FALLIMENTO DEL SISTEMA CARCERARIO
Le condizioni dei detenuti sono inaccettabili.
Sovraffollamento, malasanità e una totale assenza di tutele trasformano le carceri Italiane in vere e proprie trappole mortali.
La Calabria conta 10 case circondariali, 2 case di reclusione, 2 REMS per misure di sicurezza e un Istituto Penale per Minorenni.
Tuttavia, dietro questi numeri si nasconde una realtà ben più cruda: celle stracolme e un sistema sanitario al collasso.
L'associazione Antigone ha denunciato più volte una carenza gravissima di medici all'interno degli istituti penitenziari calabresi.
«Molti rifiutano di lavorare in carcere – afferma Perla Arianna Allegri, referente di Antigone Calabria – e chi rimane è sommerso di lavoro, costretto a colmare il vuoto lasciato dagli altri».
I detenuti non ricevono cure adeguate, anche in presenza di patologie gravi.
La sanità penitenziaria è diventata un settore dimenticato, in cui le vite vengono sacrificate nell’indifferenza generale.
UNO SCANDALO IGNORATO DALLE ISTITUZIONI
Di fronte a questi numeri spaventosi, lo Stato rimane inerte.
La situazione nelle carceri Italiane rappresenta una violazione sistematica dei diritti umani, una vergogna di cui nessuno vuole assumersi la responsabilità.
Ogni suicidio, ogni decesso per negligenza, è una condanna a morte inflitta dall’indifferenza delle istituzioni.
Fino a quando le carceri Italiane resteranno luoghi di tortura e disperazione, la responsabilità morale e politica ricadrà su chi sceglie di non vedere.