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Stato assassino: Ennesimo suicidio in carcere. Il Governo ha le mani sporche di sangue!

Un'altra vita spezzata dietro le sbarre, un uomo di 42 anni si toglie la vita alle Vallette. Sale a 33 il numero dei morti nelle carceri Italiane quest'anno, una strage di cui le Istituzioni sono le uniche, vergognose responsabili. Prima o poi, chi doveva proteggerlo ne risponderà penalmente.
20 maggio 2025 di
Stato assassino: Ennesimo suicidio in carcere. Il Governo ha le mani sporche di sangue!
L R
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Ancora una volta, il silenzio complice delle Istituzioni viene squarciato dall'orrore. 
Un uomo di 42 anni, è stato trovato impiccato all'alba del 19 maggio nel carcere delle Vallette di Torino. 
Era stato arrestato appena il giorno prima. 
Meno di ventiquattr’ore: questo il tempo che il cosiddetto "Stato di diritto" gli ha concesso prima che la disperazione, o forse l'induzione alla disperazione, avesse la meglio. 
Poche ore dopo, un giudice ha potuto solo registrare un decesso, chiudendo un caso giudiziario prima ancora che potesse infangare ulteriormente le statistiche di un sistema marcio fino al midollo.

Il macabro conteggio: Siamo a 33 omicidi di Stato mascherati da suicidi

Non chiamatela "tragedia". Non parlate di "gesto estremo". 
Questa è l'ennesima vittima di un sistema carcerario assassino, il 33° "suicidio" che insanguina le carceri Italiane solo in questo maledetto 2025. 
Un numero che grida vendetta, un numero che dovrebbe far tremare le fondamenta di ministeri e direzioni penitenziarie. 
Invece, assistiamo al solito, nauseante scaricabarile, alla patetica ricerca di giustificazioni che non reggono più.

Chi ha sulla coscienza questi morti? Chi, con la propria ignavia, incompetenza o, peggio, deliberata crudeltà, permette che le carceri siano mattatoi di anime invece che luoghi di (presunta) rieducazione? Questi uomini e queste donne sono stati affidati allo Stato, e lo Stato li sta uccidendo, uno ad uno.

Vallette: Simbolo di un fallimento totale e criminale

Il carcere delle Vallette, come troppi altri lager italiani, è il monumento al fallimento.

  • Mancano psicologi? È una COLPA, non una scusa. Significa lasciare i più fragili in balia di sé stessi, spingerli verso il baratro.
  • Mancano educatori? È la PROVA che della rieducazione non frega niente a nessuno. L'unico obiettivo è la repressione e l'annientamento.
  • Manca personale? È il RISULTATO di politiche scellerate che considerano i detenuti (e chi li sorveglia) carne da macello.
  • Manca ascolto? L'ascolto è negato per definizione a chi viene etichettato come "scarto della società".

Ci raccontano che il 42enne non avesse "particolari disturbi psichiatrici noti". 

Una balla colossale! O, se vera, ancora più grave: significa che un uomo considerato "normale" è stato talmente schiacciato dall'impatto con la realtà carceraria da scegliere la morte in poche ore. Cosa è successo in quella cella? Chi ha visto e ha taciuto? Chi avrebbe dovuto vigilare e non l'ha fatto?

La farsa della "Non prevedibilità" e l'omertà delle Istituzioni

La direzione del carcere, ovviamente, tace o si trincera dietro comunicati di circostanza. Fonti interne, quelle poche con un briciolo di dignità rimasta, parlano di "sistema che non regge più". 
Ma non è che non regge: è un sistema progettato per distruggere. La scusa della "non prevedibilità" del gesto è un insulto all'intelligenza e, soprattutto, alle vittime.

Il disagio psichico in carcere non è un'eccezione, è la REGOLA IMPOSTA da condizioni detentive disumane, dal sovraffollamento cronico, dall'assenza di qualsiasi prospettiva.

Ora basta: I responsabili devono rispondere alla Giustizia, quella vera!

Non si può continuare così. Ogni singolo suicidio è un omicidio colposo, se non doloso, di cui qualcuno porta la responsabilità diretta. 
È tempo che la magistratura, quella con la schiena dritta, inizi a indagare seriamente su ogni singolo caso, non come isolata tragedia, ma come parte di un disegno criminale perpetrato ai danni dei più vulnerabili.

Chi occupa poltrone Ministeriali, chi dirige dipartimenti dell'amministrazione penitenziaria, chi gestisce i singoli istituti, deve sapere che il tempo dell'impunità sta per finire. Dovranno rispondere, con nomi e cognomi, delle loro azioni e delle loro omissioni. 
Dovranno spiegare, davanti a un tribunale, perché 33 esseri umani si sono tolti la vita sotto la loro "custodia" solo nel 2025. 
Una coscienza, ammesso che esista ancora in certi palazzi, dovrebbe già averli condannati. 
Ma serve la giustizia degli uomini, quella che infligge pene severe a chi tradisce il proprio mandato e calpesta la vita umana.

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