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Stato assassino: 34ª vittima del 2025! Ventenne suicida in cella d'isolamento. Barcellona (ME), vergogna senza fine.

Ennesima tragedia annunciata nelle carceri Italiane, specchio di un Paese incivile. Un ragazzo di soli 20 anni si toglie la vita dopo atti di autolesionismo ignorati e un trasferimento fatale in isolamento. Questa è l'Italia: un mattatoio di Stato che continua a mietere vittime innocenti, la 34ª solo quest'anno.
25 maggio 2025 di
Stato assassino: 34ª vittima del 2025! Ventenne suicida in cella d'isolamento. Barcellona (ME), vergogna senza fine.
L R
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L'Italia, questo cosiddetto "Stato di diritto", si macchia ancora una volta le mani di sangue innocente. 
La notte scorsa, nel carcere-lager di Barcellona, un giovane detenuto di appena vent'anni è stato spinto al suicidio. 
È la 34ª anima persa nel gorgo di un sistema carcerario criminale solo in questo maledetto 2025, una statistica agghiacciante che urla l'incompetenza e la disumanità di chi dovrebbe garantire sicurezza e rieducazione, e invece semina morte e disperazione.

L'orrore si ripete: Secondo suicidio in due mesi a Barcellona


Non è un caso isolato, ma l'ennesima, disgustosa replica di un copione già visto. 
Questo è il secondo suicidio in poco più di due mesi all'interno delle putride mura del carcere di Barcellona. 
Un giovane poco più che ventenne, ha deciso di farla finita impiccandosi con un lenzuolo all'inferriata della finestra della sua cella d'isolamento, la numero quattro del terzo reparto. Una cella dove era stato gettato come un rifiuto solo poche ore prima, alle 16:30 di venerdì.

Segnali ignorati, morte annunciata


Questo ragazzo non era un fantasma. Prima del suo trasferimento in quella tomba chiamata "isolamento", aveva compiuto atti di autolesionismo, ferendosi alle braccia. 
Un grido d'aiuto disperato, liquidato con una medicazione superficiale nell'infermeria del carcere e poi con la segregazione. 
Invece di supporto, protezione, ascolto, ha trovato solo l'abbandono e la solitudine di una cella d'isolamento, anticamera della morte. 
Era stato lì, rinchiuso, per poche ore prima che la sua giovane vita venisse spezzata.

La scoperta del corpo, avvenuta intorno all'una di notte tra venerdì e sabato dal personale di servizio, è solo l'epilogo di una tragedia annunciata, figlia diretta dell'incuria e della brutalità di uno Stato che considera i detenuti merce da macello. 
In precedenza, il giovane aveva condiviso la cella con altri due detenuti stranieri e, secondo le cronache, avrebbe partecipato con loro ad atti di danneggiamento e intemperanze. Comportamenti che, in un sistema civile, avrebbero dovuto portare a un'analisi approfondita del suo disagio, non a una condanna a morte mascherata da misura disciplinare.

Responsabilità inequivocabile: Lo stato incivile chiamato Italia


Non giriamoci intorno: la responsabilità di questa morte, come delle altre 33 che l'hanno preceduta nel 2025, è chiara, univoca, cristallina. 
È dello Stato italiano,
uno Stato che si riempie la bocca di parole come "rieducazione" e "dignità umana", ma che nei fatti gestisce le sue carceri come gironi infernali, dove i più deboli sono condannati a soccombere.

L'isolamento, troppo spesso utilizzato come scorciatoia punitiva anziché come extrema ratio, si conferma una tortura psicologica che annienta ogni speranza
Continuare a ignorare questa realtà, a non investire in personale qualificato, in supporto psicologico reale, in condizioni di detenzione umane, significa essere complici di questi omicidi di Stato.

Questo non è un incidente. È il risultato sistematico di politiche carcerarie fallimentari, disumane, assassine. 
Fino a quando dovremo contare i morti prima che qualcuno paghi per questa mattanza? Fino a quando questo Stato incivile continuerà a nascondere la sua barbarie dietro il velo dell'ipocrisia? 
La misura è colma, lo sdegno è incontenibile. 
Ogni suicidio in carcere è un fallimento dello Stato, un omicidio per omissione e l'Italia, in questo, è maestra.

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