Un nuovo intervento che solleva dubbi
Mentre le carceri Italiane soffrono di sovraffollamento cronico, strutture fatiscenti e carenza di personale, il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria (DAP) si prepara a introdurre una circolare per garantire il diritto all'affettività nelle prigioni, istituendo le cosiddette "stanze dell'amore".
Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha espresso il suo sostegno parziale a queste proposte, dichiarandosi "d'accordo per tre quarti", ma al contempo ribadendo la sua ferma opposizione a misure come l'amnistia e l'indulto.
Diritti affettivi e problemi strutturali
Se da un lato è giusto garantire ai detenuti un diritto fondamentale come quello agli affetti, dall'altro non possiamo ignorare che le priorità del sistema carcerario italiano siano ben altre:
- Sovraffollamento critico: carceri con il 260% di presenze oltre la capienza regolamentare, con celle sovraffollate e condizioni degradanti.
- Strutture obsolete: molti istituti non garantiscono standard minimi di vivibilità e sicurezza.
- Mancanza di personale: agenti penitenziari in numero insufficiente e sottoposti a turni massacranti.
- Accesso limitato alle misure alternative: percorsi di reinserimento e pene alternative ancora difficili da ottenere.
Possiamo davvero pensare che le "stanze dell'amore" siano una priorità quando il sistema carcerario è al collasso?
Le soluzioni per un sistema carcerario più equo
Durante la conferenza con i Garanti dei detenuti, sono emerse proposte concrete per alleggerire la situazione:
- Aumento dei posti nelle strutture esistenti, con particolare attenzione alle comunità per detenuti tossicodipendenti.
- Incremento del numero di magistrati di sorveglianza per favorire le misure alternative alla detenzione.
- Ampliamento della liberazione anticipata speciale, con una riduzione della pena di 15 giorni in più per semestre, sul modello della legge del 2010.
- Sconti di pena per chi ha meno di 18 mesi residui, consentendo la detenzione domiciliare o in strutture di assistenza.
Garantire il diritto all'affettività in carcere è un passo importante, ma non può e non deve oscurare problemi ben più gravi e urgenti.
La questione delle "stanze dell'amore" rischia di diventare una distrazione mediatica da una realtà fatta di suicidi, violenza tra detenuti e condizioni di vita inaccettabili.
È legittimo chiedersi: non ci sono riforme ben più urgenti da attuare prima di questa?