La situazione nel carcere di Bergamo non è un'emergenza, è uno SCEMPIO legalizzato, una vergogna nazionale che si consuma nel silenzio complice di chi dovrebbe intervenire e invece tace, o peggio, si volta dall'altra parte.
I numeri, forniti dall'associazione Carcere e Territorio nella sua impietosa relazione di fine 2024, sono un pugno nello stomaco: su una capienza regolamentare di appena 319 posti, si trovano stipate oltre 600 persone.
Sì, avete letto bene, quasi il doppio!
Una condizione disumana che ha raggiunto un tasso di sovraffollamento del 182,8%. E la domanda sorge spontanea, rabbiosa: come è possibile che in questo disastro annunciato non sia stato ancora individuato UN SOLO RESPONSABILE?
L'inferno di via Gleno: Più che un carcere, una fabbrica di disperazione
Non si tratta di fredde statistiche, ma di vite umane gettate in un calderone di sofferenza.
La realtà quotidiana dietro quelle sbarre è un incubo: 1 suicidio, 21 tentativi di suicidio, 131 episodi di autolesionismo e 20 aggressioni al personale.
È questo il "successo" del nostro sistema penitenziario? È questa la "rieducazione" che lo Stato dovrebbe garantire? È semplicemente INACCETTABILE.
E se qualcuno avesse dubbi sulla gravità della situazione, se pensasse a esagerazioni, la verità è a portata di clic: gli Istituti sono tutti strapieni, basta cliccare qui ( https://www.liberazioneanticipata.it/sovraffollamento ) per verificare con il nostro strumento di cosa stiamo parlando!
Guardate con i vostri occhi, perché le istituzioni sembrano aver perso la vista.
Leggi assassine e silenzio colpevole: Chi ha armato la mano dell'inefficienza?
Le cause di questa catastrofe annunciata?
Secondo l'associazione Carcere e Territorio, sarebbero interventi legislativi miopi e puramente repressivi come il cosiddetto Decreto Caivano, che ha spalancato le porte del carcere a un'ondata di giovani adulti (circa 50 solo a Bergamo), senza alcuna visione a lungo termine.
E non è finita: il Decreto Sicurezza promette di peggiorare ulteriormente la situazione, con strette repressive contro le fasce più marginali della popolazione, quelle che andrebbero supportate con servizi sociali, comunità per tossicodipendenti e strutture per il disagio psichico, colpevolmente INESISTENTI o del tutto insufficienti.
Ancora una volta: chi ha voluto queste leggi senza prevederne le drammatiche conseguenze? Chi risponde politicamente e moralmente di queste scelte scellerate?
Un esercito di "scarti" umani: Il cinismo di un sistema al collasso
Analizziamo chi popola questo inferno bergamasco: circa 400 detenuti con problemi di dipendenza, spesso associati a disagio psichico.
Gli stranieri sono quasi la metà (272), e un allarmante 35% è privo di permesso di soggiorno.
Persone che, invece di trovare risposte e percorsi di recupero, vengono ammassate in condizioni che negano ogni dignità.
È questo il volto civile di un Paese che si definisce evoluto?
O è la dimostrazione di un fallimento sistemico, dove la prigione diventa una discarica sociale invece che un luogo di (teorica) riabilitazione?
Soluzioni ignorate: L'arroganza di chi potrebbe e NON FA
Le proposte per alleggerire questa pressione disumana ci sarebbero, eccome. L'associazione Carcere e Territorio le elenca chiaramente: potenziare l'accoglienza nelle comunità terapeutiche, semplificare le procedure di ammissione, sostenere finanziariamente queste strutture.
E ancora: implementare seriamente gli inserimenti lavorativi, coinvolgendo Provincia e imprese, non lasciando tutto sulle spalle del volontariato.
Ma tutto ciò richiede una collaborazione ATTIVA e RESPONSABILE della direzione del carcere, attraverso l'applicazione dell'articolo 21 sul lavoro esterno, e soprattutto della Magistratura di Sorveglianza, che dovrebbe accelerare le udienze per le misure alternative.
Invece, cosa vediamo? Immobilismo, burocrazia asfissiante, e un silenzio assordante da parte di chi detiene il potere di cambiare le cose.
Quanto ancora dovrà peggiorare la situazione prima che qualcuno si degni di ascoltare e, soprattutto, di AGIRE?
Questo scempio ha dei nomi e dei cognomi, ed è ora che vengano chiamati a rispondere delle loro omissioni e delle loro fallimentari politiche.
La pazienza è finita,
Vogliamo i responsabili.