L'orrore si ripete, ancora una volta, tra le mura infami del carcere di Poggioreale.
Un giovane detenuto algerino di soli 32 anni, Harar, ha deciso di porre fine alla sua esistenza impiccandosi nel bagno della sua cella.
Un gesto estremo, compiuto utilizzando un lenzuolo intrecciato, come raccontano con dolore e rabbia i suoi compagni di stanza.
Una corda improvvisata che diventa il simbolo tragico di una disperazione che non ha trovato ascolto, di una vita gettata via in un sistema carcerario che uccide.
Condizioni disumane: La realtà ignorata di Poggioreale
Harar era stato trasferito da Benevento solo due mesi fa.
Viveva ammassato con altri 5 detenuti in una stanza minuscola, in condizioni igienico-sanitarie definite "scarse".
Come se non bastasse, pochi giorni fa aveva ricevuto la notifica di una nuova condanna.
Un peso insostenibile, aggiunto a una quotidianità fatta di abbandono e degrado.
Lo denuncia senza mezzi termini Samuele Ciambriello, Garante campano delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, che ha raccolto le testimonianze dirette.
Quella di Harar non è una tragedia isolata, ma l'ennesimo, inaccettabile tributo di sangue a un sistema al collasso.
Carenze strutturali e umane: Un sistema che fallisce
Il Garante Ciambriello punta il dito contro le falle profonde e vergognose del sistema penitenziario.
"Dalle 19 fino alla mattina ci sono pochissimi agenti di polizia penitenziaria, a volte anche un solo agente per due piani", denuncia.
Una carenza di personale drammatica che lascia i detenuti in balia di sé stessi, senza sorveglianza adeguata, senza la possibilità di un intervento tempestivo.
Ma non è solo questione di divise.
Manca un supporto sanitario efficace, soprattutto nelle ore notturne e pomeridiane. "Va rafforzata anche nel pomeriggio e nella notte la presenza sanitaria per un pronto intervento, molte volte è questione di pochi minuti", sottolinea Ciambriello.
Minuti che possono fare la differenza tra la vita e la morte.
Numeri di una mattanza: I suicidi non sono fatalità
I numeri sono un pugno nello stomaco, la fotografia di una strage annunciata e tollerata:
- 26 suicidi dall'inizio dell'anno (siamo solo a Marzo!) nelle carceri italiane.
- 378 tentativi di suicidio sventati o falliti.
- In Campania: 2 suicidi (compreso Harar) e ben 8 tentativi solo a Poggioreale.
- Un altro suicidio in una REMS regionale.
Questi non sono semplici dati statistici.
Sono vite spezzate, famiglie distrutte, segnali inequivocabili di un malessere profondo e ignorato.
Sono il risultato diretto di "mancanza di figure sociali di ascolto, mancanza di condizioni dignitose della pena, di spazi di socialità, di attività trattamentali".
Sono il frutto avvelenato di una detenzione che significa solo chiusura in cella per 20 ore su 24.
L'Accusa alla politica e l'appello alla coesione: ora basta silenzio!
Mentre le carceri scoppiano e le persone muoiono, cosa fa la politica?
Secondo Ciambriello, "continua a proporre la costruzione di nuovi fabbricati dimentica invece di garantire condizioni dignitose della pena".
Una critica feroce a un approccio miope e disumano, che ignora l'urgenza di intervenire sull'esistente, sulla qualità della vita (o della sopravvivenza) dei detenuti.
Ma non possiamo più restare in silenzio!
È il momento che tutti i familiari dei detenuti si uniscano, facciano sentire la loro voce con forza, rabbia e dignità.
Dobbiamo pretendere risposte immediate, giustizia per chi non c'è più e un cambiamento radicale per chi è ancora dentro.
Solo uniti, compatti, solidali, possiamo sperare di fermare questa strage silenziosa e chiamare lo Stato a rispondere delle sue gravissime responsabilità.
Ogni morte in carcere è una sconfitta per tutti, una macchia indelebile sulla coscienza del Paese.
Questa morte non è solo un numero, è il simbolo di un fallimento collettivo e di uno Stato che sembra aver deliberatamente scelto di voltarsi dall'altra parte, tradendo il suo dovere primario: tutelare la vita e la dignità di ogni persona sotto la sua custodia.
Ora basta. Vogliamo giustizia. Vogliamo umanità.