ROMA, 26 marzo 2025 - Tenetevi forte: in un evento che ha tenuto con il fiato sospeso circa... nessuno, l'Aula della Camera ha respinto la mozione di sfiducia contro il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio.
Un esito tanto sorprendente quanto l'alba che sorge a Est.
Con 215 voti contrari e solo 119 a favore, la maggioranza ha dimostrato una compattezza che farebbe invidia a un blocco di granito, confermando quella regola non scritta ma ferrea: cane non morde cane, nemmeno se il cane in questione ha trasformato i giardini (le carceri, ndr) in qualcosa che assomiglia più a gironi danteschi.
La mozione, presentata dalle opposizioni (o quasi tutte) sulla scia dell'imbarazzante caso Almasri e di una gestione delle Carceri che definire "critica" è un eufemismo gentile (qualcuno ha sussurrato "camere della morte", ma forse era solo un colpo di tosse), si è infranta contro il muro di gomma della politica.
Da segnalare l'elegante pirouette di Azione, che, pur condividendo le critiche, ha preferito non partecipare al voto, forse per non rovinare la suspense (inesistente) o per non sporcarsi le mani in una partita dall'esito già timbrato.
Una mossa definita da loro stessi "perplessità sull'efficacia", tradotto: "sappiamo già come finisce, inutile fare fatica".
Il Ministro, Imperterrito e Democratico (a modo suo)
Il Ministro Nordio, visibilmente non scosso, ha accolto il verdetto con la serenità di chi sapeva già il risultato.
"Il Parlamento è sovrano", ha dichiarato con aplomb, ricordandoci che lui è un "democratico" e aderisce alle decisioni parlamentari, specialmente quando lo salvano.
E sulla riforma della giustizia, quella che secondo lui è il vero motivo di questi "attacchi sciatti e fasulli"?
Non si arretra "neanche di un centimetro".
Anzi, più gli attacchi saranno "violenti e impropri", più lui sarà determinato.
Un messaggio chiaro: potete dire quello che volete, noi andiamo avanti.
L'Opposizione Grida (nel Deserto?)
Dalle file dell'opposizione, si sono levate voci accorate e accuse precise, destinate a riecheggiare nelle aule vuote della coerenza politica.
- Il M5S, per bocca di De Raho, ha accusato Nordio di aver "violato legge e Costituzione" sul caso Almasri e di aver mentito spudoratamente all'Aula.
"Lei non è stato leale", ha tuonato, parole che probabilmente sono rimbalzate sulla solida maggioranza senza lasciare traccia. - Italia Viva, con Maria Elena Boschi, ha ribadito il concetto: Nordio deve dimettersi "perché ha mentito all'Aula".
Garantisti sì, ma fessi no, sembra essere il messaggio.
Peccato che la matematica parlamentare abbia altre priorità. - La segretaria Dem Elly Schlein ha parlato di "scelta politica" su Almasri, chiedendo conto direttamente alla Premier Meloni, la grande assente (come spesso accade, a quanto pare). "Deve dirci la verità!", ha invocato, probabilmente sperando in un'eco che non è arrivata.
La Difesa Modello "Inquisizione al Contrario"
Prima del voto, Nordio aveva respinto le critiche paragonandole ai "libelli dell'inquisizione" (un paragone ardito, bisogna ammetterlo) e insinuando che l'unico vero obiettivo fosse bloccare le sue amate riforme, come la separazione delle carriere.
Aveva persino tirato in ballo i suicidi in carcere, chiedendo sarcasticamente
"per quale numero scatta la responsabilità del Ministro?".
Una domanda che, data la situazione drammatica delle nostre prigioni, suona più agghiacciante che retorica.
E così, il sipario cala su questa farsa annunciata.
Il Ministro Nordio resta al suo posto, forte di una fiducia che sembra impermeabile a scandali, critiche feroci e, a quanto pare, anche alla realtà delle carceri Italiane.
La maggioranza ha fatto quadrato, dimostrando che la stabilità (o l'immobilismo?) viene prima di tutto.
Le opposizioni hanno fatto sentire la loro voce, ma come spesso accade, il risultato era già scritto nelle stelle... o meglio, negli accordi di partito.
La giostra continua, e le "camere della morte" restano lì, in attesa del prossimo, inevitabile, titolo di giornale.