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Dozza esplode: la guerriglia è figlia della mala gestione e del no alle misure alternative

Il caos e la violenza alla Dozza non sono incidenti, ma il risultato diretto di una gestione carceraria disastrosa e del rifiuto sistematico di concedere misure alternative.
26 marzo 2025 di
Dozza esplode: la guerriglia è figlia della mala gestione e del no alle misure alternative
L R
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BOLOGNA – Teste spaccate, mani rotte, sezioni devastate. 
Quella che viene descritta come "guerriglia" tra fazioni alla Dozza non è un fulmine a ciel sereno, ma l'inevitabile e prevedibile eruzione di violenza covata all'interno di un sistema carcerario che le Istituzioni italiane hanno colpevolmente mandato in cancrena
Ridurre tutto a una banale lite tra detenuti per la musica alta è un insulto all'intelligenza e un tentativo meschino di nascondere le vere responsabilità.

La mala gestione e il rifiuto delle alternative: benzina sul fuoco

La verità è che la Dozza, come troppe carceri Italiane, è una bomba a orologeria innescata da una gestione fallimentare
Sovraffollamento cronico, assenza totale di attività trattamentali o anche solo di distrazione (come denunciato persino dai sindacati più moderati), concentrazione di disagio senza alcun supporto reale: questo è il terreno fertile creato da un'amministrazione penitenziaria incapace e da una politica sorda
Ma la colpa più grave risiede nel rifiuto sistematico e ottuso di concedere le misure alternative alla detenzione
Migliaia di persone che potrebbero scontare la pena in modo diverso, più umano ed efficace, vengono trattenute in condizioni disumane, alimentando una tensione che DEVE, prima o poi, esplodere. 
È questa ostinazione burocratica e giudiziaria, questa mancanza di visione e coraggio, la vera responsabile della violenza.

La risposta sbagliata: repressione invece di soluzioni

E qual è la risposta dello Stato di fronte a questo disastro annunciato? 
La solita, becera e inutile invocazione alla repressione, ben rappresentata dalle dichiarazioni di chi chiede "carceri ad hoc" e "regime detentivo chiuso". 
Una logica miope, sostenuta da un Governo più interessato alla propaganda securitaria che a risolvere i problemi reali. 
Inasprire le pene, costruire più muri, isolare ulteriormente non servirà a nulla se non a gettare altra benzina sul fuoco, a rendere le carceri ancora più invivibili e pericolose, sia per i detenuti che per gli agenti costretti a lavorarci in condizioni impossibili. 
Questa non è giustizia, è pura demagogia sulla pelle delle persone.

Basta ipocrisia: serve subito un atto di clemenza e l'applicazione delle misure alternative

Solo un intervento deflattivo immediato, che riduca drasticamente il numero dei detenuti, può allentare la pressione esplosiva, restituire un minimo di ossigeno al sistema, permettere agli operatori di lavorare con un briciolo di sicurezza e, soprattutto, fermare questa spirale di violenza
Non è buonismo, è realismo
È l'unica scelta responsabile per evitare che la Dozza e le altre carceri italiane diventino teatri di massacri ancora peggiori.

La guerriglia alla Dozza è un grido d'allarme che non può più essere ignorato
È l'accusa più potente contro un sistema carcerario al collasso per precisa volontà o manifesta incapacità di chi dovrebbe gestirlo. 
Il Governo smetta di nascondersi dietro la foglia di fico della repressione e abbia il coraggio di un atto di clemenza necessario e urgente
Amnistia e indulto subito, per disinnescare la bomba e iniziare, finalmente, a parlare seriamente di come garantire una detenzione civile e Costituzionale.
 
Ogni giorno di ritardo è un giorno in cui lo Stato si rende complice di questa intollerabile barbarie.

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