L'ennesima tragedia annunciata tra le mura del carcere di Teramo assume contorni, se possibile, ancora più inquietanti.
Un medico in servizio presso la guardia medica del penitenziario di Castrogno è ora indagato per omicidio colposo in relazione alla morte di una detenuta di 44 anni, avvenuta lo scorso primo maggio.
Una "fatalità", un decesso per "cause naturali", ci viene detto.
Ma quanti ancora dovranno morire prima che si smetta di liquidare queste tragedie con formule di comodo?
Una morte evitabile? I fatti nudi e crudi
Stando alle prime, frammentarie, informazioni, la donna sarebbe deceduta per un problema cardiaco, forse un infarto.
Un esito che stride violentemente con la sua storia clinica recente.
Appena venti giorni prima, l'11 aprile, la detenuta aveva accusato malori tali da richiederne il trasporto all'ospedale Mazzini.
Da lì, però, era stata sbrigativamente dimessa con una diagnosi di bronchite.
Una bronchite? O un sintomo grave, colpevolmente sottovalutato, di una condizione ben più critica?
Le domande sono macigni, soprattutto ora che la Procura ha disposto il sequestro della cartella clinica e l'autopsia è stata definita un "accertamento irripetibile".
Un atto dovuto, certo, ma che suona come una beffa di fronte a una vita spezzata.
Il fantasma di Rita De Rosa e la scia di dubbi a Castrogno
Come non collegare questa ennesima, sospetta morte, alla straziante vicenda di Rita De Rosa, la 41enne deceduta nello stesso carcere in circostanze che, come avevamo già denunciato con forza nel nostro precedente articolo "Morte sospetta in carcere a Teramo: Rita De Rosa, 41 anni. Altro che malore, indifferenza e negligenza uccidono ancora!", gridano vendetta?
I nostri dubbi, allora come oggi, restano intatti, anzi, si rafforzano.
L'indifferenza e la negligenza sembrano essere una costante mortale all'interno di quelle mura.
Si tratta di una tragica coincidenza o di un pattern sistemico di malasanità e incuria che continua a fare vittime?
L'iscrizione del medico nel registro degli indagati è il minimo sindacale, ma non può e non deve essere un paravento dietro cui nascondere responsabilità più ampie.
La situazione del carcere di Castrogno, con il suo cronico sovraffollamento e le due ulteriori morti per malore registrate solo a marzo, dipinge un quadro desolante e inaccettabile.
Quando si inizierà a parlare seriamente di diritto alla salute negato ai detenuti?
Oltre "l'atto dovuto": Esigiamo verità e giustizia
Questa indagine non può risolversi in un nulla di fatto o in una condanna simbolica.
È necessario andare a fondo, accertare ogni singola responsabilità, dalla possibile negligenza del singolo alla responsabilità strutturale di un sistema carcerario che troppo spesso dimentica l'umanità di chi è ristretto.
La morte di questa donna, come quella di Rita De Rosa e di troppi altri, non può essere archiviata come una statistica.
Esigiamo verità, esigiamo giustizia, esigiamo un cambiamento radicale prima che un'altra vita venga sacrificata sull'altare dell'indifferenza.