BOLOGNA - Un'ombra cupa e carica di rabbia si allunga sul sistema penitenziario Italiano.
È iniziata l'operazione, tanto temuta quanto criticata, di trasferimento di giovani adulti dagli Istituti Penali Minorili (IPM) di tutta Italia al carcere per adulti della Dozza di Bologna.
Una struttura già tristemente nota per sovraffollamento, condizioni critiche e, purtroppo, molteplici tragedie.
Una scelta che suscita non solo profonda preoccupazione, ma anche rabbia cocente tra chiunque abbia a cuore i principi di rieducazione e umanità della pena.
Questa decisione, diretta e vergognosa conseguenza del famigerato Decreto Caivano, rappresenta uno schiaffo in faccia a qualsiasi logica trattamentale.
Si stanno sradicando giovani, spesso vulnerabili e con percorsi di recupero appena avviati, per gettarli in un contesto, quello della Dozza, notoriamente inadatto e pericoloso, soprattutto per chi proviene dal circuito minorile.
I primi nove ragazzi sono già stati rinchiusi nelle celle della Dozza nelle scorse ore, provenienti dal Beccaria di Milano, da Firenze e da Treviso.
Ma è solo l'inizio dell'orrore: nei prossimi giorni altri diciannove giovani adulti (tra i 21 e i 26 anni), molti dei quali stranieri non accompagnati, arriveranno da Catanzaro e Palermo.
Le autorità parlano freddamente di un obiettivo di massimo 50 persone.
Cinquanta vite il cui percorso rieducativo viene brutalmente interrotto, cinquanta ragazzi gettati in un calderone esplosivo.
La logica dietro questa operazione appare cinica e repressiva, si sacrifica il futuro di questi giovani sull'altare di una politica cieca e disumana, che ignora le possibili, anzi probabili, conseguenze nefaste.
Il trasferimento non solo sovraccaricherà ulteriormente un istituto già al collasso come la Dozza, ma comprometterà irrimediabilmente le prospettive di reinserimento sociale di questi ragazzi.
Si rischia di alimentare tensioni, violenza e disperazione, trasformando potenziali percorsi di recupero in condanne definitive all'emarginazione e alla recidiva.
Le proteste si sono levate forti, persino dagli stessi detenuti della Dozza, consapevoli dei rischi e dell'aggravamento delle condizioni di vita per tutti.
Ma il Governo tira dritto, sordo e incurante, a marce forzate verso un baratro annunciato.
Un segnale, seppur piccolo, di attenzione esterna è arrivato dalla visita a sorpresa dell'europarlamentare Ilaria Salis, un gesto che speriamo possa accendere un faro su questa situazione scandalosa.
Siamo di fronte a una scelta scellerata, dettata da una visione puramente punitiva che calpesta i diritti e le speranze.
La preoccupazione è altissima, la rabbia è palpabile.
Si sta giocando sulla pelle di ragazzi vulnerabili, in nome di un decreto che sta mostrando il suo volto più feroce e irresponsabile.
Non possiamo restare in silenzio di fronte a questo tradimento dei principi fondamentali di giustizia e umanità.