Noi di liberazioneanticipata.it, insieme al nostro instancabile staff, lo denunciamo da tempo immemore: quello che il Governo spaccia per "decreto Sicurezza" non è altro che un brutale Decreto Repressione, un bavaglio infame cucito sulla bocca del dissenso. Per questo, apprendiamo con un moto di orgoglio e speranza la notizia della manifestazione che ieri ha sfidato il potere davanti al carcere di Piazza Lanza a Catania.
Un grido di libertà che squarcia il velo dell'oppressione.
Il regime mostra i muscoli: Dispiegamento militare per soffocare la protesta
Come da copione di un regime sempre più intollerante alla critica, la risposta alla legittima protesta popolare è stata la solita, brutale ostentazione di forza. Le strade del centro di Catania, invase da circa 150 coraggiosi cittadini partiti da piazza Santa Maria di Gesù, sono state militarizzate. Forze dell’ordine in assetto antisommossa, elmetti e scudi come se si preparassero a una guerra, hanno presidiato l'area, specialmente attorno al carcere di Piazza Lanza. L'obiettivo, nemmeno troppo velato, era chiaro: intimidire, prevenire "criticità" – leggi: impedire che la voce del popolo si levasse troppo alta – e blindare la struttura carceraria, simbolo per eccellenza della repressione statale. Un imponente dispositivo di sicurezza per fronteggiare cittadini che chiedono solo il rispetto dei propri diritti: questa è la democrazia secondo l'attuale Governo.
La rabbia popolare infrange il muro del silenzio imposto
Nonostante la cappa di piombo e la presenza asfissiante delle divise, la manifestazione ha raggiunto il suo culmine simbolico proprio davanti a Piazza Lanza, luogo di sofferenza e negazione dei diritti. Inevitabilmente, la tensione, alimentata da mesi di politiche repressive e liberticide, è sfociata in momenti di vibrante agitazione. Quelli che la questura e i media asserviti si affrettano a etichettare come "facinorosi con il volto coperto" – forse cittadini costretti a proteggere la propria identità dalla schedatura di Stato – hanno acceso fumogeni, un segnale visivo di una rabbia che cova sotto la cenere. Qualche vetrina infranta: un danno materiale irrisorio se paragonato ai danni sistematici che il Decreto Repressione sta infliggendo alle libertà fondamentali di tutti noi.
Purtroppo, come spesso accade quando il dissenso viene affrontato con i manganelli anziché con l'ascolto, si è registrato il ferimento di un vigile urbano, trasportato in ospedale. Un episodio che deploriamo, ma che va inquadrato nel contesto di una tensione scientificamente alimentata dalla strategia repressiva del Governo. Quando si semina vento, si raccoglie tempesta.
La caccia all'uomo della Digos e i soliti disagi: Il prezzo della ribellione?
E mentre la Digos è già al lavoro per identificare i "responsabili" – come se la vera responsabilità non fosse di chi emana leggi che strangolano la società civile – la narrazione ufficiale si concentra sui "rallentamenti al traffico" e sui "disagi alla viabilità". Una tattica vecchia come il mondo: minimizzare la portata politica della protesta riducendola a un problema di ordine pubblico, a un fastidio per benpensanti. Ma i cittadini di Catania hanno dimostrato che c'è un limite alla sopportazione.
Noi di liberazioneanticipata.it continueremo a monitorare gli sviluppi e a denunciare con forza ogni tentativo di questo Governo di trasformare l'Italia in uno stato di polizia. La manifestazione di Catania è solo l'inizio.
La lotta contro il Decreto Repressione e contro ogni forma di autoritarismo non si fermerà.
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