La situazione nelle carceri italiane è un vero e proprio scandalo.
Sovraffollamento, degrado, suicidi e rivolte sono all’ordine del giorno in un sistema che ignora il dettato fondamentale dell’articolo 27 della Costituzione, il quale stabilisce che "le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato".
È inaccettabile che un ambiente così disumano possa continuare a esistere.
Un Sistema che Tradisce i Suoi Principi
Come si può parlare di rieducazione in un contesto dove mancano anche i requisiti minimi di civiltà?
È inconcepibile pensare a un recupero umano in un ambiente che respinge ogni forma di umanità e dignità.
Il nostro sistema penitenziario, condannato al fallimento, si trasforma in una fucina di violenza e disperazione, dove ogni giorno si commettono ingiustizie e si perpetua una spirale di criminalità e sofferenza.
La Ribellione dal Profondo: Il Gruppo della Trasgressione
In mezzo a questo caos, il professor Juri Aparo ha cercato di scuotere le fondamenta di un sistema marcio.
Attivo in carceri di massima sicurezza come Opera, Bollate e nel carcere minorile Beccaria, Aparo ha fondato il Gruppo della Trasgressione.
Dal 1997, questo gruppo indaga sull'auto-percezione dei criminali, svelando il substrato affettivo che può portare anche le persone comuni a sfociare in piccole violenze, sia contro gli altri che contro se stessi.
Una Ricerca Controcorrente
Il lavoro del gruppo mette a nudo il profondo malessere degli adolescenti, intrappolati in un rapporto disfunzionale con le proprie risorse interiori e con un mondo degli adulti incapace di guidarli.
Da oltre dieci anni, i detenuti del gruppo sperimentano il Piacere della Responsabilità, un percorso che porta il lavoro interiore direttamente nelle scuole, creando un dialogo critico e necessario tra detenuti e giovani.
Questa collaborazione è l’unica luce in fondo a un tunnel altrimenti oscuro.
Rinascita o Ulteriore Disumanità?
Il Gruppo della Trasgressione rappresenta una speranza ribelle, una chiamata a riconquistare un minimo di umanità in un sistema che ha dimenticato i suoi doveri fondamentali.
Solo attraverso una rinascita della coscienza e un profondo ripensamento delle politiche carcerarie sarà possibile contrastare efficacemente la mafia e la delinquenza, trasformando il dolore e il degrado in un autentico processo di risocializzazione.