L'ennesima, intollerabile tragedia annunciata si è consumata tra le mura fredde e indifferenti del carcere di Carinola.
Ieri mattina, un detenuto di 45 anni, originario di Sessa Aurunca, ha cercato di porre fine alla sua disperazione tagliandosi la gola con un oggetto rudimentale.
Un gesto estremo, un grido d'aiuto soffocato nel cemento di una cella che, come troppe altre, è sinonimo di abbandono.
L'intervento disperato e il ricovero d'urgenza: Una vita appesa a un filo
Erano circa le 8 quando l'allarme è scattato.
Il personale di polizia penitenziaria, anch'esso stremato da condizioni di lavoro insostenibili, e gli operatori sanitari dell'istituto sono intervenuti con la prontezza che la situazione drammatica richiedeva. L'uomo è stato soccorso e trasportato d'urgenza in ospedale: è ricoverato in gravi condizioni, anche se, fortunatamente, pare non essere in pericolo di vita.
Ma la sua vita, come quella di migliaia di altri detenuti, rimane appesa a un filo sottilissimo, quello della dignità calpestata e della speranza perduta.
Indagini interne: La solita farsa mentre il sistema crolla?
Come da copione, la direzione del carcere ha avviato un’indagine interna.
Si redigerà una "relazione dettagliata", si cercheranno "segnali premonitori".
Ma a cosa servono queste formalità di facciata quando il problema è sistemico, endemico, vergognosamente ignorato ai piani alti?
Non ci sono "circostanze esatte" da chiarire che non siano già note: le carceri Italiane sono una bomba a orologeria, e nessuno sembra volerla disinnescare.
Il silenzio assordante delle Istituzioni e l'arroganza del potere
Questo drammatico episodio non fa che riaccendere, con prepotenza, il dibattito sulle condizioni disumane delle nostre prigioni.
La gestione della salute mentale dei detenuti è una barzelletta tragica, il supporto psicologico una chimera.
Ma ciò che più indigna è l'incomprensibile, assordante silenzio delle Istituzioni. Come è possibile che, di fronte a un'escalation di violenza, autolesionismo e suicidi, si continui a far finta di niente?
E come può un Ministro della Giustizia – il garante teorico di un sistema equo –arrogarsi il diritto di dichiarare pubblicamente che tutto questo orrore non è correlato al sovraffollamento e alle conseguenti, croniche inefficienze della macchina penitenziaria?
È un insulto all'intelligenza dei cittadini e, soprattutto, uno schiaffo in faccia a chi, dietro le sbarre o in divisa, vive quotidianamente questo inferno.
Negare il legame tra il sovraffollamento bestiale, la carenza cronica di personale, la mancanza di assistenza sanitaria e psichiatrica adeguata e questi episodi è pura follia o, peggio, cinica negligenza.
Carinola: Specchio di un fallimento Nazionale
Il carcere di Carinola non è un'eccezione, ma lo specchio fedele di un fallimento nazionale.
Come innumerevoli altre strutture, soffoca sotto il peso del sovraffollamento disumano, arranca per la penuria di agenti e operatori, e offre un'assistenza sanitaria e psichiatrica che definire limitata è un eufemismo.
La notizia, come un'onda di dolore e rabbia, ha scosso la comunità di Sessa Aurunca, lasciando sgomento e una domanda martellante: perché?
Fino a quando dovremo assistere a questo stillicidio di vite spezzate o segnate per sempre prima che qualcuno si assuma la responsabilità politica e morale di questa carneficina silenziosa?
Le carceri sono lo specchio della civiltà di un Paese: e il nostro, Ministro, è uno specchio rotto.