La situazione al carcere Arginone di Ferrara non è più solo un'emergenza, è uno scandalo intollerabile, frutto di anni di colpevole inerzia e di promesse mancate da parte delle istituzioni.
I consiglieri comunali del Pd, Davide Nanni e Anna Chiappini, hanno squarciato il velo di ipocrisia presentando dati impietosi, presi direttamente dalla Corte dei Conti, che fotografano un disastro annunciato e ignorato.
Arginone: Numeri di una vergogna quotidiana e l'immobilismo delle Istituzioni
All'interno della casa circondariale "Costantino Satta", la realtà è brutale: 396 detenuti ammassati dove potrebbero trovar posto solo 244 persone.
Un sovraffollamento disumano, che supera ogni limite di decenza e legalità.
A fronteggiare questa polveriera, un corpo di polizia penitenziaria ridotto all'osso: solo 167 agenti a fronte dei 194 previsti.
E come se non bastasse, gli educatori, figure cruciali per qualsiasi parvenza di percorso rieducativo, sono appena cinque.
I dati sopra estrapolati, fanno parte del nostro nuovo strumento a giorni disponibile per tutti in un'apposita sezione del sito
Questi numeri non sono semplici statistiche: traducono l'impossibilità di gestire le emergenze, la cronica difficoltà nel garantire la sicurezza minima e la totale vanificazione degli interventi trattamentali.
Come possono Nanni e Chiappini giustamente sottolineare, la complessità di una struttura con molteplici circuiti detentivi viene resa ingestibile da questa cronica mancanza di risorse umane e spaziali.
Chi ne paga le conseguenze? I detenuti, privati di condizioni di vita dignitose, e il personale, costretto a operare in un ambiente di costante stress e pericolo.
Promesse vane e progetti fantasma: La beffa del sottosegretario Delmastro
Di fronte a questo quadro desolante, le risposte delle istituzioni sono un insulto all'intelligenza e alla pazienza dei cittadini.
Il sottosegretario con delega alle carceri, Andrea Delmastro Delle Vedove, interpellato sulla necessità di implementare il personale, ha avuto la sfrontatezza di dire: "State tranquilli". La sua panacea? Un nuovo padiglione che, forse, vedrà la luce "tra il 2026 e il 2027".
Peccato che di quest'opera si parli da un decennio, e che sia ancora arenata in fase di progettazione.
Come se non bastasse, il report della Corte dei Conti gela ogni facile entusiasmo: il costo dell'intervento, ben 15,5 milioni di euro, è "superiore alle risorse stanziate" dal Governo.
Nel frattempo, i posti da realizzare sono magicamente diminuiti: dagli originari 200 del 2014 si è passati a soli 80.
E mentre il ministro Nordio si affanna a definirla una struttura "ad alta vocazione trattamentale", la realtà è che, ad oggi, l'unica certezza è la riduzione degli spazi per le attività all'aperto dei detenuti, una beffa dopo l'altra.
L'Urgenza di Soluzioni Concrete Contro l'Ipocrisia del "Costruire Nuove Celle"
Il "costante disallineamento" tra la lentezza pachidermica dei lavori programmati e il mutare delle esigenze detentive, denunciato da Chiappini e Nanni, non ha fatto altro che aggravare il sovraffollamento nelle carceri Italiane, e l'Arginone ne è un esempio lampante.
Non è costruendo nuove celle a babbo morto che si migliora la vita dei detenuti né si risolve l'emergenza!
Servono misure immediate e strutturali, a Ferrara come in tutta Italia, per ridurre drasticamente la pressione detentiva.
È inaccettabile che non si agisca per garantire una più equa distribuzione territoriale dei ristretti e che si continui ad abusare della custodia cautelare in carcere, che dovrebbe essere l'extrema ratio, limitata a casi di oggettiva e comprovata gravità.
È tempo di implementare seriamente le forme di pena alternative alla detenzione e di assicurare il ricovero in comunità per chi soffre di disturbi mentali o tossicodipendenze, invece di abbandonarli al degrado delle celle sovraffollate.
Un appello inascoltato: Basta lasciare solo il volontariato!
Al Governo e agli enti locali non si chiedono miracoli, ma un concreto e tangibile impegno economico per sostenere i progetti trattamentali e di reinserimento sociale. Progetti che, con ammirevole dedizione, vengono portati avanti da numerose realtà di volontariato.
Realtà che, troppo spesso, vengono lasciate sole a combattere una battaglia impari.
L'inerzia e le chiacchiere non sono più tollerabili.
Il sovraffollamento all'Arginone è una macchia sulla coscienza di chi, avendo il potere e il dovere di agire, sceglie di voltarsi dall'altra parte.
È ora di pretendere risposte, azioni e, soprattutto, dignità.