La misura è colma.
Nel carcere di Lecce, borgo "San Nicola", la parola dignità sembra essere stata cancellata dal vocabolario Istituzionale.
Un esposto firmato da ben 29 detenuti squarcia il velo su una realtà che definire critica è un eufemismo: un inferno di sporcizia, sovraffollamento disumano e assistenza sanitaria vergognosamente inadeguata.
Sovraffollamento record: Una bomba a orologeria ignorata
I numeri parlano chiaro e sono impietosi: oltre 1300 detenuti ammassati in spazi concepiti per molti meno.
Il tasso di sovraffollamento sfiora un aberrante 149,5%. Una cifra che non è solo statistica, ma la fotografia di una condizione di vita insostenibile, un brodo di coltura per tensioni e malattie.
E non si tratta di percezioni isolate: chiunque voglia rendersi conto della gravità della situazione nelle carceri Italiane, e a Lecce in particolare, può consultare dati aggiornati e inoppugnabili grazie allo strumento disponibile su Clicca per consultare il nostro strumento sul sovraffollamento carcerario.
Questo strumento offre una panoramica desolante che conferma come il problema del sovraffollamento sia una piaga sistemica, una vergogna nazionale che a Lecce raggiunge picchi intollerabili.
Emergenza sanitaria: Quando la cura è un miraggio e la malattia dilaga
Le carenze sul fronte sanitario nel penitenziario leccese sono l'epicentro di una crisi umanitaria.
L'esposto dei detenuti è un atto d'accusa pesantissimo: penuria cronica di personale medico e infermieristico, una scarsa, se non nulla, attenzione alle problematiche di salute, e una scia di decessi continui che sollevano interrogativi inquietanti.
La situazione è precipitata con lo scoppio di un focolaio di tubercolosi nel reparto Infermeria, sfuggito clamorosamente ai controlli.
Dodici casi accertati tra i reclusi, due dei quali hanno necessitato di ricovero ospedaliero, altri isolati.
Il virus ha infettato persino due agenti, con il rischio concreto di una diffusione esterna, data la promiscuità inevitabile dei colloqui.
È inaccettabile che il 5 aprile siano state distribuite semplici mascherine anti-Covid, mentre i detenuti continuavano a condividere le ore d'aria senza alcuna misura di contenimento efficace.
L'infermeria: Un reparto fantasma senza tutele né risorse
Proprio il reparto Infermeria, che dovrebbe essere un luogo di cura e sollievo, è descritto come un girone dantesco.
Tre decessi recenti ne sono la tragica testimonianza.
I detenuti denunciano: "Siamo chiusi per 20 ore al giorno, e le 8 ore di apertura celle non vengono garantite".
Ma il problema più grave, che oscura persino la negazione del diritto costituzionale all'istruzione (art. 27 Cost.), è l'impossibilità di accedere a cure adeguate.
Incredibilmente, in questo reparto mancano le telecamere di sorveglianza, un dispositivo basilare per la tutela di detenuti e agenti.
I citofoni e i campanelli nelle celle sono spesso guasti, costringendo chi sta male a sperare nella solidarietà di un vicino per richiamare l'attenzione.
Una situazione esplosiva, dove persino le visite mediche, stando alla denuncia, verrebbero falsamente refertate sui diari clinici senza essere mai state eseguite.
Farmaci assenti e un presidio Medico inesistente: La farsa dell'assistenza
Si aggiunge il paradosso dell'assenza, anche per più giorni, dei farmaci prescritti.
E, ciliegina su una torta avvelenata, nel reparto infermeria manca un presidio medico-infermieristico fisso H24.
Un solo medico per 1300 detenuti, e infermieri costretti a tour de force tra più reparti. La richiesta dei detenuti, contenuta nell'esposto, è semplice e sacrosanta: la presenza fissa di un medico e di infermieri dedicati, come avviene in altri istituti.
Chiedere il minimo indispensabile è diventato un atto di ribellione.
Diritti sistematicamente violati: l'ordinamento Penitenziario messo alla berlina
L'articolo 11 dell'ordinamento penitenziario, che prevede visite mediche regolari, sembra essere lettera morta.
Questo quadro desolante non è un incidente di percorso, ma il sintomo di un fallimento sistemico dello Stato nel garantire condizioni di detenzione che rispettino la dignità umana.
La situazione del carcere di Lecce non è solo una crisi locale, ma uno scandalo nazionale che esige risposte immediate e concrete, non più rinvii o promesse vane. La dignità non può essere un optional, nemmeno dietro le sbarre.