L'ennesimo orrore dalle carceri Italiane, questa volta dal durissimo e fatiscente penitenziario della Dozza di Bologna.
Un giovane detenuto, uno degli "adulti" appena strappati da un contesto minorile e gettati in pasto a questa realtà brutale per precisa scelta politica, è arrivato al punto di cucirsi letteralmente la bocca con ago e filo.
Un atto disperato, un grido muto contro un sistema che lo sta annientando.
A squarciare il velo di omertà e indifferenza è stata, ancora una volta, la Senatrice Ilaria Cucchi (Alleanza Verdi e Sinistra), alla quale va tutta la nostra stima. Senza la sua denuncia sui social network, questo gravissimo fatto di alta inciviltà sarebbe probabilmente rimasto sepolto, come le centinaia di abusi, violenze e gesti estremi che si consumano ogni giorno dietro le sbarre, lontano dagli occhi dell'opinione pubblica anestetizzata.
Il silenzio cucito sulla bocca: Sintomo di un sistema malato
Il ragazzo, trovato dagli agenti con l'ago ancora in mano e le labbra sanguinanti, faceva parte di quel gruppo di giovani il cui trasferimento alla Dozza era stato fortemente contestato.
Sindacati di polizia penitenziaria, il garante dei detenuti Roberto Cavaliere, tutti avevano lanciato l'allarme.
Già nelle scorse settimane si era registrato almeno un tentativo di suicidio tra questi ragazzi, e ben cinque di loro avevano presentato reclamo.
Segnali ignorati., voci inascoltate.
Ma per il Governo, e in particolare per il Ministro della Giustizia Carlo Nordio, va forse tutto bene?
È questo che dobbiamo considerare "normale"?
Un ragazzo costretto a un gesto così estremo per manifestare la propria disperazione in un carcere per adulti inadatto e sovraffollato?
Sono questi i segni di civiltà che magari noi di liberazioneanticipata.it non riusciamo a comprendere?
La "civiltà" secondo Nordio: Parole vuote contro la cruda realtà
La Senatrice Cucchi centra il punto, chiamando direttamente in causa il Ministro: "Vi ricordate il ministro della Giustizia Nordio, quando poche settimane fa diceva che non sono le sue politiche ad aggravare la sofferenza nelle carceri?
Ecco, vorrei che lo andasse a spiegare alla famiglia del ragazzo [...]".
Un invito al confronto con la realtà che suona come un atto d'accusa potentissimo.
Mentre Nordio pontifica di "carceri sicure" dalle tribune mediatiche, la realtà è fatta di sovraffollamento, degrado, mancanza di personale e di supporto psicologico, e ora, di ragazzi che si cuciono la bocca.
Questa non è sicurezza, è abbandono istituzionalizzato.
È il fallimento palese di politiche che vedono nel carcere solo un luogo di punizione e afflizione, dimenticando qualsiasi barlume di umanità o percorso rieducativo.
L'appello inascoltato e la necessità di verità
"Vorrei [...] che il ministro trovasse il coraggio di raccontare la sua idea di 'carcere sicuro' non sulle prime pagine di qualche importante giornale, ma a porte chiuse, agli amici di quel ragazzo", continua Cucchi.
"Vorrei, infine, che incontrasse quel ragazzo per chiedergli scusa.
E che finalmente capisca a cosa portano le scelte del suo governo".
Parole che pesano come macigni.
Questo episodio non è un incidente isolato, ma la manifestazione estrema di un sistema carcerario al collasso, reso ancora più invivibile da scelte politiche miopi e disumane.
Il trasferimento di questi giovani adulti alla Dozza è stata una decisione criticata e pericolosa, le cui conseguenze sono ora sotto gli occhi di tutti, grazie a chi ha avuto il coraggio di non tacere.
Quanto altro orrore deve accadere prima che il Ministro Nordio e il Governo ammettano il fallimento totale delle loro politiche carcerarie e inizino a parlare di soluzioni reali anziché di retorica securitaria?