Il sistema carcerario Italiano è al collasso, e l'episodio di Bergamo ne è l'ennesima, vergognosa dimostrazione.
Mentre il Governo si vanta di misure securitarie e investimenti faraonici quanto discutibili, la realtà quotidiana nelle celle è fatta di abbandono e indigenza, al punto che persino l'Ordine degli Avvocati è costretto a organizzare collette per garantire beni di prima necessità ai detenuti.
Sapone, shampoo, magliette, spazzolini: oggetti basilari che lo Stato, evidentemente, non ritiene prioritari.
L'elemosina organizzata: Quando la carità sostituisce lo Stato fallimentare
A Bergamo, il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati, di fronte all'inerzia delle Istituzioni, ha dovuto lanciare una raccolta fondi.
L'obiettivo? Reperire beni essenziali e persino pittura per imbiancare celle sovraffollate e fatiscenti.
Sono già stati raccolti 4.000 euro, una cifra che, sebbene lodevole per l'iniziativa privata, grida vendetta se si pensa che dovrebbe essere lo Stato a garantire condizioni di detenzione dignitose.
La situazione è talmente grave che gli Avvocati stessi, dopo una visita nel carcere di via Gleno, si sono fatti carico di trasportare personalmente donazioni di shampoo e schiuma da barba.
Un'immagine potente che smaschera l'ipocrisia di un sistema che parla di sicurezza e rieducazione, ma poi abbandona gli individui al degrado più elementare.
Le priorità grottesche: 81.000€ per un posto letto dentro un container, niente per uno spazzolino
E qui emerge tutta la vergogna di questo Governo.
Mentre a Bergamo si fa l'elemosina per gli spazzolini, apprendiamo di piani per costruire nuovi posti letto in container al costo folle di 81.000 euro per posto letto. Soldi pubblici gettati al vento per soluzioni tampone inefficaci e disumane, invece di affrontare le cause strutturali del sovraffollamento.
Non basta: si decide di dotare la polizia penitenziaria di taser, uno strumento che non farà altro che innalzare il livello di tensione e violenza in ambienti già esplosivi, ignorando completamente la necessità di personale, formazione e interventi sociali.
Si stanziano poi 10 milioni di euro per rattoppare il carcere di Solliciano, una struttura ormai irrecuperabile e da demolire.
Questi sono gli investimenti del Governo: sprechi, misure repressive e interventi inutili.
Nel frattempo, come documentato a Bergamo, mancano i fondi per le forniture più elementari, costringendo cappellani e volontari a rimediare con iniziative caritatevoli.
La realtà cruda di via Gleno: Abbandono e tensione alle stelle
Il carcere di Bergamo ospita 575 detenuti in spazi previsti per 319.
Un sovraffollamento cronico che alimenta tensioni e disperazione.
Il cappellano, don Luciano Tengattini, testimonia la realtà di tanti "invisibili": non solo stranieri, ma anche molti italiani senza più legami familiari, gettati dalla strada alla cella senza nulla.
L'aiuto fornito dal cappellano e dai volontari – qualche vestito, 10 euro al mese dall'8 per mille per telefonare o comprare sigarette – è un palliativo minimo, un tentativo disperato di "stemperare le tensioni" che lo Stato dovrebbe prevenire con politiche serie, non con l'abbandono.
Il fatto che le ultime scorte significative di prodotti per l'igiene risalgano a sette anni fa, grazie a una donazione procurata dal compianto don Resmini, la dice lunga sulla negligenza sistematica.
Una "vergogna continua": Oltre Bergamo, il disastro Nazionale
Il caso di Bergamo non è isolato, ma il sintomo di una malattia cronica del sistema penitenziario Italiano, aggravata dalle scelte scellerate dell'attuale esecutivo. La mancanza di visione, l'incompetenza gestionale e le priorità distorte trasformano le carceri in polveriere pronte a esplodere, dove la dignità umana viene calpestata quotidianamente.
Affidarsi alle collette per garantire uno spazzolino a un detenuto, mentre si buttano milioni in progetti insensati, non è solo cattiva amministrazione: è una manifestazione palese di inciviltà e fallimento politico.
Questo Governo, sulla gestione delle carceri, si sta dimostrando una vergogna continua.