Non promesse ma minacce concrete: Taser e bodycam per annientare i diritti
Quando la Lega, per bocca dei suoi parlamentari Tovaglieri e Candiani, invoca Taser e bodycam come risposta a un'aggressione, non sta facendo campagna elettorale. Sta annunciando l'introduzione di strumenti di coercizione fisica e sorveglianza capillare che cambieranno radicalmente la dinamica del potere all'interno degli Istituti penitenziari.
L'obiettivo non è la "tutela" degli Agenti – lasciati soli ad affrontare condizioni insostenibili – ma soffocare sul nascere qualsiasi forma di protesta o resistenza, anche la più pacifica.
Questo si inserisce perfettamente in un quadro normativo che si sta facendo sempre più cupo.
Abbiamo già assistito a interventi legislativi, come quelli contenuti nel pacchetto Sicurezza o in decreti come quello voluto da Nordio, che hanno criminalizzato pesantemente le proteste passive dei detenuti, equiparandole di fatto ad atti di violenza.
L'introduzione di Taser e bodycam è il passo successivo, logico e terrificante, di questa escalation repressiva.
La deliberata ignoranza delle cause: Reprimere invece di risolvere
Mentre si affilano gli strumenti della repressione, le cause profonde del disastro carcerario vengono scientemente ignorate.
Il sovraffollamento disumano, la carenza cronica e drammatica di personale (sia agenti che educatori e personale sanitario), la gestione fallimentare dei detenuti con problemi psichiatrici: tutto questo viene relegato a sfondo, a problema secondario.
Citare l'alta presenza di stranieri è il solito, infame diversivo per alimentare razzismo e distogliere l'attenzione dalle responsabilità politiche.
Parlare di "nuove carceri" o "revisione delle procedure" senza un piano concreto e immediato è pura melina per prendere tempo, mentre l'unica risposta tangibile che viene messa sul tavolo è quella della forza bruta e del controllo tecnologico.
È una scelta politica precisa: reprimere i sintomi anziché curare la malattia.
Un pericolo imminente per tutti: Oggi i detenuti, domani...?
Ciò che sta avvenendo nelle carceri è un campanello d'allarme assordante per l'intera società.
Un governo che sceglie la via della repressione sistematica contro la parte più vulnerabile della popolazione sta testando strumenti e logiche che, storicamente, tendono a espandersi.
L'erosione dei diritti inizia sempre dai margini, per poi intaccare progressivamente il tessuto democratico nel suo complesso.
Le "soluzioni" proposte dalla Lega a Busto Arsizio non sono soluzioni, sono l'anticamera di un futuro più buio, dove il dissenso è equiparato a crimine e la risposta dello Stato è sempre più violenta e invasiva.
È fondamentale denunciare con forza questa deriva prima che sia troppo tardi.
La gravità della situazione non può essere sottovalutata.