Gli Avvocati della Camera Penale di Pisa, con fermezza e indignazione, intervengono nel dibattito sul sistema disciplinare, sostenendo che solo un organo realmente imparziale e privo di condizionamenti potrà porre fine a questa inaccettabile deragliazione della giustizia.
Durante un incontro a Pisa, i Penalisti hanno lanciato un severo attacco al sistema attuale, denunciando una riforma costituzionale tanto necessaria quanto rimandata.
La riforma, che mira a realizzare la figura del “giudice terzo” – un garante dei diritti dei cittadini, separato dall’accusa e dalla difesa e previsto dall’art. 111 della Costituzione – rimane ancora un’utopia.
Invece di abbracciare un cambiamento essenziale per un giudizio equo, la Magistratura si rifugia nella difesa del proprio Status, ostacolando in maniera palese un processo riformista già approvato dal Parlamento e mobilitando, con scioperi e proteste, il proprio apparato.
Documenti ufficiali hanno evidenziato la necessità di istituire due Consigli Superiori distinti – uno per i giudici e uno per i pubblici ministeri – per garantire piena indipendenza e autonomia, proteggendo così le Magistrature dai condizionamenti derivanti da una gestione centralizzata delle carriere e della disciplina.
Tuttavia, la riluttanza a mettere in discussione privilegi consolidati ha portato a una resistenza inaccettabile, tradita da manifestazioni di protesta che rivelano quanto il sistema sia diventato una roccaforte di interessi personali piuttosto che di giustizia.
La verità, ribadiscono con forza i Penalisti, è che questa riforma rappresenta l’unico passo possibile per attuare concretamente i principi fondamentali della nostra Costituzione, garantendo a ogni cittadino il diritto a essere giudicato da un giudice terzo, veramente indipendente e imparziale.
La mobilitazione popolare, espressa dalla raccolta di 72mila firme nel 2017, testimonia la determinazione dei cittadini a rifiutare le deriva ingiustificate del sistema attuale.
È altrettanto scioccante che, da quando si è persa ogni direzione, il sistema giudiziario abbia permesso che, dal 2018 ad oggi, 4920 persone siano finite in carcere per sbaglio, come se ogni abitante di un piccolo paese fosse stato arbitrariamente arrestato.
Un’intera comunità è stata punita con ingiustizie, ricevendo un misero ristoro economico e una patetica pacca sulla spalla, mentre le loro vite, famiglie e carriere sono state irrimediabilmente sconvolte.
La riforma non intende essere un semplice aggiustamento, ma una ricostituzione radicale di un sistema disciplinare libero da condizionamenti, capace di vigilare sull’operato della Magistratura e di assicurare che ogni errore abbia le sue conseguenze, come in qualunque altra professione.
Le argomentazioni messe avanti dalla magistratura, che cercano di sminuire la portata della riforma, sono un palese tentativo di difendere un sistema corrotto e prevaricante.
La nostra Costituzione non è un monolite immodificabile: l’art. 138 stabilisce chiaramente le procedure per un cambiamento necessario, e non possiamo più tollerare l’inerzia e l’opportunismo che continuano a violare i diritti fondamentali dei cittadini.