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Un Incontro che ha trasformato una vita: La storia di Claudio Bottan e Papa Francesco

Nel ricordo di Papa Francesco, scomparso di recente, ripercorriamo il percorso di riscatto di un ex detenuto che ha incontrato il Pontefice due volte e ne ha fatto il fulcro di un cambiamento profondo.
29 aprile 2025 di
Un Incontro che ha trasformato una vita: La storia di Claudio Bottan e Papa Francesco
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Il primo incontro: il Giubileo dei detenuti (2016)

Nel 2016, durante il Giubileo straordinario dedicato alle persone private della libertà, Claudio Bottan, allora recluso per reati fallimentari, fu selezionato come chierichetto per assistere alla cerimonia con Papa Francesco. 

“Mi trovavo nella terza sezione del carcere di Busto Arsizio, racconta Claudio, quando il cappellano mi propose di partecipare. 
Non riuscivo a crederci: stavo per stare accanto al Vescovo di Roma”
.

Quel giorno, l’atmosfera carica di speranza e di profonda umanità lasciò in Claudio un segno indelebile. 

“Il Papa era vicino a noi come un fratello, guardava negli occhi, sorrideva e ci chiamava per nome”, ricorda. 

Quel gesto – un Pontefice che abbraccia idealmente chi ha sbagliato e soffre – fu per Claudio la prima scintilla che riaccese in lui il desiderio di mettersi in discussione.

Il secondo incontro: udienza privata a Santa Marta (2020)

Quattro anni più tardi, nel pieno della pandemia, Claudio decise di scrivere nuovamente a Papa Francesco, per ringraziarlo e condividere i frutti di quel primo incontro. 
“Non avevo grandi speranze di risposta, ma sentivo il bisogno di dirgli che la mia vita era cambiata”, spiega Bottan.

Con sua grande sorpresa, dieci giorni dopo ricevette una telefonata da Padre Gonzalo, segretario del Santo Padre. 
L’invito fu spontaneo e privo di cerimoniali: “Tre giorni dopo mi ritrovai con Simona, la mia compagna, in un’udienza privata a Casa Santa Marta”
In quella sala raccolta, Francesco accolse Claudio e Simona con calore: “Rideva dei nostri racconti, delle nostre speranze. 
Ci ascoltava con attenzione, ci incoraggiava a portare avanti il bene, ovunque”
.

La storia di Claudio fuori dal carcere

Appena uscito dal penitenziario, Claudio si trovò davanti a un bivio: tornare a un’esistenza in cui i soldi comprano tutto, oppure scegliere la via del servizio. 
“Sono nato imprenditore, abituato a controllare persone e situazioni con il mio denaro”, ammette. 
Ma grazie all’incontro con Papa Francesco, trasformò la sua capacità di leadership in aiuto concreto: si impegnò nel volontariato, offrendo supporto legale e pratico ai compagni di detenzione più fragili, soprattutto stranieri e persone con difficoltà di alfabetizzazione.

Oggi, Claudio è vice direttore della rivista “Voci di Dentro”, un settimanale che racconta il mondo penitenziario dall’interno. 
Il suo lavoro consiste nel dare voce ai detenuti, affinché le istituzioni e la società conoscano storie di sofferenza ma anche di rinascita.

L’incontro con Simona: un legame di coraggio e speranza

Nel 2017, Claudio incontrò Simona Anedda, giornalista costretta da anni su una sedia a rotelle a causa della sclerosi multipla. 
“Volevo raccontare la sua straordinaria sfida: portare la malattia ai piedi dell’Himalaya”, spiega Claudio. 
Da quell’intervista nacque un’affinità profonda: Simona gli insegnò un’altra dimensione di libertà, fatta di determinazione e di fede nella vita
Oggi convivono a Roma e, spinti dal messaggio del Pontefice, portano le loro testimonianze nelle scuole e nelle università, per abbattere stereotipi e pregiudizi.

Il lascito di Papa Francesco

Con la recente scomparsa di Papa Francesco, Claudio riflette sull’eredità spirituale e sociale lasciata dal Pontefice. 
“Ci ha insegnato che la giustizia non può prescindere dalla misericordia, che la dignità umana è inviolabile anche quando viene meno la libertà fisica”, afferma. 
Tra i tanti gesti di attenzione verso i detenuti, il ricordo di un’estate torrida in cui il Papa inviò due gelati a ciascun carcerato rimane inciso nella memoria di molti. 
“Quello non era un semplice refrigerio: era un gesto di tenerezza, un abbraccio attraverso il freddo”, commenta Claudio.

Un impegno che continua

Oggi, Claudio e Simona hanno fatto del loro incontro con Francesco il motore di un progetto più ampio:

  • Volontariato nelle case circondariali, per offrire assistenza burocratica e sostegno psicologico.
  • Laboratori di scrittura e comunicazione, perché ogni detenuto possa raccontare la propria storia.
  • Conferenze e incontri pubblici, per promuovere una riflessione seria sul sistema penitenziario e sulle politiche di reinserimento.

“Non vogliamo spezzare la catena del bene”, conclude Claudio, riprendendo le parole del Papa: un monito a rendere ogni gesto di solidarietà un seme di speranza per chi crede di non avere più una seconda occasione.

Alla memoria di Papa Francesco

In questo momento di lutto per la Chiesa e per il mondo, le parole di Claudio Bottan – un uomo “riforgiato” dall’incontro con il Vescovo di Roma – ci ricordano che il messaggio del Pontificato non si spegne con la morte del suo successore terreno. 
Il suo invito a tendere la mano ai più fragili, a “toccare le ferite” degli ultimi, rimane una strada luminosa per tutti noi.


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