Un nuovo atto di disperazione scuote il penitenziario di Paola: il terzo suicidio in soli due mesi.
Un uomo di origine Romena, quarantenne e con gravi problemi psichiatrici, ha deciso di porre fine alla sua vita nella solitudine della sua cella, utilizzando dei pezzi di stoffa per impiccarsi.
Questo tragico evento, verificatosi nella mattinata di lunedì, evidenzia in modo inaccettabile le gravi carenze e la negligenza del sistema carcerario calabrese.
Una Crisi Senza Precedenti
La situazione in Calabria è critica: nei primi sei mesi del 2024 si sono registrati oltre 5.300 “eventi critici”, tra cui:
- 3 suicidi
- 80 tentativi di suicidio
- 225 atti di autolesionismo
- 75 aggressioni al personale penitenziario
Questi numeri, che mostrano un netto aumento rispetto all'anno precedente, dimostrano come il sovraffollamento e la mancanza di sezioni adeguate per i detenuti stiano alimentando una spirale di disperazione e violenza.
Il penitenziario di Paola, da tempo oggetto di polemiche, continua a offrire condizioni inaumane e un supporto psicologico insufficiente per chi soffre di disturbi mentali.
Indagine e Responsabilità
La Procura di Paola ha prontamente avviato un'indagine per chiarire le circostanze di questo terzo suicidio e accertare eventuali responsabilità.
Da quanto emerso, l'uomo, trovato privo di vita, si trovava isolato nella sua cella, un gesto estremo che non ha destato sospetti fino all'ultimo istante.
Questo evento riaccende il dibattito sulle storiche carenze della struttura e sulla gestione dei detenuti con problemi psichiatrici, che rimane un tabù inaccettabile nel nostro sistema penitenziario.
Il Dramma di un Sistema che Fallisce
Il terzo suicidio è un ulteriore segnale del fallimento di un sistema che, invece di garantire un ambiente di riabilitazione e sostegno, si trasforma in un luogo di sofferenza e disperazione.
In tutta Italia, le carceri stanno degenerando, e la tutela della salute mentale dei detenuti risulta costantemente negata.
Questo dramma non è un caso isolato, ma il risultato di un accumulo di negligenze che mettono a repentaglio la vita di centinaia, se non migliaia, di persone.
Un Appello al Cambiamento Immediato
È inaccettabile che, in un paese civile, si verifichino tragedie come questa.
La morte di quest’uomo riporta all’ordine del giorno il bisogno urgente di riforme strutturali nel sistema penitenziario, con un'attenzione particolare alla salute mentale dei detenuti.
Non possiamo più ignorare le gravi criticità di una gestione che, tagliando i fondamenti del supporto psicologico e lasciando il sovraffollamento incontrollato, condanna chi è già in una condizione di estrema vulnerabilità.
È tempo che le istituzioni si assumano le proprie responsabilità e intervengano immediatamente per salvare vite e ristabilire un minimo di dignità e umanità nelle carceri.