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Suicidi in Carcere: Tagli e Repressione ma dove sono le riforme vere?

Una denuncia ferma contro un governo che, aumentando le unità di polizia carceraria, ignora i tagli ai servizi essenziali per la salute mentale dei detenuti
11 marzo 2025 di
Suicidi in Carcere: Tagli e Repressione ma dove sono le riforme vere?
Ramy


Dopo 90 suicidi registrati lo scorso anno nelle carceri Italiane, il governo ha risposto aumentando il numero delle unità di polizia carceraria
Sebbene questa mossa possa tradursi in una maggiore presenza di personale all’interno delle strutture di detenzione, essa non affronta i problemi strutturali che spingono i detenuti verso gesti estremi.

Una Risposta Superficiale a una Crisi Profonda

Immaginate una città di 60.000 abitanti in cui si registrano 90 suicidi in un anno. 
La domanda sorge spontanea: il governo rafforzerà l'applicazione della legge oppure indagherà sulle cause profonde di tali tragedie?

Purtroppo, la risposta è chiara: si preferisce una soluzione repressiva piuttosto che investire nella comprensione e nella prevenzione dei fattori che alimentano la disperazione.

Tagli ai Servizi Essenziali: Un Colpo al Cuore della Riabilitazione

Il governo ha attuato tagli che colpiscono i pilastri fondamentali del sistema penitenziario, riducendo drasticamente il personale specializzato previsto dall'articolo 80:

  • Psicologi, criminologi e specialisti della salute mentale: figure che, nella struttura di Dozza, offrivano supporto con consultazioni mensili e restavano presenti fino alle 19:00.
  • Questi professionisti sono essenziali perché trasmettono un messaggio vitale: qualcuno si preoccupa veramente della salute mentale dei detenuti e non stanno semplicemente scontando una pena.

Il Vero Problema: Una Crisi Umanitaria Ignorata

Mentre il governo si limita a potenziare le forze di polizia, i tagli ai servizi di supporto psicologico stanno diminuiendo la speranza dei detenuti di uscire dal carcere con il loro benessere psicologico intatto.

  • Sostegno mancante: Senza il supporto degli specialisti, il processo di riabilitazione si basa su una mera repressione, anziché sull’introspezione e il cambiamento reale.
  • Cultura della disperazione: I detenuti, privati di un adeguato sostegno emotivo, si trovano ad affrontare le loro sfide in un ambiente che favorisce solo la violenza e l’isolamento.

Un Dibattito Che Deve Concentrare l’Attenzione

In un momento in cui l'Italia discute di guerre e grandi crisi internazionali, è inaccettabile che il discorso trascuri le questioni urgenti a portata di mano.

Non possiamo ignorare il paradosso: mentre si investe in misure di repressione, si tagliano le risorse indispensabili per salvare vite e per prevenire tragedie interne al sistema carcerario.

È tempo di una vera riforma: una politica che, invece di aumentare semplicemente le forze dell'ordine, intervenga sulle cause profonde della disperazione, ripristinando il supporto psicologico e umanizzando la pena.

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