Un'altra vita spezzata dietro le sbarre.
Un detenuto di 32 anni si è tolto la vita nel carcere di Poggioreale, Napoli (ne avevamo parlato qui).
Non è un caso isolato, ma l'ultimo tragico tassello di una mattanza inaccettabile: salgono a 26 i suicidi negli istituti penitenziari Italiani solo dall'inizio del 2025.
Di questi, ben sette sono avvenuti negli ultimi, drammatici dieci giorni.
Una spirale di morte che non accenna a fermarsi e che suscita una denuncia feroce da parte di chi vive quotidianamente l'inferno carcerario.
Lo sfogo della Polizia Penitenziaria: "Siamo stanchi di contare i morti"
A rompere il silenzio è Aldo Di Giacomo, segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria S.PP., con parole che pesano come macigni: "Gli agenti penitenziari sono stanchi di tenere il conteggio delle morti in cella e fare da necrofori".
Una dichiarazione brutale che fotografa l'esasperazione di un corpo di Polizia lasciato solo a gestire un'emergenza umanitaria.
La denuncia non risparmia nessuno e invoca "azioni, misure ed interventi efficaci e di emergenza" per fermare questa carneficina.
L'Identikit della disperazione: Giovani, stranieri, fragili
I dati confermano un quadro allarmante, quasi un identikit della disperazione:
- Età sempre più bassa: La media si è abbassata alla fascia under 35.
- Origine straniera: Il 70% dei suicidi riguarda detenuti stranieri.
- Fragilità psichica: Si registra un aumento del 40% di suicidi tra detenuti con disagio psichico, persone che, denuncia Di Giacomo, "non avrebbero dovuto trovarsi in Istituti penitenziari".
- Tossicodipendenza: Un terzo della popolazione carceraria è tossicodipendente, un fattore di vulnerabilità enorme.
- Tempistica: I suicidi avvengono spesso nelle prime settimane di detenzione o subito dopo un trasferimento, come nel caso del 32enne, a riprova della totale assenza di una presa in carico psicologica efficace sin dal momento dell'ingresso in carcere.
Pagliarelli: L'epicentro siciliano dell'emergenza carceraria
Tra gli Istituti sotto accusa, il sindacato S.PP. punta il dito con forza su alcune strutture specifiche, veri e propri buchi neri del sistema.
Tra questi, spicca drammaticamente il carcere Pagliarelli di Palermo.
Non è una menzione casuale: Di Giacomo sottolinea che ci sono carceri, proprio come il Pagliarelli, "dove i decessi dei detenuti sono più numerosi".
Questa affermazione è un allarme rosso specifico per l'istituto Palermitano, presentato come emblema di una situazione insostenibile che richiede "più celeri accertamenti sulle reali cause" e interventi immediati.
La situazione del Pagliarelli diventa così simbolo del fallimento più ampio del sistema, un luogo dove la custodia si trasforma troppo spesso in anticamera della morte. Accanto a Palermo, altre realtà critiche segnalate sono Napoli Poggioreale, Modena, Verona, Firenze Sollicciano e Foggia.
Stato assente: L'Appello inascoltato per un supporto reale
Di fronte a questa ecatombe, le richieste sono chiare e urgenti: serve un piano straordinario di supporto psicologico.
È indispensabile la presenza capillare e costante di psicologi, psichiatri, mediatori culturali e interpreti all'interno delle carceri.
La barriera linguistica e culturale, infatti, è un muro che amplifica l'isolamento e la disperazione, specialmente per i detenuti stranieri.
L'appello del sindacato riecheggia le parole del Presidente della Repubblica Mattarella, da sempre sensibile all'emergenza carceraria (ne abbiamo parlato qui).
Ma i richiami sembrano cadere nel vuoto.
La denuncia finale di Di Giacomo è impietosa: siamo di fronte a un'emergenza che "ha superato il punto limite", con uno Stato palesemente "incapace di garantire la vita delle persone che ha in custodia e la vita del personale".
Una resa che non possiamo accettare.