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Scempio prefabbricato: 32 Milioni buttati per celle disumane, il fallimento carcerario del governo Meloni

Uno spreco vergognoso di 32 milioni di euro per appena 384 posti letto in container spacciati per celle. Il governo Meloni vara il bando per i prefabbricati "modello Albania"
1 aprile 2025 di
Scempio prefabbricato: 32 Milioni buttati per celle disumane, il fallimento carcerario del governo Meloni
L R

Il governo Meloni svela il suo desolante piano per l'edilizia carceraria: container prefabbricati, spacciati per soluzioni innovative ma che ricalcano il criticato "modello Albania". 
Il commissario straordinario Marco Doglio ha ufficializzato il bando per questi nuovi padiglioni: strutture modulari in calcestruzzo standardizzato, da assemblare frettolosamente negli spazi residui di nove Istituti Penitenziari già esistenti. 
Una scelta che urla inefficienza e disumanità.

La realtà squallida delle "nuove" celle

Ogni cosiddetto "blocco di detenzione" ospiterà 24 detenuti, stipati in 6 celle da quattro posti ciascuna. 
La superficie? Appena 30 metri quadri lordi, di cui 3 occupati da un bagno minimo. Restano soli 27 metri quadri per quattro persone, quattro letti in ferro brutalmente fissati al pavimento, armadietti e un tavolo anch'esso in ferro con sgabelli incorporati e saldati a terra
Nessuna sedia, nessun comfort minimo. 
E per cucinare? I detenuti dovranno arrangiarsi con fornelli da campeggio, perché ovviamente non sono previsti neanche quelli a induzione. 
Il tutto riscaldato e raffrescato elettricamente, come si confà a strutture che sono poco più di container, con tutti i problemi di isolamento e vivibilità che ne conseguono.

Un costo esoso per una soluzione inefficace

La distribuzione geografica di questo scempio è già definita: 5 blocchi (120 posti) al Nord (Alba, Milano, Biella), 6 blocchi (144 posti) al Centro-Nord (L’Aquila, Reggio Emilia, Voghera) e 5 blocchi (120 posti) al Centro-Sud (Frosinone, Palmi, Agrigento). Il costo totale di questa operazione miope è di 32 milioni di euro per la miseria di 384 nuovi posti letto
Facendo due conti, significa 83mila euro a posto letto: un prezzo esorbitante per soluzioni temporanee, inadeguate e di bassissima qualità. 
Pubblico denaro sperperato per una risposta che non affronta minimamente la complessità del sovraffollamento.

Dettagli raccapriccianti: Il bagno con Spioncino

Il bando scende in dettagli che rivelano l'ossessione securitaria a discapito della dignità. 
Il bagno sarà dotato di uno spioncino di sicurezza apribile dall'esterno, dal lato corridoio, per il controllo costante degli agenti. 
Lavabo, wc, doccia e boiler saranno protetti da gabbie antivandalo
Il tavolo monoblocco in metallo con sgabelli incorporati è progettato per resistere a tentativi di scardinamento e fissato al pavimento con tasselli speciali. 
Ogni dettaglio trasuda sfiducia e controllo, non rieducazione.

Progettazione aberrante: Spazi illogici e sicurezza ossessiva

La contraddizione palese emerge nell'organizzazione degli spazi comuni. 
Oltre alle celle, ogni blocco avrà 6 locali "comuni" (socialità/biblioteca, colloqui, palestra, barberia/lavanderia, psicologo/educatore, agente) di esattamente 30 metri quadri ciascuno, la stessa dimensione delle celle sovraffollate. Una standardizzazione portata all'eccesso che rivela incompetenza progettuale o totale disinteresse per le reali esigenze. 
Come nota criticamente Carmelo Cantone, ex dirigente penitenziario, su "Ristretti Orizzonti", i 24 detenuti avranno a disposizione spazi di socialità irrisori (solo 30 mq), mentre locali come la sala colloqui o la postazione dell'agente godranno di una superficie sproporzionata. 
Una logica incomprensibile, se non quella del minimo sforzo e del massimo controllo.

Microcarceri regressive: Un salto indietro negli anni '80

Questi blocchi non sono semplici padiglioni, ma veri e propri microcarceri in miniatura, isolati e autosufficienti, dove le "stanze di pernottamento" sono ammassate insieme a uffici e spazi comuni minimali. 
Come sottolinea ancora Cantone, questo modello proietta un'idea di vita detentiva dove i canoni di sicurezza appaiono prevalenti, anzi assorbenti
Non c'è spazio per altro. 
L'unico sfogo previsto è un cortile di passeggio di dimensioni non specificate, che ricorda le disgraziate esperienze dei cortili costruiti negli anni ‘80
Una regressione inaccettabile.

Il giudizio degli esperti: Un "crimine architettonico"

Il progetto suscita lo sdegno anche degli addetti ai lavori più sensibili
L'architetto Cesare Burdese, esperto di spazi carcerari, non usa mezzi termini: «Questo è un crimine architettonico!»
Dopo anni di dibattiti volti ad allineare l'architettura penitenziaria ai principi della Costituzione (evidentemente ignorata), si approda a questa soluzione aberrante. 
Un fallimento su tutta la linea, avallato dal silenzio della cultura architettonica mainstream. 
Un altro passo falso, costoso e disumano, nella gestione delle carceri Italiane.

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