Countdown Manifestazione
Mancano
00gg 00h 00min
alla Manifestazione!
Passa al contenuto

Pasqua amara dietro le sbarre: Un grido che la società non vuole ascoltare

Quest'anno, la Pasqua porta con sé l'amaro sapore dell'ingiustizia e dell'oblio per gli ultimi. Un messaggio crudo dalla realtà carceraria che interpella le coscienze e denuncia l'indifferenza di una società distratta e di un Governo repressivo.
20 aprile 2025 di
Pasqua amara dietro le sbarre: Un grido che la società non vuole ascoltare
L R

In un tempo in cui la Fede celebra la Resurrezione, un miracolo di speranza per l'umanità, ci sono altre resurrezioni che sembrano condannate a non verificarsi mai. 
Non quella dei corpi, ma quella delle coscienze, dell'empatia, di una solidarietà autentica verso chi vive esistenze relegate agli inferi del dimenticatoio. 
Non può essere una Pasqua serena, né tantomeno "buona", per chi osserva il mondo da dietro le fredde sbarre, o per chi langue in un letto d'ospedale senza cure adeguate, o ancora per chi ha visto sgretolarsi ogni certezza, ogni affetto, ogni speranza.

Sono loro, gli ultimi tra gli ultimi, il nostro pane quotidiano qui a liberazioneanticipata.it. 
Uomini e donne spesso definiti semplicemente come "pregiudicati", ma che per noi sono fratelli e sorelle, la cui libertà è temporaneamente limitata (Prof. De Feo docet) – poiché nessuno, neanche lo Stato nella sua massima espressione di ferocità, può annientare del tutto l'essenza di un individuo, la sua dignità intrinseca.

La scura degli omicidi di Stato e l'ipocrisia della "morte naturale"

Questo anno è iniziato sotto il peso di una scura che si abbatte incessante sulle nostre anime: l'allarmante e crescente numero di suicidi in carcere
Noi li chiamiamo con il loro nome proprio: omicidi di Stato
Una tendenza terribilmente in ascesa, che proietta l'ombra di un anno horribilis su chi crede ancora nella vita al di là della condanna.

Ma la tragedia non si esaurisce qui. 
Accanto a questa mattanza autoinflitta, assistiamo a dati impressionanti sulle cosiddette "morti naturali". 
Un'etichetta ingannevole, perché di "naturale" c'è ben poco quando migliaia di persone affette da patologie vengono mantenute in condizioni inumane e private delle cure adeguate, portate così, scientemente, alla morte. 
Duemila anni dopo il sacrificio del Cristo, l'umanità sembra non aver imparato nulla, continuando ad accanirsi con gli ultimi, etichettando, emarginando e lasciando morire, proprio come fu fatto allora.

Lo specchio frantumato della società civile: La vostra complicità silenziosa

Oggi, mentre voi, che vi definite la "società civile", v'incamminerete verso le chiese o vi riunirete con i vostri cari, abbiate il coraggio di guardare il Crocifisso e di interrogarvi onestamente: ho fatto davvero qualcosa? 
Ho speso una sola parola a favore di questi fratelli reclusi?
La risposta, purtroppo, la conosciamo già. 
Sappiamo che avete speso non una, ma tante parole, le abbiamo sentite, le abbiamo conservate nel cuore e nella mente. 
Sono parole terrificanti, mortificanti per una specie che si fregia del titolo di "civile" e dotata di ragione.

Questo scritto non può essere, non vuole essere un messaggio di auguri nel senso tradizionale. 
Perché l'ipocrisia sarebbe insopportabile. 
Siamo tutti, in qualche modo, complici di questa mattanza, di questo delirio di massa che ci spinge a puntare il dito contro chi non ha più nulla, contro chi, spesso, è cresciuto nell'abbandono delle periferie dimenticate dallo Stato e ha visto nel reato l'unica via percorribile.

Non fermiamoci a giudicare il reato. 
Abbiate il coraggio di andare a ritroso, di indagare la provenienza, di comprendere le storie che si celano dietro quelle gesta. 
Non basta perdonare; dovremmo chiedere scusa. 
Sì, chiedere scusa, perché se oggi sono reclusi dietro fredde sbarre, la colpa è anche nostra. 
Le carceri sono il fallimento comune dell'intera società. 
È un fallimento la cattiveria di chi giudica senza conoscere, l'accanimento verso i più fragili.

Voci di speranza e l'ombra di un Governo repressivo

Fortunatamente, non siamo soli in questa battaglia di civiltà. 
Esistono voci coraggiose che si sono levate, mani che si sono tese, anche contro un Governo repressivo che ha girato la testa dall'altra parte, indifferente al grido di dolore proveniente dalle carceri. 
Pensiamo all'impegno costante di persone come l'Onorevole Roberto Giacchetti e Rita Bernardini, la cui lotta per i diritti dei detenuti è un faro di speranza. Pensiamo alla solidarietà espressa da figure come Papa Francesco, la cui vicinanza agli ultimi è un monito per tutti, e al ruolo istituzionale, pur nei limiti, del Presidente Sergio Mattarella, che ha spesso richiamato l'attenzione sulla dignità della pena. 
A loro va la nostra gratitudine per aver provato, per aver lottato.

Il peso del silenzio: Una responsabilità condivisa

E non possiamo fare gli auguri neanche ai familiari dei detenuti. 
Perché anche loro, più volte interpellati, hanno dimostrato un silenzio assordante, disertando manifestazioni e iniziative vitali per la sorte dei loro cari. 
Gran parte della responsabilità di ciò che accade ricade anche su questo silenzio. Presto, quando i vostri cari, che muoiono ogni giorno, saranno ammassati in containers, come purtroppo previsto da logiche disumane, ricordate che siete rimasti zitti, forse troppo impegnati a godervi la vostra libertà, abbandonando chi, forse, è finito lì anche per garantire, in un modo distorto, proprio quella "vita dignitosa" che voi vivete fuori. 
È fin troppo facile dimenticare.

A tutti gli altri, lanciamo un monito: il mondo, la società, così come si sta involvendo verso l'indifferenza e la ferocia, presenterà presto il conto anche a voi. Quando sarà il vostro turno, lo scenario che troverete sarà terrificante. 
Forse, ahimè, è già troppo tardi per invertire la rotta.

Ecco perché non ci sono auguri per la maggior parte di voi. 
Ci sono solo un grido di dolore, una denuncia e un appello disperato alla vostra coscienza
L'unica luce in questa oscurità, l'unica speranza e l'unica destinataria dei nostri veri auguri di cuore sono loro: fratelli e sorelle detenute
Sappiate che siamo con voi e saremo con voi, sempre.

Lo staff di liberazioneanticipata.it

Commenti