Passa al contenuto

Pagliarelli vergogna: Neonato di un mese rinchiuso! Sicilia ultima, mentre la strage di suicidi NON SI FERMA

Ancora orrore dal carcere Pagliarelli. Dopo l'ignobile notizia del 36esimo suicidio nel 2025, emerge una vergogna ancora più agghiacciante: un bimbo di appena un mese costretto a vivere dietro le sbarre con la madre. Un atto d'accusa contro un sistema disumano e istituzioni colpevolmente inerti.
30 maggio 2025 di
Pagliarelli vergogna: Neonato di un mese rinchiuso! Sicilia ultima, mentre la strage di suicidi NON SI FERMA
L R
0 48

Il carcere Pagliarelli di Palermo torna a far parlare di sé, e come ormai tragica consuetudine, lo fa nel peggiore dei modi. Se solo ieri eravamo costretti a denunciare l'inaccettabile e vergognosa notizia del 36esimo suicidio nelle carceri italiane nel 2025 – una strage di Stato perpetrata per omissione, come amaramente documentato LEGGI QUI – oggi ci troviamo di fronte a un abisso, se possibile, ancora più ignobile e raggelante.

Un neonato dietro le sbarre: L'inconcepibile realtà del Pagliarelli


Un bambino, che proprio oggi compie il suo primo, amarissimo mese di vita, è rinchiuso nel carcere Pagliarelli insieme alla madre. A lanciare l'allarme, con parole che pesano come macigni, è Pino Apprendi, garante dei detenuti della città di Palermo. 
Una realtà che grida vendetta, un pugno nello stomaco che svela l'incapacità e la crudeltà di un sistema che sacrifica persino l'innocenza più pura.

"Questa terra – tuona Apprendi – è ultima anche in questo". E come dargli torto? La scandalosa verità è che in Sicilia, regione che dovrebbe vantare civiltà e accoglienza, non esistono istituti a custodia attenuata (ICAM), strutture specificamente pensate per tutelare il benessere psico-fisico di madri detenute con figli piccoli. 
Il bambino, secondo ogni principio di umanità e diritto, dovrebbe trovarsi in un ambiente protetto, non nell'inferno di un sovraffollato istituto penitenziario.

L'indifferenza geografica della "giustizia": ICAM un miraggio lontano


Le ICAM più vicine? Un insulto alla logica e alla dignità: Lauro, in provincia di Avellino. 
Poi Venezia, Torino. Distanze siderali che trasformano un diritto in una chimera irraggiungibile. La direzione del Pagliarelli, intrappolata in questo sistema fallimentare, ha diligentemente segnalato il caso "a chi di competenza". Una formula che, di fronte a un neonato in cella, suona come una beffa amara, mentre la carneficina silenziosa nelle carceri italiane prosegue senza sosta.

La conta dei morti NON SI FERMA: 36 Suicidi e un sistema assassino


Apprendi, con la lucidità di chi conosce il dramma dall'interno, ricorda il caso dell'uomo di 44 anni che si è tolto la vita proprio a Palermo, parte di quella lista infinita di disperati che arriva ora a 36 vittime nel solo 2025
Un uomo, ci viene detto, "seguito da un'equipe", con la promessa di un posto in comunità. Promesse vane, attese infinite. Perché la fragilità di una persona schiacciata dal sistema carcerario è imprevedibile, e i tempi di attesa per qualsiasi cosa – dalla sanità, definita "impossibile", a una banale autorizzazione – sono dilatati fino a diventare intollerabili, una tortura nella tortura.

L'appello ignorato: Basta carceri, servono alternative concrete!


È tempo che il governo nazionale e quello regionale la smettano con la retorica securitaria e l'ipocrita promessa di "nuovi carceri", che servono solo ad alimentare un ciclo di disperazione e morte. 
È imperativo, come giustamente chiede Apprendi, investire e costruire luoghi alternativi: REMS (Residenze per l'Esecuzione delle Misure di Sicurezza) per chi ha problemi psichiatrici, ICAM dignitose e accessibili per madri con bambini, comunità terapeutiche vere per i tossicodipendenti.

Il silenzio colpevole delle Istituzioni Siciliane


E in questo quadro desolante, emerge un'altra vergogna tutta siciliana: da mesi, il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifaniomette di nominare il garante regionale dei detenuti
Un vuoto istituzionale che la dice lunga sull'attenzione – o meglio, sulla colpevole disattenzione – riservata a chi vive nell'ombra delle nostre prigioni. Questo silenzio, questa inerzia, sono complici di ogni singola ingiustizia, di ogni vita spezzata o rovinata.

È ora di dire basta. È ora di pretendere dignità, umanità e giustizia reale, non questo scempio.

Commenti