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Orrore nel Carcere di Foggia: Torture, complicità e l'ombra lunga di un sistema Penitenziario malato

Pestaggi brutali, referti falsificati, minacce. L'inchiesta di Foggia scoperchia l'ennesimo scandalo, ma è solo la punta dell'iceberg. Un sistema al collasso, dove leggi come il DL Nordio rischiano solo di soffocare la verità e alimentare l'impunità.
25 aprile 2025 di
Orrore nel Carcere di Foggia: Torture, complicità e l'ombra lunga di un sistema Penitenziario malato
L R

l quadro che emerge dall'inchiesta della Procura di Foggia sulla casa circondariale locale è semplicemente agghiacciante e vergognoso
Le accuse di tortura, pestaggi selvaggi ai danni di detenuti vulnerabili, tentativi sistematici di insabbiamento con la presunta complicità di Medici e persino di una Psicologa, gettano un'ombra sinistra non solo sull'istituto pugliese, ma sull'intero, fallimentare sistema carcerario Italiano.

Foggia: Cronaca di brutalità annunciata e coperture indecenti

I fatti contestati, risalenti all'agosto 2023 e supportati da video, intercettazioni e testimonianze dirette, descrivono uno scenario da incubo. 
Un detenuto invalido al 100% e con gravi disturbi psichiatrici sarebbe stato vittima di un pestaggio crudele e violento da parte di dieci agenti penitenziari, all'interno della sua cella. 
Chi agiva materialmente, chi rimaneva colpevolmente impassibile di fronte alle urla. 
Il suo compagno di cella, reo solo di aver tentato di difenderlo, avrebbe subito la stessa sorte, con colpi ripetuti al volto.

Ma l'orrore non si ferma alla violenza fisica. 
L'accusa descrive un disegno criminale volto a mascherare la verità: verbali falsificati fatti firmare con la forza o l'inganno, referti medici omertosi che negavano l'evidenza di lesioni palesi ("solo stato di agitazione"), omissioni di denuncia anche da parte di chi, come la psicologa informata dei fatti, avrebbe avuto il dovere morale e professionale di intervenire
Un castello di menzogne e complicità che coinvolge 14 persone e ben 24 capi d'imputazione, tra cui spicca la tortura aggravata dall'abuso di potere
È un tradimento totale dei principi di legalità e umanità che dovrebbero governare ogni istituto dello Stato.

Non un caso isolato: Foggia è la punta marcescente dell'iceberg

Illudersi che Foggia sia un'eccezione, un incidente isolato, è pura e colpevole ipocrisia
Questi episodi che emergono a fatica, spesso grazie al coraggio di un singolo testimone come il detenuto albanese in questo caso, non sono altro che la punta dell'iceberg di un malessere endemico e di una cultura dell'abuso che serpeggia in troppe carceri Italiane.

L'ultimo biennio è stato costellato da allarmi continui e drammatici:

  • Sovraffollamento cronico: Come denunciato ripetutamente in ogni nostro articolo, le carceri scoppiano, rendendo la vita detentiva invivibile e violando la dignità umana. 
    Un terreno fertile per tensioni e abusi.
  • Escalation di suicidi: Il numero intollerabile di detenuti che si tolgono la vita è il sintomo più tragico di un sistema incapace di offrire supporto e speranza.
  • Violenze e aggressioni: Notizie di aggressioni tra detenuti, o ai danni del personale (spesso anch'esso sotto stress e organico insufficiente), sono all'ordine del giorno.
  • Altre inchieste: Non dimentichiamo i precedenti scandali, come quello di Santa Maria Capua Vetere, o le numerose denunce che emergono da altri istituti, spesso minimizzate o insabbiate.

Foggia non è un'anomalia, è una conferma. 
La conferma di un sistema dove la tutela dei diritti umani è spesso considerata un optional e dove chi detiene il potere può sentirsi, evidentemente, al di sopra della legge.

Il DL Nordio: Un bavaglio pericoloso che favorisce l'omertà

In questo contesto disastroso, si inseriscono interventi legislativi come il cosiddetto Decreto Legge Nordio. 
Al di là delle intenzioni dichiarate, l'effetto pratico di alcune norme è quello di limitare drasticamente, se non abolire del tutto, le forme di protesta collettiva all'interno degli Istituti.

Questa non è una soluzione, è gettare benzina sul fuoco. Impedire ai detenuti di manifestare pacificamente il proprio disagio per condizioni invivibili o per presunti abusi significa:

  1. Soffocare le denunce: Rende più difficile che casi come quello di Foggia emergano, favorendo l'omertà e l'impunità di chi commette reati.
  2. Aumentare la frustrazione: La rabbia repressa non scompare, ma cerca altre vie, potenzialmente più violente, per manifestarsi.
  3. Creare una falsa calma: Nascondere i problemi sotto il tappeto non li risolve, li fa solo incancrenire.

Un provvedimento che, di fatto, rischia di rafforzare proprio quella cultura della copertura e dell'abuso che vediamo all'opera nel caso di Foggia. 
Invece di aumentare trasparenza e controlli, si sceglie la via della repressione del dissenso, un segnale politico devastante.

Giustizia dovuta ma serve una riforma radicale del sistema

L'udienza preliminare del 15 settembre a Foggia sarà un passo importante. 
È fondamentale che le responsabilità individuali vengano accertate e punite con severità, se confermate in giudizio. 
Ma non basta punire i singoli se non si interviene sulle cause strutturali che permettono a simili orrori di accadere.

Serve un cambiamento radicale: investimenti seri nell'edilizia penitenziaria, personale adeguato e formato (non solo agenti, ma educatori, psicologi, mediatori), misure alternative al carcere realmente efficaci per ridurre il sovraffollamento, meccanismi di controllo esterni e indipendenti più incisivi.

Continuare a ignorare la crisi profonda del nostro sistema carcerario, limitandosi a interventi tampone o, peggio, a misure repressive come il DL Nordio, significa condannare l'Italia a nuove, inevitabili Foggia
È un fallimento dello Stato di diritto che non possiamo più permetterci di tollerare.

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