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CPR e Carceri al collasso: Allarme tortura dal Consiglio d'Europa. Il Governo sordo ignora abusi e diritti umani

Maltrattamenti sistematici, sedazione forzata, sovraffollamento disumano: il Comitato Anti-Tortura europeo demolisce la gestione dei CPR italiani. Un atto d'accusa spietato che si somma ai richiami ignorati di CEDU, Cassazione e Consulta. Il Governo sceglie l'inerzia, voltando le spalle alla vergogna e ai diritti fondamentali calpestati.
25 aprile 2025 di
CPR e Carceri al collasso: Allarme tortura dal Consiglio d'Europa. Il Governo sordo ignora abusi e diritti umani
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L'Assordante silenzio del Governo di fronte allo scandalo CPR e Carceri

Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire
Questa vecchia metafora descrive perfettamente l'atteggiamento del Governo Italiano di fronte all'ennesimo, gravissimo allarme sulle condizioni dei Centri di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) e, più in generale, del sistema detentivo Nazionale. 
L'ultimo, devastante richiamo arriva direttamente dal Consiglio d'Europa, tramite il suo Comitato per la prevenzione della tortura (CPT), ma si aggiunge a una lunga, vergognosa scia di avvertimenti rimasti lettera morta.

Per anni, la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo (CEDU) ha condannato l'Italia per il sovraffollamento cronico delle carceri (caso Torreggiani docet) e le condizioni inumane di detenzione. 
La Corte di Cassazione ha più volte censurato pratiche illegittime. 
La Corte Costituzionale ha lanciato moniti sulla necessità di rispettare la dignità umana anche nei luoghi di privazione della libertà. 
E ora, il CPT, dopo una visita straordinaria ad aprile 2025 in quattro CPR italiani, mette nero su bianco un quadro di abusi sistematici, maltrattamenti e degrado che dovrebbe far tremare le vene ai polsi di qualsiasi esecutivo che si definisca civile. Invece, il silenzio. Un silenzio complice e assordante.

Il rapporto CPT: Un atto d'accusa brutale e inequivocabile

Il rapporto del CPT, presentato anche al Ministro della Giustizia Carlo Nordio, non usa mezzi termini. 
Descrive i CPR – strutture opache destinate al trattenimento amministrativo di stranieri – non come luoghi di attesa, ma come gironi infernali:

  • Sovraffollamento cronico che rende la vita impossibile.
  • Casi di suicidio e atti di autolesionismo disperati.
  • Condizioni igienico-sanitarie inaccettabili, indegne di un Paese Europeo.
  • Uso eccessivo e sproporzionato della forza da parte delle forze dell'ordine, spesso in risposta a tensioni esacerbate dalle condizioni stesse di detenzione.
  • Strutture fatiscenti, simili a prigioni di massima sicurezza, con grate, sbarre e "gabbie" esterne definite disumanizzanti.
  • Quasi totale assenza di attività ricreative, formative o di supporto psicologico, che lascia i trattenuti in una condizione di limbo e alienazione totali.

Queste non sono criticità isolate, ma violazioni sistematiche dei diritti fondamentali, come denuncia il CPT. Un fallimento gestionale e umano su tutta la linea.

Maltrattamenti impuniti e l'omertà del sistema

Uno degli aspetti più inquietanti sollevati dal rapporto è la gestione degli episodi di maltrattamento fisico
Il CPT ha raccolto testimonianze credibili di violenze da parte della polizia, avvenute senza che vi fosse un sistema efficace e indipendente di monitoraggio o documentazione. Peggio ancora:

  • Nessuna indagine penale risulta essere stata avviata nonostante la gravità delle accuse.
  • Le lesioni riportate dalle vittime non sono state adeguatamente registrate né certificate.

Questa è omertà istituzionale, una palese violazione degli standard internazionali che lascia gli abusi impuniti e le vittime senza giustizia. Un sistema che protegge sé stesso invece dei diritti delle persone.

Sedazione chimica e salute negata: La disumanizzazione nei CPR

Il CPR di Potenza emerge come caso emblematico di una pratica aberrante: la somministrazione diffusa e regolare di psicofarmaci senza prescrizione medica individuale
Una vera e propria sedazione chimica di massa, finalizzata non alla cura, ma al mero controllo dei comportamenti di persone esasperate da condizioni detentive intollerabili.

A questo si aggiunge:

  • Un sistema di certificazione dell'idoneità alla detenzione giudicato totalmente inadeguato, affidato a medici spesso ignari delle reali condizioni interne ai centri.
  • Una gestione catastrofica della salute mentale, basata su contenzione fisica e farmacologica invece che su percorsi psicologici e riabilitativi.
  • La colpevole inattività forzata: nonostante i contratti con i gestori privati prevedano attività, queste sono inesistenti o ridicole, lasciando le persone nell'abbandono più totale. 
    Un vuoto pneumatico che alimenta disperazione e che ha già attirato l'attenzione della magistratura su possibili irregolarità nella gestione degli appalti.

Un modello fallimentare esportato: L'ipocrisia dell'accordo con l'Albania

Di fronte a questo sfacelo certificato sul suolo nazionale, il Governo Italiano ha la sfrontatezza di voler esportare questo modello fallimentare all'estero, specificamente in Albania. 
Il CPT esprime fortissime riserve su questo accordo, mettendo in dubbio la capacità (o la volontà) dell'Italia di garantire standard minimi di tutela dei diritti umani in un contesto extraterritoriale, dopo aver fallito così miseramente in casa propria.

Le rassicurazioni generiche fornite dalle autorità Italiane sono state liquidate dal Comitato come insufficienti e non credibili
È l'apice dell'ipocrisia: perpetuare e delocalizzare un sistema che produce abusi e violazioni.

Un problema sistemico ignorato: Il Governo di fronte alle sue responsabilità

La crisi dei CPR è solo la punta dell'iceberg di un sistema detentivo Italiano al collasso
Il sovraffollamento carcerario è a livelli record, ben oltre le soglie che hanno portato alle condanne della CEDU. 
Come sottolinea il presidente del CPT, Alan Mitchell, il sovraffollamento "moltiplica i rischi, accentua le tensioni, ostacola i servizi, alimenta la violenza e mina ogni possibilità di reinserimento".

Eppure, il Governo sembra vivere su un altro pianeta. 
Ignora i dati, ignora le sentenze, ignora i richiami delle massime Corti Nazionali ed Europee, ignora persino l'ultimo, drammatico avvertimento del Consiglio d'Europa. 
Di fronte a questo disastro umanitario e al sistematico disprezzo per le regole e i diritti fondamentali, sorgono inevitabili domande sulla coerenza e sulle reali priorità di un esecutivo la cui attenzione, talvolta, sembra più concentrata sulle vicende giudiziarie che coinvolgono alcuni suoi membri che non sulla tutela della dignità umana nelle proprie strutture detentive.

L'allarme del CPT è inequivocabile. 
Continuare a ignorarlo non è solo irresponsabile, è colpevole
L'Italia non può più permettersi questa vergogna.

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