L'ennesima, intollerabile tragedia si consuma nel carcere di Bancali-Sassari.
Un detenuto è morto, soffocato dal gas di una bomboletta.
Una morte che grida vendetta e punta il dito contro un sistema irresponsabile e colpevole.
A lanciare l'allarme, ancora una volta inascoltato, è il Sindacato autonomo polizia penitenziaria (Sappe), tramite il suo delegato sardo, Antonio Cannas.
Un decesso annunciato: L'ombra della negligenza
Poco importa se si sia trattato di un gesto disperato o di uno "sballo" finito nel peggiore dei modi, come ipotizza Cannas.
Il fatto è uno solo: un uomo è morto all'interno di un istituto dello Stato (Siamo a quota 31 omicidi da inizio anno, Ndr)
Una fine atroce, causata dall'inalazione del gas contenuto in quelle bombolette che, incredibilmente, sono ancora legittimamente nelle mani dei detenuti.
Una morte annunciata, un fallimento palese della custodia e della sicurezza.
Bombolette killer: Un pericolo ignorato
Non usa mezzi termini il segretario generale del Sappe, Donato Capece: queste bombolette a gas sono strumenti di morte potenziale, una pericolosità inaudita tollerata con colpevole leggerezza.
"È ora che al posto delle pericolosissime bombolette a gas, a volte trasformate anche in ordigni contro il personale di Polizia penitenziaria, si dotino le carceri di piastre elettriche", tuona Capece.
Una richiesta di buon senso, finora caduta nel vuoto.
Quanto sangue dovrà ancora scorrere prima che qualcuno agisca?
Bancali al collasso: Aggressioni, fughe sventate e indifferenza
Ma la morte del detenuto è solo la punta dell'iceberg di una situazione allarmante e fuori controllo a Bancali.
Lo stesso Cannas denuncia un clima di degrado e insicurezza totali:
- Due aggressioni distinte a poliziotti penitenziari, (qui sarebbe corretto capire da chi o da cosa sono state innescate, Ndr)
- Un'incredibile tentata fuga, con un detenuto che ha cercato di evadere passando attraverso una rete fatiscente, la cui riparazione era stata richiesta da tempo.
Segnalazioni ignorate, come troppo spesso accade.
Detenuti e Agenti abbandonati in un cantiere
Come se non bastasse, i detenuti e gli agenti sono costretti a lavorare in condizioni invivibili.
Un cantiere perenne, tra polvere e rumori assordanti dovuti a lavori di manutenzione che si trascinano, generando disagi evidenti e criticità palesi.
Un affronto per i detenuti e la loro dignità e per chi lavora per garantire un briciolo di legalità.
L'accusa alla Politica: Silenzio assordante e passerelle mediatiche
Donato Capece non risparmia un durissimo attacco alla politica, colpevole di anni di colpevole indifferenza.
"Se n’è completamente fregata", accusa senza mezzi termini.
Il riferimento velenoso è ai parlamentari che visitarono Bancali solo per la passerella mediatica legata all'anarchico Alfredo Cospito, ignorando la drammatica realtà degli altri detenuti, i "poveracci", e le condizioni disastrose della struttura.
Una ipocrisia politica che lascia senza parole.
Lo smantellamento della sicurezza: Conseguenze letali
Questa tragedia, secondo Capece, è il frutto amaro dell'onda lunga dello smantellamento delle politiche di sicurezza attuato in passato.
Vigilanza dinamica fallimentare, regime aperto fuori controllo, assenza di personale: scelte scellerate che hanno spalancato le porte al caos.
"Smantellare la sicurezza interna delle carceri [...] ha favorito inevitabilmente gli eventi critici, che sono costanti e continui", conclude amaramente il leader del Sappe.
Il sistema è marcio dalle fondamenta, e a pagare sono le vite umane.