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MARCO D'AMBROSIO: L'ENNESIMA MORTE SOSPETTA A CASTROGNO. Dopo Rita De Rosa, il CARCERE-KILLER Colpisce Ancora. Non Chiamatela Fatalità!

Il decesso del vastese Marco D'Ambrosio nel carcere di Teramo è il quarto in tre mesi, riaccendendo i riflettori su una situazione al collasso e inquietanti similitudini con la tragica fine di Rita De Rosa. Denunciamo un sistema che uccide e pretendiamo verità: non ci fermeremo finché non emergerà.
20 maggio 2025 di
MARCO D'AMBROSIO: L'ENNESIMA MORTE SOSPETTA A CASTROGNO. Dopo Rita De Rosa, il CARCERE-KILLER Colpisce Ancora. Non Chiamatela Fatalità!
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Ancora una volta, il carcere di Castrogno a Teramo si macchia di sangue e si conferma un luogo di morte annunciata. Marco D’Ambrosio, vastese di soli 50 anni, è l'ultima vittima di un sistema carcerario che definire al collasso è un eufemismo. 
La versione ufficiale, quella che parla di un "malore improvviso" dopo colazione, come riportato dal Tgr Abruzzo, puzza lontano un miglio di già sentito, di una narrazione comoda per liquidare in fretta l'ennesima tragedia.

Noi non ci stiamo. Noi non crediamo alle fatalità quando si muore in luoghi dove la vita dovrebbe essere tutelata, seppur privata della libertà.

Castrogno: Un buco nero di diritti e vita umana

I numeri parlano chiaro e sono agghiaccianti: Marco D’Ambrosio è il quarto detenuto a perdere la vita a Castrogno dal mese di marzo
Un'ecatombe che non può essere archiviata come una sfortunata coincidenza. 
La struttura, come denunciamo da tempo, è un inferno di sovraffollamento cronico: 451 detenuti stipati in spazi pensati per 255. 
Come si può garantire un'assistenza sanitaria adeguata, monitoraggi costanti e screening preventivi in condizioni simili? La risposta è semplice: non si può. E le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.

È emblematico che D'Ambrosio, secondo le prime informazioni, non soffrisse di particolari patologie preesistenti. Un dettaglio che rende la sua morte ancora più sospetta, ancora più inaccettabile.

Il fantasma di Rita De Rosa e l'ombra della negligenza

La morte di Marco D’Ambrosio rievoca in modo sinistro e inquietante un'altra tragedia consumatasi tra le stesse mura: quella di Rita De Rosa, la detenuta 41enne di origine campana deceduta il 1° maggio
Anche per lei si parlò inizialmente di cause "naturali", ma come avevamo sospettato e denunciato fin da subito (e come riportato anche nell'approfondimento su Liberazione Anticipata nel pezzo intitolato "Castrogno carcere della morte: dopo Rita De Rosa un altro malore sospetto, è strage di Stato?"), la realtà sembra essere ben diversa. 
Sul caso di Rita è stata aperta un’indagine, e i sospetti di negligenza medica si fanno sempre più concreti.

La storia, tragicamente, sembra ripetersi. La stessa opacità, le stesse dinamiche, lo stesso tentativo di minimizzare. Siamo convinti, oggi come allora, che non si tratti di fatalità.

Non è morte naturale: pretendiamo verità e giustizia!

Lo diciamo forte e chiaro: non crediamo che la morte di Marco D'Ambrosio sia "naturale". Così come non lo era quella di Rita De Rosa. 
Siamo pronti a scommettere, purtroppo, che gli eventi che seguiranno ci daranno ancora una volta ragione.

Questo stillicidio di vite spezzate non può e non deve continuare nel silenzio o, peggio, nell'indifferenza delle istituzioni. 
Dietro ogni nome, come quello di Marco D'Ambrosio e di Rita De Rosa, c'è una storia, una famiglia, e il diritto sacrosanto alla salute e alla vita, anche dietro le sbarre.

Continueremo a vigilare, a denunciare, a fare rumore. 
Perché queste non sono semplici "morti in carcere", ma potenziali omicidi di Stato, frutto di un sistema disumano e colpevolmente negligente. 
La verità su Marco D'Ambrosio deve emergere, tutta intera.

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