Nel nuovo studio rilasciato dal Garante Nazionale, i dati relativi ai suicidi e ai decessi in carcere del 2025 dipingono un quadro drammatico e inaccettabile.
I numeri, che testimoniano una gestione clamorosamente negligente del sistema penitenziario, lasciano ben poco spazio a dubbi: sotto la guida dei responsabili, la sicurezza e la dignità dei detenuti sono sistematicamente compromesse.
Un bilancio funesto: i numeri della tragedia
Il rapporto, curato dallo staff dell’Osservatorio penitenziario (GNPL) e basato sui dati del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP), evidenzia che, nel periodo dal 1° gennaio al 24 febbraio 2025, sono stati registrati 50 decessi all’interno degli istituti:
- 11 suicidi, tutti commessi da uomini, di cui 5 detenuti italiani e 6 stranieri provenienti da differenti Paesi;
- 10 decessi per cause da accertare;
- 29 decessi per cause naturali.
L’analisi dettagliata mostra, inoltre, come il fenomeno suicidario si stia concentrando in contesti caratterizzati da un estremo sovraffollamento e una gestione carente, con numerosi istituti (ad es. Firenze “Sollicciano” e Roma “Regina Coeli”) che registrano indici di sovraffollamento ben al di sopra dei parametri di sicurezza.
Grafico 1. Andamento dei suicidi 2021–2025
Una linea rossa in costante salita evidenzia il trend allarmante, con picchi che preannunciano un aggravarsi della situazione negli anni recenti.
Grafico 2. Indice di sovraffollamento negli istituti
Il confronto tra diversi istituti mette in luce come strutture quali “Roma Regina Coeli” (185,09) e “Vigevano” (162,39) abbiano livelli di sovraffollamento inaccettabili, veri e propri focolaio di rischio suicidario.
Responsabilità istituzionali: accuse dirette e inammissibili
I dati del report non lasciano spazio a interpretazioni accomodanti.
È inaccettabile che, in un contesto in cui la tutela della vita e della salute dei detenuti dovrebbe essere una priorità assoluta, le istituzioni competenti si siano dimostrate compiacenti di fronte a situazioni di grave disagio.
I responsabili della gestione carceraria, in primis il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, vengono chiamati a rispondere per una serie di negligenze:
- Gestione negligente dei rischi psichici: I 11 suicidi registrati rappresentano solo la punta dell’iceberg di una crisi che si radica nella mancanza di interventi preventivi e di adeguati protocolli di sorveglianza.
- Sovraffollamento e condizioni disumane: Gli alti indici di sovraffollamento, evidenziati da alcuni istituti, non sono il frutto del caso, ma il risultato di politiche gestionali inefficaci e di una totale indifferenza nei confronti delle condizioni di vita dei detenuti.
- Assenza di interventi tempestivi: Le evidenze di atti di autolesionismo e di altri eventi critici, come testimoniano i numeri preoccupanti dei tentativi di suicidio e degli atti di aggressione, sono un chiaro segnale della mancata implementazione di misure di supporto psicologico e di prevenzione.
Questa situazione, che si ripercuote quotidianamente sulla vita di centinaia di detenuti, è il risultato di una gestione incompetente e di una politica carceraria che, pur conoscendo il rischio, ha scelto l’indifferenza e la passività.
È un vero e proprio atto di tradimento nei confronti di chi, in carcere, si trova in uno stato di vulnerabilità estrema.
Un sistema al collasso: le conseguenze di una gestione fallimentare
Le gravi carenze organizzative e gestionali, unite a una burocrazia opprimente, hanno reso possibile il verificarsi di eventi tragici e inaspettati.
Le strutture penitenziarie, progettate per essere luoghi di rieducazione e sicurezza, sono diventate teatri di disperazione e violenza, dove l’assenza di un adeguato supporto psichiatrico e il continuo deteriorarsi delle condizioni di vita alimentano una spirale mortale.
I dati raccolti mostrano chiaramente che i decessi per cause da accertare e per cause naturali non possono essere considerati eventi isolati, ma parte integrante di un sistema che fallisce nel suo compito basilare: garantire la tutela della vita.
La mancata azione tempestiva e l’inerzia degli amministratori sono responsabilità inaccettabili che devono essere oggetto di indagine e sanzioni concrete.
Un appello per il cambiamento
Di fronte a un quadro così drammatico, è doveroso chiedersi come sia possibile che, nel 2025, il sistema penitenziario continui a essere governato da logiche burocratiche e da una gestione negligente.
I responsabili, che dovrebbero essere i garanti della sicurezza e della legalità, si sono dimostrati incapaci di prevenire tragedie che potevano ed avrebbero dovuto essere evitate.
È imperativo che vengano adottate misure urgenti e strutturali per riformare il sistema, garantire adeguati interventi di supporto psicologico, e, soprattutto, porre fine a una gestione che alimenta sofferenza e disperazione.
Le autorità devono rendere conto delle proprie inadempienze e rispondere, non solo sul piano morale, ma anche giuridico, per ogni singolo fallimento che ha condotto a questa catastrofe umanitaria.
Il presente articolo intende essere un grido d’allarme contro un sistema che, attraverso la sua inefficienza e il disprezzo per la vita umana, ha fallito nel proteggere chi ne aveva più bisogno.
È tempo di agire, di chiedere giustizia e di non lasciare che la tragedia continui a ripetersi.
Fonti: Studio “Focus suicidi e decessi in carcere anno 2025 – Aggiornamento 24 febbraio 2025” del Garante Nazionale che alleghiamo al presente articolo
Clicca per aprire o scaricare lo studio rilasciato dal Garante Nazionale.