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Gianluca Cazzato: Morto in cella a Lecce. L'ennesima vittima annunciata di un sistema assassino!

Gianluca Cazzato, 51enne con problemi psichiatrici, trovato senza vita nel carcere di Lecce. Mentre la Procura apre la solita inchiesta di facciata, noi denunciamo: le carceri non sono ospedali, sono mattatoi! Quanti altri dovranno morire prima che qualcuno paghi?
29 maggio 2025 di
Gianluca Cazzato: Morto in cella a Lecce. L'ennesima vittima annunciata di un sistema assassino!
L R
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La notizia è l'ennesimo pugno nello stomaco, l'ennesima conferma di un sistema carcerario al collasso, un sistema che uccide: Gianluca Cazzato, 51 anni, di Taviano, è stato trovato morto venerdì 23 maggio nella sua cella nel penitenziario di Borgo "San Nicola" a Lecce. 
Un copione tragicamente già visto, soprattutto quando la vittima è un soggetto con fragilità psichiatriche, abbandonato a un destino segnato.

Un malato psichiatrico In carcere: Ma stiamo scherzando?


Cazzato era un uomo malato psichiatrico, in cura farmacologica. Viene da chiedersi, con rabbia e sdegno: cosa ci faceva un malato psichiatrico in un carcere? 
Lo abbiamo urlato mille volte, e lo ribadiamo con ancora più forza oggi: le carceri NON sono ospedali! Sono luoghi di sofferenza, sovraffollamento e disumanizzazione, assolutamente inadatti ad accogliere chi necessita di cure e supporto psicologico.

Affidato ai servizi sociali, Cazzato si trovava ai domiciliari, ma a quanto pare non avrebbe rispettato le prescrizioni, collezionando la cifra record di 35 evasioni – forse un disperato grido d'aiuto, un tentativo di fuggire da una condizione insostenibile? 
Per queste "colpe", il tribunale di sorveglianza di Lecce, con una freddezza burocratica che fa rabbrividire, gli ha revocato l'affidamento il 12 aprile, rispedendolo dritto in quella gabbia che poi si è rivelata la sua tomba.

REMS e centri clinici: Le tombe legalizzate dei detenuti


E non vengano a parlarci delle REMS o dei fantomatici centri clinici. Queste strutture, troppo spesso, si rivelano ancora peggio delle carceri, veri e propri lazzaretti dove i diritti umani vengono calpestati e dove ogni speranza di recupero viene soffocata. 
Sono, come abbiamo sempre denunciato noi di liberazioneanticipata.it, la tomba di ogni essere umano detenuto che abbia la sfortuna di finirci dentro.

L'inchiesta di facciata: Già sappiamo come finirà


Ora, come da prassi ipocrita, la Procura di Lecce, con il pm Maria Vallefuoco, ha aperto un fascicolo d’inchiesta per omicidio colposo e disposto l'autopsia. 
Un "atto dovuto", dicono. Ma noi non ci facciamo illusioni. Come annunciamo oggi, quasi fosse un tragico presagio che si ripete puntualmente, si scoprirà che la morte di Gianluca Cazzato sarà attribuibile o a una negligenza medica o a qualcosa di ancora più grave.

L'articolo originale riporta che il detenuto "non soffriva di patologie particolari" e "non aveva manifestato malesseri". Affermazioni che stridono con la sua condizione di malato psichiatrico sotto terapia farmacologica e che suonano come un tentativo di minimizzare, di lavarsi le mani. L'inchiesta dovrà "chiarire" se i soccorsi siano stati tempestivi. Ma chi controllerà i controllori?

Una strage silenziosa: I numeri della vergogna


La morte di Gianluca Cazzato non è un caso isolato. È l'ultimo tassello di un mosaico di orrore. Parliamo di 35 morti suicidi accertati in questi primi mesi del 2024 e di altre centinaia di detenuti morti per "cause naturali" che di naturale non hanno assolutamente nulla! Sono morti causate dall'incuria, dalla mancanza di assistenza, dalla disperazione.

Siete semplicemente degli ASSASSINI!


Non ci sono altre parole. Chi gestisce questo sistema, chi permette che persone come Gianluca Cazzato vengano trattate come scarti umani, chi ignora le grida d'allarme, chi si volta dall'altra parte, ha le mani sporche di sangue. 
Siete semplicemente, e lo urliamo con tutta la nostra forza, DEGLI ASSASSINI!

La morte di Gianluca Cazzato è un'accusa diretta a uno Stato che fallisce miseramente nel suo compito di tutela, anche nei confronti di chi ha sbagliato. 
Continueremo a denunciare, a lottare, perché questa mattanza deve finire.

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