Detenzione femminile: un’esistenza nell’ombra delle sbarre
Cresce il numero delle donne detenute, ma il sistema carcerario sembra ignorarle.
Luoghi di reclusione sempre più affollati, strutture inadeguate e un isolamento che pesa più delle sbarre: per molte detenute, il carcere non è solo privazione della libertà, ma anche l’abbandono da parte di una società che non sa accoglierle.
Se gli uomini possono contare spesso su una rete di supporto – madri, mogli, compagne che portano pacchi e affetto – per le donne la solitudine è il primo e costante compagno di cella.
Nel Messinese, ad esempio, si registra una sola detenuta, un’anomalia che evidenzia come le strutture siano pensate per gli uomini e non per le esigenze femminili.
Nel quotidiano delle carceri femminili, il cortile d’aria diventa il riflesso di una comunità forzata: corpi vicini, mani che si intrecciano, capelli lunghi e corti che si sfiorano come i vestiti appesi alle grate.
È lì che la colpa pesa più della pena, insinuandosi nelle menti più dei freddi muri di cemento.
L’assistenza tra compagne di cella diventa sopravvivenza: c’è chi si prende cura del corpo, chi offre un orecchio attento, chi aiuta a colmare la distanza con i figli lasciati fuori.
Perché le richieste ai Tribunali di sorveglianza parlano chiaro: più di ogni altra cosa, queste donne cercano di non perdere il legame con i loro bambini.
Eppure, tra il verde e il rosa delle tende che filtrano la luce nelle carceri di Lecce, tra le sfumature delle sale colloqui dipinte con scene di vita che sembrano appartenere a un altro mondo, si nasconde la dura realtà.
Per alcune, la detenzione è segnata da un futuro ancora più incerto: quelle accusate di far parte di associazioni a delinquere vengono confinate nei circuiti di alta sicurezza, dove il tempo si ferma e la solitudine diventa una sentenza aggiuntiva.
Mentre il carcere femminile continua a essere un universo dimenticato, il numero delle detenute cresce.
Ma chi si occupa di loro?
Chi garantisce loro percorsi di reinserimento?
Senza risposte adeguate, la società non solo punisce, ma abbandona perdendo di fatto un pezzo della propria umanità.
Donne dietro le sbarre: solitudine, colpa e resistenza nelle carceri Italiane