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Censura brutale a Ivrea: Soffocata la Fenice, imbavagliati i detenuti!

Il giornale del carcere 'La Fenice' è stato chiuso con pretesti tecnici risibili. La verità? Raccontava il degrado e dava voce a chi l'Istituzione vuole muto
1 aprile 2025 di
Censura brutale a Ivrea: Soffocata la Fenice, imbavagliati i detenuti!
L R

Altro che perplessità! 
Qui si grida allo scandalo, all'indignazione più profonda. 
Nel carcere di Ivrea, un atto di censura odioso e inaccettabile ha spento 'La Fenice', il giornale scritto dai detenuti. 
Non si tratta di un semplice incidente tecnico, come vorrebbe farci credere la direzione, ma di un'operazione deliberata per imbavagliare chi osava raccontare la squallida realtà dietro le sbarre.

La patetica scusa dei "motivi tecnici" contro la cruda verità

Da novembre 2024, 'La Fenice' non esiste più. 
La direttrice, Alessia Aguglia, si trincera dietro fantomatici "motivi tecnici", "verifiche" che puzzano di pretesto lontano un miglio. 
La verità, quella che fa male al potere, è un'altra: il giornale dava fastidio. Terribilmente fastidio. Perché? Perché pubblicava articoli che denunciavano il degrado, le celle ammuffite, le grate arrugginite, l'acqua calda che è un miraggio, i letti sfondati. 
Descriveva l'invivibilità di spazi che dovrebbero essere di espiazione e recupero, non di annientamento della dignità umana.

Questi non erano attacchi gratuiti, ma testimonianze dirette, scritte da chi quella realtà la vive sulla propria pelle. 
Parole firmate, inizialmente, poi nemmeno quello: un primo, subdolo tentativo di spersonalizzare, di negare persino l'identità a chi scriveva. 
Ma la verità è ostinata, e anche anonima continuava a emergere, mettendo a nudo le ipocrisie di un'istituzione che si racconta efficiente e rieducativa, mentre nei fatti soffoca ogni critica.

Volontari espulsi, voci zittite: Il metodo è chiaro

E non si sono fermati al giornale. 
Hanno chiuso la redazione, annullato gli incontri, sequestrato i computer. 
Hanno sbattuto la porta in faccia ai volontari dell'associazione Rosse Torri, colpevoli solo di voler dare un microfono a chi non ne ha. 
È un disegno preciso: isolare, silenziare, controllare. 
Francesco Lo Piccolo, direttore di 'Voci di dentro', lo denuncia senza mezzi termini: i detenuti sono trattati come "reati che camminano", privati di voce e diritti. 
E chi prova a restituirglieli diventa un nemico da eliminare.

Un copione infame che si ripete: Ivrea non è un caso isolato

Illudersi che Ivrea sia un'eccezione è da ingenui o da complici. 
Questo squallido copione si è già visto a Lodi, a Rebibbia, a Trento. 
Sempre la stessa storia: giornali interni che diventano "scomodi" vengono soppressi, i volontari dichiarati "non graditi", argomenti proibiti, articoli sottoposti a censura preventiva
È la prova di una malattia sistemica, di un'intolleranza cronica alla trasparenza e alla libertà di pensiero dentro le mura carcerarie.

La Costituzione usata come carta straccia

Si riempiono la bocca con la Costituzione, citando articoli a convenienza. 
Ma poi calpestano senza ritegno l'Articolo 21, che sancisce la libertà di espressione per TUTTI, e svuotano di significato l'Articolo 27, che parla di rieducazione
Quale rieducazione può esserci nel silenzio imposto, nella negazione della possibilità di riflettere, comunicare, raccontarsi? 
Scrivere, in carcere, non è un lusso: è resistenza, è un grido per non sprofondare nell'oblio, per restare umani. 
Ecco perché 'La Fenice' faceva così paura: era vera.

Un atto ignobile che rivela la paura del potere

Chiudere 'La Fenice' non è stato un errore amministrativo. 
È stato un atto ignobile, un segnale gravissimo che tradisce la paura di un sistema che non sopporta il confronto, che esige obbedienza cieca e silenzio
È l'emblema di un'Italia che si professa garantista a parole, ma nei fatti imbavaglia proprio chi avrebbe più bisogno di parlare.

Non possiamo accettarlo. 
Negare la parola a chi è recluso significa negare la possibilità stessa di un cambiamento, di un riscatto autentico, come ammoniva Sandro Pertini
Finché ci sarà desiderio di verità e giustizia, lo spirito de 'La Fenice' non morirà. Risorgerà, più forte della censura e dell'arroganza del potere. 
La verità, prima o poi, trova sempre una crepa nel muro del silenzio.

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