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Carceri nel Lazio: un'emergenza umanitaria ignorata dalle istituzioni

Suicidi, sovraffollamento e carenza di personale: il fallimento dello Stato nei penitenziari di Roma e del Lazio
3 marzo 2025 di
Carceri nel Lazio: un'emergenza umanitaria ignorata dalle istituzioni
L R
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Le carceri del Lazio sono allo stremo. 
Sovraffollamento insostenibile, personale carente e una drammatica escalation di suicidi dipingono un quadro di abbandono e indifferenza da parte delle istituzioni. 
Al 25 febbraio 2025, il tasso di affollamento ha raggiunto il 145%, un dato allarmante che supera persino la media nazionale del 132%. 
Ma la politica resta immobile, mentre i detenuti muoiono nell'ombra.

Sovraffollamento: numeri da emergenza, soluzioni inesistenti

Secondo il rapporto presentato dalla Conferenza nazionale dei Garanti territoriali delle persone private della libertà, nel Lazio 6.702 persone sono stipate in strutture inadeguate, con celle sovraffollate e spesso prive di servizi igienici
Una situazione esplosiva, denunciata dal Garante dei detenuti della Regione Lazio, Stefano Anastasìa:

"In alcuni istituti la condizione è disumana. Serve un intervento immediato con misure alternative alla detenzione".

Eppure, le richieste di un'amnistia e un indulto, che potrebbero liberare 15.000 detenuti, restano inascoltate
Nel frattempo, anche l’Istituto Penale per Minorenni di Casal del Marmo è al collasso: i detenuti sono raddoppiati dal 2020, passando da 35 a 67
Una situazione che la Garante Valentina Calderone definisce "insostenibile e pericolosa".

Personale ridotto all’osso: agenti allo stremo, diritti negati

Come se il sovraffollamento non bastasse, la carenza di personale rende impossibile garantire la sicurezza e il reinserimento sociale dei detenuti
Nel Lazio mancano 636 unità tra agenti penitenziari ed educatori
Nel carcere di Rebibbia il deficit è di 137 agenti, a Regina Coeli ne mancano 129, rendendo impossibile il normale svolgimento delle attività trattamentali.

"Regina Coeli e Casal del Marmo vivono una crisi senza precedenti, in cui anche i diritti basilari vengono calpestati", denuncia Calderone.

Suicidi dietro le sbarre: quando la prigione diventa una condanna a morte

Il carcere di Regina Coeli detiene un macabro primato: 15 suicidi dal 2020 a febbraio 2025
Numeri che urlano disperazione. 
L’isolamento, la privazione di diritti e il degrado strutturale creano un mix letale che porta troppi detenuti a togliersi la vita.

"Le istituzioni sanno che le persone si suicidano nelle celle, ma nulla cambia. È come se queste vite non avessero valore", afferma con amarezza il Garante Anastasìa.

Il problema è strutturale: manca personale, mancano risorse, ma soprattutto manca la volontà politica di affrontare questa emergenza
La prevenzione del suicidio diventa impossibile in un sistema che non offre alternative se non la disperazione.

Il silenzio della politica: fino a quando?

I Garanti propongono soluzioni chiare: un numero chiuso nei penitenziari, più personale, e misure alternative alla detenzione
Ma il governo resta sordo, ignorando una crisi che si consuma ogni giorno nelle celle.

Ogni numero in questo rapporto rappresenta una vita, un volto, una storia. 
Fino a quando lo Stato continuerà a voltarsi dall’altra parte?

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