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Carceri Italiane: Il fallimento annunciato tra suicidi, sovraffollamento e cinismo politico

Mentre il sistema penitenziario Italiano implode sotto il peso di sovraffollamento, suicidi e condizioni disumane, la politica risponde con promesse vuote e soluzioni inadeguate.
8 aprile 2025 di
Carceri Italiane: Il fallimento annunciato tra suicidi, sovraffollamento e cinismo politico
L R

Il sistema carcerario Italiano non è solo in crisi, è in uno stato di collasso conclamato, una tragedia che si consuma quotidianamente nell'indifferenza della politica e sotto gli occhi di un'opinione pubblica spesso distratta. 
Nonostante gli appelli disperati e le analisi lucide, come quella dei Garanti territoriali, la situazione peggiora, alimentata da scelte politiche miopi e da un immobilismo colpevole ai vertici del Ministero della Giustizia.

L'allarme inascoltato dei Garanti: Proposte cadute nel vuoto

Già a maggio 2024, la Conferenza nazionale dei Garanti territoriali lanciava un grido d'allarme con l'appello "Indignarsi non basta più!"
Un documento lucido che metteva nero su bianco l'urgenza di intervenire. Le loro richieste erano chiare e concrete:

  1. Misure deflattive immediate contro il sovraffollamento.
  2. Interventi urgenti per migliorare le condizioni detentive, ormai invivibili.
  3. Attenuazione della controversa circolare sul riordino della media sicurezza.
  4. Garanzia del diritto all'affettività, anche tramite più telefonate e videochiamate.

Come sottolineava il portavoce Samuele Ciambriello, servono misure alternative per pene brevi, progetti di inclusione, supporto psicologico e psichiatrico, mediatori culturali. 
Proposte di buonsenso, mirate a disinnescare una bomba sociale e sanitaria. 
Ma la risposta della politica? 
Assordante silenzio e pochezza di visione.

Il bollettino di guerra: Suicidi e morti dimenticate

I numeri sono impietosi e raccontano una strage silenziosa. 
Dall'inizio dell'anno, si contano già decine di suicidi (noi di liberazioneanticipata.it ne abbiamo contati 28, ma il dato è in costante aggiornamento) e numerosi decessi per cause da accertare o "naturali", spesso riconducibili alle condizioni disastrose e al sovraffollamento cronico
Cifre che fanno eco alle parole del Presidente Mattarella sulla necessità di condizioni "decorose per un Paese civile", parole che sembrano rimaste lettera morta.

Ogni suicidio, come quello recente del giovane a Poggioreale o di Francesca Brandoli a Milano, non è solo una tragedia individuale, ma un atto d'accusa contro un sistema che annienta la speranza e viola sistematicamente la dignità umana. 
Come evidenziato da Ciambriello dopo il suicidio a Poggioreale, la carenza di personale (agenti, sanitari, educatori) soprattutto nelle ore notturne rende impossibile un intervento tempestivo, trasformando le celle in trappole mortali.

La risposta del Ministro Nordio: Promesse mancate e cinismo politico

Di fronte a questa ecatombe, la reazione del Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, appare imbarazzante e contraddittoria
Se da un lato si dice "d'accordo per tre quarti" con i Garanti, dall'altro ribadisce fermamente la sua contrarietà a qualsiasi forma di clemenza o misura deflattiva strutturale ("amnistia, indulto e qualsiasi forma di indulgenza lineare"). 
Un atteggiamento che rasenta il cinismo, considerando la gravità della situazione.

Le promesse fatte all'inizio del suo mandato, come l'aumento delle telefonate per i detenuti ("ogni suicidio è una mia sconfitta"), si sono rivelate fumo negli occhi
A distanza di tempo, le telefonate non sono aumentate significativamente e i suicidi continuano a un ritmo allarmante. 
La "sconfitta" sembra essere diventata un'abitudine tollerata. 
L'unica timida apertura riguarda le "stanze dell'amore", un provvedimento marginale rispetto all'emergenza in atto.

Peggio ancora, mentre le carceri scoppiano, il Governo e il Ministro Nordio rispondono con decreti che aumentano le pene e introducono nuovi reati, gettando benzina sul fuoco del sovraffollamento e dimostrando una totale scollatura dalla realtà
Un "decreto carceri" definito "vuoto" dagli stessi operatori aggrava il quadro di un esecutivo più interessato alla repressione che a soluzioni reali.

"Soluzioni" inadeguate: I container della vergogna a costi folli

L'ultima trovata del Ministero per affrontare l'emergenza è un piano da 32 milioni di euro per installare moduli prefabbricati, volgarmente detti "container", in nove Istituti. Un'operazione che aggiungerà appena 384 posti letto, una goccia nell'oceano rispetto agli oltre 10.000 detenuti in eccesso (62.165 presenze per 51.323 posti regolamentari, molti inagibili).

Il dato più scandaloso è il costo: 83.333 euro per ogni singolo posto letto in un prefabbricato! 
Una cifra esorbitante, paragonabile all'acquisto di un piccolo appartamento, per una soluzione temporanea e insufficiente che non intacca minimamente il tasso di sovraffollamento (che resterebbe al 132%) e non affronta le cause strutturali del problema. 
Un vero spreco di denaro pubblico per un intervento che non sarà operativo prima del 2026.

La radice del problema: Una politica penale fallimentare e incostituzionale

Il cuore del problema risiede in una filosofia politica regressiva e vendicativa, lontana anni luce dal principio costituzionale della finalità rieducativa della pena (Art. 27). L'ossessione per la "certezza della pena", declinata come "buttiamo via la chiave", ignora che il sovraffollamento e le condizioni disumane rendono la pena stessa incostituzionale e criminogena.

Le proposte di legge di Fratelli d'Italia per stravolgere l'Art. 27, firmate dai vertici del partito, confermano questa deriva illiberale
Il sovraffollamento e i suicidi diventano così "effetti collaterali" accettabili di una politica penale basata sulla repressione fine a se stessa, anziché sulla prevenzione e sul recupero.

Paradossalmente, lo stesso Nordio nel 2010 denunciava la demagogia e le norme contraddittorie che portavano al sovraffollamento
Oggi, da Ministro, sembra aver dimenticato quelle analisi, trincerandosi dietro l'impraticabilità politica di misure come l'amnistia (resa difficile dalla riforma del 1992), senza però percorrere altre strade possibili come il potenziamento delle misure alternative, la liberazione anticipata speciale (proposta Giachetti) o investimenti seri sulla giustizia riparativa.

Conseguenze disumane: Detenuti e personale al limite

Questo fallimento sistemico ha conseguenze devastanti non solo sui detenuti, costretti a vivere in condizioni "disumane e degradanti" (come definito dalla CEDU), ma anche sul personale penitenziario
Agenti, educatori, medici operano in condizioni illegali, sotto organico, esposti a stress e rischi costanti, in vere e proprie "polveriere di disperazione". 
Lo Stato tradisce così non solo i reclusi, ma anche i propri servitori.

La responsabilità è esclusivamente politica

Il rifiuto ostinato di adottare misure deflattive, la promozione di "soluzioni" ridicole e costose come i container, l'aumento continuo delle pene senza logica: tutto concorre a creare un sistema crudele, inefficiente e pericoloso. 
Ignorare il grido di dolore che si leva dalle celle e dai corridoi degli Istituti penitenziari non è solo un errore politico, è una grave violazione dei diritti umani fondamentali e un tradimento dei valori fondanti della nostra Repubblica. 
Il tempo delle scuse è finito, la responsabilità è chiara.

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