Malasanità, Sovraffollamento e Suicidi: La Vergogna delle Carceri Calabresi
Le carceri italiane stanno vivendo una crisi senza precedenti, e la Calabria rappresenta un caso emblematico di questo fallimento istituzionale.
Sovraffollamento, malasanità, condizioni di disagio estremo e un tasso allarmante di suicidi fanno delle strutture detentive un vero e proprio inferno di Stato.
Secondo l’ultimo rapporto dell’Osservatorio Penitenziario del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà, nel solo 2024 si sono registrati 246 decessi nelle carceri italiane, di cui 90 per suicidio.
Tra questi, 5 sono avvenuti in Calabria, regione che continua a distinguersi per la sua totale incapacità di garantire i diritti fondamentali ai detenuti.
Siano: Il Carcere con il Maggior Numero di Tentativi di Suicidio in Italia
La casa circondariale di Siano a Catanzaro detiene un record tragico: il maggior numero di tentativi di suicidio tra i detenuti.
Un dato che fotografa perfettamente lo stato di disperazione assoluta che permea gli istituti penitenziari calabresi.
Eppure, il governo continua a voltarsi dall’altra parte, ignorando una crisi umanitaria che sta assumendo proporzioni sempre più drammatiche.
Suicidi a Catena: Due Morti in 24 Ore nel Carcere di Paola
L'anno 2025 è iniziato nel peggiore dei modi per le carceri calabresi.
Tra il 7 e l’8 gennaio, due detenuti della casa circondariale di Paola si sono tolti la vita in circostanze drammatiche:
- Un uomo tunisino di 40 anni si è impiccato nella cella d’isolamento durante la notte.
- Un impiegato amministrativo italiano di 48 anni, residente a Lauria ma detenuto nel penitenziario, si è suicidato nella palestra comune la mattina successiva.
Due vite spezzate, due tragedie che avrebbero potuto essere evitate se lo Stato garantisse condizioni di detenzione dignitose e un minimo supporto psicologico ai reclusi.
Ma nel sistema penitenziario italiano, la vita di chi è dietro le sbarre sembra non avere alcun valore.
Il Disastro delle Strutture Penitenziarie Calabresi
La Calabria conta:
- 10 case circondariali
- 2 case di reclusione (Rossano e Laureana di Borrello)
- 2 REMS (Santa Sofia d’Epiro e Girifalco, per l’esecuzione delle misure di sicurezza)
- 1 Istituto Penale per Minorenni (IPM) a Catanzaro
Eppure, queste strutture versano in condizioni indegne di un paese civile. Il sovraffollamento medio delle carceri calabresi ha raggiunto il 133%, un dato superiore alla già critica media nazionale.
A denunciare la gravità della situazione è l’Associazione Antigone, che nell’ultimo anno ha visitato quasi tutti gli istituti penitenziari della regione.
Malasanità: Nessun Medico Vuole Lavorare in Carcere
Oltre al sovraffollamento, una delle principali emergenze riguarda l’assenza di assistenza sanitaria.
La referente di Antigone Calabria, Perla Arianna Allegri, denuncia una carenza cronica di medici, molti dei quali rifiutano di lavorare nelle carceri a causa delle condizioni proibitive.
“I pochi medici in servizio sono allo stremo, costretti a sopperire alle assenze dei colleghi e a lavorare in condizioni impossibili”, afferma Allegri.
Questa situazione si traduce in ritardi nei soccorsi, diagnosi inesistenti, assenza di cure per malattie croniche e una totale impossibilità di gestire emergenze psichiatriche. I detenuti malati vengono abbandonati a sé stessi, in balia di un sistema che sembra volerli cancellare dalla società.
Un’Urgenza Ignorata: Quando la Giustizia Diventa Tortura
Di fronte a questa emergenza umanitaria, lo Stato tace.
Le istituzioni fingono di non vedere, lasciando che i detenuti muoiano tra le sbarre, vittime di un sistema che dovrebbe garantire loro riabilitazione, non condanne a morte lente.
Ma fino a quando si potrà continuare a ignorare questa strage silenziosa?
Quanto ancora dovremo aspettare prima che la politica prenda coscienza di questa vergogna nazionale?
La giustizia non può essere vendetta, e il carcere non può essere un lager.
È tempo che lo Stato si assuma le sue responsabilità e metta fine a questa disumanità legalizzata.