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Bollate, nuova evasione e il caso De Maria: Sotto attacco il lavoro esterno dei detenuti?

Dopo la tragica vicenda legata a Emanuele De Maria, una nuova mancata rientro scuote il carcere di Bollate. L'episodio riaccende il dibattito sulle pene alternative, mentre si levano voci critiche sulla strumentalizzazione degli eventi e sullo stato reale delle carceri italiane.
28 maggio 2025 di
Bollate, nuova evasione e il caso De Maria: Sotto attacco il lavoro esterno dei detenuti?
L R
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Un nuovo episodio ha riacceso i riflettori sul carcere di Bollate, nella provincia di Milano, sollevando interrogativi sulla gestione delle pene alternative e rievocando, a distanza di poche settimane, la tragica vicenda che ha visto protagonista Emanuele De Maria.

La protagonista di quest'ultimo evento è una detenuta di 55 anni, attualmente in carcere per reati gravi tra cui rapina a mano armata, furto aggravato e violazione della legge sulle armi. La donna non ha fatto rientro nell'istituto al termine di un permesso di lavoro esterno. A segnalare l'accaduto è stato il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (SAPPE), che ha immediatamente avviato le operazioni di ricerca.

L'ombra tragica del caso Emanuele De Maria


Questo episodio non può essere disconnesso dal contesto recente. Solo due settimane prima, un altro evento aveva scosso l'opinione pubblica: l'allontanamento di Emanuele De Maria, un detenuto che, durante un permesso, è stato coinvolto in un tragico episodio conclusosi con un omicidio (l'accoltellamento di un collega fuori dall'Hotel Berna) e il suo successivo suicidio.

Quanto accaduto ha innescato un'aspra critica che ha visto mettere in discussione il diritto dei detenuti di lavorare all'esterno, una misura volta a favorire la reintegrazione sociale. Questa reazione è stata definita da alcuni osservatori come una "logica a dir poco vergognosa", che rischia di penalizzare migliaia di detenuti che beneficiano correttamente di percorsi riabilitativi, focalizzando l'attenzione solo sui rari casi di insuccesso.

Bollate: Carcere modello sotto attacco?


In questo contesto di tensione, la nuova evasione dalla struttura di Bollate viene vista da alcune voci critiche non solo come un incidente di sicurezza, ma anche come un elemento che contribuisce a peggiorare la nomea dell'unico carcere che, secondo queste prospettive, "ha un minimo di dignità".

L'immagine di "porte girevoli", suggerita da alcuni titoli, metterebbe ingiustamente in discussione un modello penitenziario orientato alla riabilitazione e all'apertura, basato proprio sul lavoro esterno e sulle misure alternative, che rappresenta un'eccezione positiva nel panorama carcerario italiano.

Sicurezza, pene alternative e la posizione del SAPPE


Dal fronte sindacale, in particolare dal SAPPE, si sottolinea la gravità dell'episodio e si invocano misure di sicurezza più rigorose e una revisione delle pene alternative
Matteo Savino, vicesegretario regionale del SAPPE, ha confermato l'allerta del personale per rintracciare la donna.

Il segretario generale Donato Capece ha espresso preoccupazione per quello che definisce un "progressivo smantellamento delle politiche di sicurezza", che comprometterebbe l'efficacia dei controlli. L'analisi del SAPPE pone l'accento sulla necessità che le misure di lavoro esterno, pur utili per la reintegrazione, vengano attuate con maggiore attenzione e rigore, evitando applicazioni automatiche che non valutino adeguatamente il profilo di rischio dei detenuti.

Oltre l'evasione: Lo stato reale delle carceri Italiane e la dignità dei detenuti


Tuttavia, un coro di voci, spesso meno ascoltate nel dibattito pubblico, sposta l'attenzione dalla singola evasione alle problematiche sistemiche del sistema penitenziario italiano. Questi critici si chiedono perché non venga dato pari risalto alle "vergogne e allo stato delle carceri italiane", alle condizioni disumane in cui migliaia di persone sono costrette a vivere, tra sovraffollamento, mancanza di risorse e strutture fatiscenti.

Si richiama con forza il principio che anche chi ha commesso reati mantiene la pari dignità di "un qualsiasi cittadino libero" e merita un sistema che punti realmente alla riabilitazione e al rispetto dei diritti umani fondamentali, piuttosto che concentrarsi esclusivamente sugli incidenti di sicurezza o strumentalizzare singoli casi per attaccare le poche realtà che cercano di promuovere un percorso riabilitativo efficace, come Bollate.

La nuova evasione da Bollate, nel contesto del recente caso De Maria, mette in luce la complessità del dibattito sulla sicurezza carceraria e sulle pene alternative. 
Mentre la necessità di garantire la sicurezza è indubbia, molti sottolineano come la discussione non debba limitarsi ai singoli episodi, ma affrontare le criticità strutturali del sistema penitenziario e riaffermare il valore della dignità umana per tutti i detenuti, lavorando per un sistema che sia realmente riabilitativo e non meramente punitivo.

Voi cosa ne pensate ? 

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