L'ennesima, intollerabile tragedia annunciata si consuma dietro le sbarre.
Francesca Brandoli, 50 anni, detenuta nel carcere di Bollate, ha deciso di porre fine alla sua esistenza impiccandosi.
Una morte che non è solo un dramma personale, ma l'ultimo, agghiacciante sintomo di un sistema carcerario al collasso, incapace di garantire la minima tutela alla vita umana.
La sua morte porta a 27 il numero dei suicidi nelle carceri Italiane solo dall'inizio di questo drammatico 2025: una cifra che dovrebbe scuotere le coscienze, ma che sembra perdersi nel silenzio assordante delle istituzioni.
Un'altra vita spezzata dietro le sbarre: L'ergastolo e l'ombra del dubbio
Francesca Brandoli stava scontando una condanna all'ergastolo, confermata in via definitiva nel 2010, per l'omicidio dell'ex marito, Cristian Cavaletti, avvenuto nel 2006 a Reggiolo.
Un delitto terribile, legato all'affidamento dei figli, per il quale Brandoli – che secondo l'accusa agì con un ex amante, anch'egli condannato all'ergastolo – si è sempre dichiarata innocente.
Una battaglia per la verità portata avanti per anni, infrantasi contro il muro della pena perpetua.
Questo macigno giudiziario, unito alla durezza della detenzione, aveva già lasciato cicatrici profonde.
Non si può ignorare che la donna avesse già tentato il suicidio nel 2009, nel carcere della Dozza a Bologna.
Un segnale d'allarme drammatico, un grido d'aiuto rimasto evidentemente inascoltato o sottovalutato.
Chi doveva vigilare? Chi doveva intervenire?
Segnali ignorati? Un sistema incapace di ascoltare
La vita di Francesca Brandoli in carcere è stata complessa: il matrimonio (e successivo divorzio) con un altro detenuto conosciuto alla Dozza, Luca Zambelli, condannato per l'omicidio della moglie.
Persino un'esperienza lavorativa esterna, durante Expo 2015, mentre era reclusa a San Vittore, prima del trasferimento a Bollate.
Fatti che raccontano di una persona che, nonostante tutto, cercava forse spiragli in un'esistenza segnata dalla reclusione.
Ma questi episodi non possono e non devono mascherare la cruda realtà: un altro essere umano si è tolto la vita sotto la responsabilità dello Stato.
Il carcere di Bollate, spesso citato come "modello", si rivela oggi teatro dell'ennesimo fallimento.
27 Suicidi nel 2025: Un'emergenza Nazionale inascoltata
La morte di Francesca Brandoli non è un caso isolato.
È la 27esima vittima di suicidio nelle carceri italiane dall'inizio del 2025.
Un dato spaventoso che configura una vera e propria emergenza nazionale.
Di fronte a questa strage continua, le domande sorgono spontanee e cariche di rabbia: quali sono le reali condizioni di detenzione?
Quanto pesa il sovraffollamento?
Esiste un supporto psicologico adeguato ed efficace?
O siamo di fronte a una colpevole indifferenza istituzionale verso vite considerate "di scarto"?
Il suicidio di Francesca Brandoli è un atto d'accusa potentissimo contro un sistema che non funziona, che uccide la speranza prima ancora di togliere la libertà.
È ora di pretendere risposte concrete e individuare le precise responsabilità di chi permette che queste tragedie continuino a ripetersi con una frequenza intollerabile.