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Allarme rosso diritti: Il Governo svela ( ancora una volta ) il suo volto malvagio con norme disumane

Il Prof. Luigi Manconi lancia un grido d'allarme che noi di liberazioneanticipata.it condividiamo senza riserve: le nuove norme non sono semplice repressione, ma manifestazioni di una "malvagità" governativa che calpesta la dignità umana. Un'analisi impietosa di un decreto che segna un'epoca buia per i diritti fondamentali nel nostro Paese.
1 giugno 2025 di
Allarme rosso diritti: Il Governo svela ( ancora una volta ) il suo volto malvagio con norme disumane
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Il tessuto democratico del nostro Paese è sotto attacco, e le parole del Prof. Luigi Manconi, stimato docente di Sociologia dei fenomeni politici e presidente di A Buon Diritto, risuonano come un campanello d'allarme che nessuno può più ignorare. Come liberazioneanticipata.it, non possiamo che condividere e amplificare la sua lucida e terrificante analisi: le recenti misure legislative non sono un semplice inasprimento delle pene, ma l'espressione di una deliberata "malvagità" governativa
Una crudeltà che si insinua nelle pieghe della legge, colpendo al cuore la soggettività e i diritti più elementari.

La denuncia del Prof. Manconi: Oltre la repressione, la malvagità di Stato


Il Prof. Manconi non usa mezzi termini. Di fronte a provvedimenti che toccano intimamente la vita delle persone, specialmente quelle più vulnerabili come i detenuti, emerge un concetto che scardina le tradizionali analisi giuridiche: la malvagità
Non si tratta più solo di norme repressive o di un legittimo anelito alla sicurezza, ma di una postura statale ostile, aggressiva, quasi efferata
Una deriva pericolosissima, ben rappresentata dalle agghiaccianti dichiarazioni di figure istituzionali che arrivano a teorizzare il piacere nel "bloccare il respiro" a chi è sotto la custodia dello Stato.

Questa inquietante deriva, secondo l'analisi del Professore, si palesa in modo emblematico attraverso tre esempi specifici, che noi di liberazioneanticipata.it riteniamo cruciali per comprendere la gravità della situazione.

1. Detenuti: Soffocare ogni spiraglio di emancipazione

Il primo, gravissimo, esempio riguarda la popolazione carceraria. Una nuova norma, scritta in un linguaggio volutamente ambiguo e contorto, arriva a sanzionare penalmente persino la resistenza passiva
Questo è un attacco diretto a un fondamentale strumento di emancipazione per i detenuti, un modo per esprimere dissenso senza ricorrere alla violenza – quella stessa violenza che le istituzioni dovrebbero mirare a sradicare.

Invece di incoraggiare percorsi di consapevolezza e dialogo, si sceglie la via della mortificazione e della regressione forzata. Si colpisce un processo di affrancamento, dimostrando un'ottusa volontà punitiva che, paradossalmente, mina la stessa sicurezza all'interno degli istituti penitenziari. 
La vera tutela per gli agenti di polizia penitenziaria risiede nel dialogo e nella rinuncia alla violenza da parte dei reclusi, non nella loro cieca sottomissione.

2. Migranti: La volontà di annientare chi è già vulnerabile

Il secondo esempio di questa efferatezza istituzionale tocca i migranti. 
Nella sua versione originaria, il decreto conteneva una norma di una crudeltà inaudita: impedire a chi arrivava in Italia, dopo viaggi disumani segnati da pericoli, torture e persecuzioni, di comunicare ai propri familiari di essere ancora vivo. Per acquistare una semplice carta SIM, si pretendeva il permesso di soggiorno. Fortunatamente, un intervento del Quirinale ha mitigato questa barbarie, trasformandola nell'obbligo di esibire un documento d'identità. Ma la domanda resta, lancinante: non è forse questo un "surplus di efferatezza"? Una chiara volontà di annichilire persone già spogliate di tutto?

3. Madri e bambini: La ferocia dell'obbligo di carcerazione

Il terzo, drammatico, caso riguarda le madri incinte o con figli minori di un anno
Il nostro Codice prevedeva già la possibilità di carcerazione, ma lasciata alla discrezionalità del magistrato. Ora, questa possibilità si è trasformata in un obbligo di carcerazione, con eventuali deroghe subordinate. 
E tutto questo per rispondere a un presunto "allarme sociale" – quello di alcune donne che utilizzerebbero la gravidanza per delinquere – che, dati alla mano, riguarda poche decine di casi su tutto il territorio nazionale
È accettabile introdurre una norma così disumana, che spezza legami familiari fondamentali e traumatizza innocenti, per un fenomeno statisticamente irrilevante? 
Questa è la dimostrazione di una politica cieca, mossa da pregiudizi e non da reali esigenze di sicurezza.

Un attacco ai diritti fondamentali senza precedenti recenti


Il Prof. Manconi è categorico: negli ultimi cinquant'anni di storia repubblicana, difficilmente si è assistito a un provvedimento di tale gravità, capace di ledere così profondamente i diritti fondamentali della persona. 
L'unico paragone possibile, per ambizione e sistematicità nell'intervenire su un ampio spettro di comportamenti, è la famigerata Legge Reale del 1975.

Ma c'è una differenza abissale, che rende la situazione attuale ancora più allarmante: la Legge Reale fu approvata in un periodo di acuta emergenza nazionale, con il terrorismo che insanguinava il Paese e l'incolumità dei cittadini realmente a rischio quotidiano.

Oggi, invece, viviamo in un periodo di relativa quiete sociale. Il principale reato capace di suscitare allarme, l'omicidio volontario, è ai minimi storici dal dopoguerra. 
Questo dato, da solo, dovrebbe far riflettere sull'enorme scollamento tra la realtà sociale e le misure repressive messe in campo da questo governo. 
Misure che non rispondono a un'emergenza, ma sembrano piuttosto figlie di una volontà punitiva e di un disegno autoritario.

Come liberazioneanticipata.it, non possiamo che lanciare un forte appello alla vigilanza e alla mobilitazione delle coscienze. 
Ciò che è in gioco è la tenuta stessa dei nostri valori democratici e dei diritti umani. 
È imperativo opporsi a questa deriva malvagia prima che sia troppo tardi.

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