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Quasi 5 anni di GALERA al ladro di merendine: Lo Stato forte con i deboli, mentre le carceri SCOPPIANO!

Una condanna vergognosa che svela il volto più ottuso e repressivo di un sistema giudiziario al collasso. Mentre il sovraffollamento carcerario tocca il 133% (verifica i dati aggiornati sul nostro sitosu -> Strumenti/sovraffollamento), si decide di infliggere quasi cinque anni di reclusione per furti da poche decine di euro. È questa la giustizia di uno Stato senz'anima e palesemente giustizialista?
11 maggio 2025 di
Quasi 5 anni di GALERA al ladro di merendine: Lo Stato forte con i deboli, mentre le carceri SCOPPIANO!
L R
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La giustizia Italiana, o meglio, ciò che ne resta, ha partorito l'ennesimo capolavoro di insensatezza. 
Un uomo di 31 anni, residente a Pinerolo, è stato condannato dal tribunale di Torino alla bellezza di quattro anni e dieci mesi di carcere, più multa e risarcimento. 
Il suo crimine efferato? Essere un "ladro seriale di merendine". 
Sì, avete letto bene: merendine e spiccioli da distributori automatici. 
Un bottino che, nelle giornate più "fortunate", arrivava a 200 euro. 
Una minaccia sociale di proporzioni tali da meritare quasi un lustro dietro le sbarre, in un paese dove le prigioni sono bombe a orologeria a causa di un sovraffollamento che sfiora il 133%. (verifica su nostro sito in tempo reale)

La farsa grottesca di una "Giustizia" implacabile con gli ultimi

Sorge spontanea una domanda, che suona più come un grido di esasperazione: come è possibile, con una situazione carceraria esplosiva e con un sovraffollamento che abbiamo documentato essere pari quasi al 133% (dati che chiunque può verificare alla pagina sovraffollamento), che si continuino a chiudere in carcere le persone per storie come queste? 
Quando denunciamo che questo è uno Stato senz'anima, giustizialista, repressivo, esageriamo forse? 
La risposta, purtroppo, è un no secco e amaro.

L'imputato, difeso dall'avvocato Vittorio Rossi (sostituito in aula da Monica Galluzzo), è una vittima conclamata del crack
Una dipendenza che, come ammesso dalla stessa difesa, lo ha trascinato in un "vortice infernale", distruggendo la sua vita, i suoi affetti, la sua famiglia. 
E cosa fa lo Stato di fronte a un dramma umano di questa portata? 
Invece di investire seriamente in percorsi di recupero e reinserimento, sfodera la clava della repressione più cieca. 
"Sa di aver sbagliato e ha già iniziato un percorso per riprendere in mano la sua vita", ha dichiarato il legale, sperando in una pena "adeguata alla sua condizione fragile". Speranza vana, evidentemente, di fronte a giudici che sembrano più interessati a fare numero che a fare giustizia.

Il teatrino del "ladro seriale": Distributori automatici come nemico pubblico numero uno

Per procurarsi la dose quotidiana, quest'uomo ha sviluppato una "tecnica infallibile" (così viene descritta, quasi a volerne sottolineare la pericolosità criminale): un cacciavite per forzare i distributori. 
Colpi da poche decine di euro, a volte solo snack, altre volte le monete. 
Un'attività criminale che ha visto il suo culmine persino il giorno di Natale del 2022. 
Tra Torino e dintorni, quasi trenta colpi; decine altri sparsi tra Cuneo, Savona, Milano. 
Una vera e propria emergenza nazionale, a quanto pare, degna di mobilitare forze dell'ordine e tribunali fino a questo epilogo punitivo esemplare.

Peccato che la "serialità" di questi furti non faccia altro che evidenziare la serialità del fallimento di un intero sistema
L'uomo veniva filmato, l'allarme scattava, veniva individuato, fermato, ammetteva, si scusava, veniva denunciato, incarcerato. 
Poi, inevitabilmente, tornava libero e ricominciava. 
Un copione tragico che dimostra l'assoluta incapacità dello Stato di interrompere questo circolo vizioso, se non con la repressione bruta che, come vediamo, non risolve nulla ma anzi ingolfa ulteriormente un sistema carcerario già al collasso.

Quando la pena diventa accanimento: Uno Stato forte con i deboli, debolissimo con i forti (politici ?)

Quattro anni e dieci mesi. 
Ripetiamolo, perché suona ancora incredibile. 
Una condanna che grida vendetta, non giustizia. 
Una pena sproporzionata che serve solo a gonfiare le statistiche e a confermare l'immagine di uno Stato forte con i disperati e incredibilmente indulgente, se non complice, con ben altri tipi di criminalità
Questo non è recupero, non è rieducazione: è puro e semplice accanimento giudiziario contro un individuo già devastato dalla dipendenza.

La verità è che questa condanna non è una vittoria della legalità, ma l'ennesima, desolante sconfitta della civiltà giuridica e dell'umanità. 
È il sintomo di una deriva giustizialista che preferisce riempire le galere piuttosto che affrontare le cause profonde del disagio sociale e della criminalità minuta, spesso legata a doppio filo con la piaga della tossicodipendenza. 
Uno Stato che si accanisce così contro un ladro di merendine, mentre le sue prigioni scoppiano, non è uno Stato di diritto: è semplicemente uno Stato crudele e profondamente ipocrita.

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