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Emergenza carceri Lazio: +1.450 Detenuti, personale allo stremo. Gestione Meloni inefficace, Amnistia unica Via?

Dati shock nel Lazio: sovraffollamento record e carenza cronica di agenti. Le soluzioni tampone del Governo appaiono ridicole (81mila €/posto letto) di fronte a una crisi sistemica aggravata da inerzia e nuove leggi punitive.
7 aprile 2025 di
Emergenza carceri Lazio: +1.450 Detenuti, personale allo stremo. Gestione Meloni inefficace, Amnistia unica Via?
L R

Lazio al collasso: Radiografia di un sistema Penitenziario fuori Controllo

I numeri diffusi dalla Fns Cisl Lazio sono un pugno nello stomaco e confermano una realtà drammatica: le carceri della regione sono una polveriera sull'orlo dell'esplosione. 
Con 1.450 detenuti in più rispetto alla capienza regolamentare (6.732 presenti contro i 5.282 posti previsti, dati aggiornati a marzo 2025), il sovraffollamento nel Lazio è una piaga endemica che riflette la crisi nazionale – una crisi segnata dalla tragedia di 28 suicidi in meno di quattro mesi nel 2024 a livello Italiano. 
A questo si aggiunge una voragine nell'organico della polizia penitenziaria: mancano 859 unità, lasciando il personale esistente stremato e in condizioni di lavoro insostenibili.

Gli Istituti simbolo del disastro: Rebibbia, Regina Coeli, Viterbo

Alcuni istituti laziali sono l'emblema di questo fallimento:

  • NC CC Rebibbia: +391 detenuti oltre la capienza (1.561 presenti su 1.170 posti). Carenza personale: -31,59%.
  • CC Regina Coeli: +456 detenuti (1.084 presenti su 628 posti). Carenza personale: -25%.
  • CC Viterbo: +265 detenuti (705 presenti su 440 posti). Carenza personale: -27,27%.
  • NC CC Rieti: +200 detenuti (495 presenti su 295 posti). Carenza personale: -27,43%.
  • CC Velletri: +106 detenuti (518 presenti su 412 posti). Carenza personale: -27,64%.
  • CC Latina: +59 detenuti (136 presenti su 77 posti).

Questi numeri non sono solo statistiche: rappresentano condizioni di vita disumane per i detenuti, rischi enormi per la sicurezza interna ed esterna, e un carico di lavoro inaccettabile per gli agenti, costretti ad accorpamenti di posti di servizio e violazioni contrattuali pur di garantire un minimo presidio.

La risposta del Governo: Soluzioni placebo a costi esondanti

Di fronte a questa emergenza strutturale, le risposte messe in campo appaiono tragicamente inadeguate e sembrano confermare una gestione governativa Meloni incapace di affrontare la radice del problema. 
Si parla di "riqualificazione" e "ristrutturazione", ma le soluzioni concrete sono risibili:

  • Moduli detentivi a Frosinone: 24 posti letto aggiuntivi. 
    Un intervento che, se segue il modello nazionale dei prefabbricati annunciati dal governo, rischia di costare la cifra folle di 81 mila euro per singolo posto letto. Una spesa enorme per un risultato irrilevante sul sovraffollamento complessivo.
  • Nuovi padiglioni (PNRR) a Viterbo e Civitavecchia: 80 posti ciascuno. Utili, certo, ma tempi e impatto sono lontani dal risolvere l'emergenza attuale.

Queste misure, come sottolineato implicitamente dalla Cisl, non affrontano la necessità prioritaria di adeguare gli organici di polizia penitenziaria, senza i quali anche nuove strutture restano ingestibili e insicure.

L'inerzia del sistema e le leggi che peggiorano la situazione

Il problema non è solo la mancanza di strutture o personale. 
È un fallimento sistemico
L'ordinamento Italiano prevede misure alternative alla detenzione per reati minori (pene sotto i 4 anni), che potrebbero alleggerire significativamente la pressione. Eppure, queste misure restano ampiamente disapplicate, anche a causa di una Magistratura di Sorveglianza spesso descritta come "dormiente", sotto organico e incline a un approccio punitivo piuttosto che deflattivo.

Come se non bastasse, scelte legislative come il DL "Sicurezza", introducendo nuovi reati, gettano benzina sul fuoco
Invece di ridurre la popolazione carceraria, si sceglie la via della repressione fine a se stessa, destinata solo a trasformare una situazione esplosiva in una catastrofe annunciata.

L'unica via d'uscita? Amnistia, indulto e misure alternative concrete

Il quadro nel Lazio, specchio della situazione nazionale, è desolante. 
Il sovraffollamento comprime sicurezza e trattamento rieducativo, le condizioni di lavoro sono inaccettabili, le soluzioni governative sono insufficienti e costose, la Magistratura non sfrutta gli strumenti esistenti e nuove leggi peggiorano il quadro. Come denuncia la Fns Cisl, è necessaria una risposta concreta e urgente.

In questo scenario, le soluzioni drastiche diventano le uniche realisticamente percorribili. 
Per riportare legalità e umanità dietro le sbarre, un'amnistia e un indulto generalizzati, uniti a un'adozione massiccia e obbligatoria delle misure alternative già previste dalla legge, appaiono sempre più come l'unica strada per evitare il collasso definitivo del sistema penitenziario nel Lazio e in Italia. 
Non è più tempo di palliativi, ma di scelte coraggiose.

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