L'ennesimo episodio di disperazione estrema scuote il già martoriato sistema penitenziario italiano.
Nel carcere di Sant’Angelo dei Lombardi (AV), un detenuto Italiano ha ingerito sette lamette, un gesto autolesionistico che è solo l'ultimo, tragico sintomo di una crisi sistemica ormai fuori controllo.
Questo incidente non può essere letto come un fatto isolato, ma va inserito nel drammatico contesto nazionale: dall'inizio del 2025, si contano già 27 suicidi nelle carceri Italiane, una strage silenziosa che denuncia il fallimento dello Stato nel garantire condizioni di detenzione dignitose e umane.
Sant'Angelo: Cronaca di un fallimento annunciato
Nella mattinata di oggi, quello che doveva essere un periodo di attesa per un trasferimento si è trasformato nell'anticamera di una possibile tragedia.
Il detenuto, secondo le ricostruzioni, si è barricato all'interno della sua cella insieme a un altro recluso, inscenando una rumorosa protesta.
Una manifestazione di profondo disagio, culminata nel gesto disperato di ingerire ben sette lamette.
L'attesa di un trasferimento, l'incertezza sul futuro, il peso della detenzione in strutture spesso inadeguate: elementi che si sommano fino a diventare intollerabili. L'intervento della Polizia Penitenziaria è stato, come troppo spesso accade, un intervento in extremis.
Gli agenti sono riusciti a forzare la cella e a prendere in carico la situazione, scongiurando conseguenze forse irreparabili nell'immediato.
Ma questo intervento, seppur necessario, agisce sul sintomo e non sulla causa profonda del malessere: un sistema carcerario che macina vite e dignità.
Corsa contro il tempo in ospedale
Immediatamente soccorso, il detenuto è stato trasportato d'urgenza all'ospedale “Criscuoli” di Sant'Angelo dei Lombardi.
È ora sottoposto ad accertamenti diagnostici cruciali per verificare l'entità delle lesioni interne e valutare la necessità improcrastinabile di un intervento chirurgico per la rimozione dei corpi estranei.
La sua vita è appesa a un filo, vittima non solo del suo gesto, ma di un sistema che genera sofferenza invece di rieducare.
Oltre Sant'Angelo: L'insostenibile crisi carceraria Italiana
L'episodio di Sant'Angelo dei Lombardi non è un fulmine a ciel sereno, ma la dolorosa conferma di un'emergenza nazionale che politica e istituzioni sembrano incapaci, o peggio, non intenzionate ad affrontare con la dovuta serietà.
Le carceri Italiane scoppiano: il sovraffollamento cronico è la norma, non l'eccezione. La carenza drammatica di personale – agenti, educatori, psicologi, medici – lascia i detenuti in balia di sé stessi e rende impossibile qualsiasi serio percorso trattamentale.
Le strutture sono spesso fatiscenti, l'igiene precaria, la salute mentale ignorata.
I 27 suicidi in appena quattro mesi del 2025 non sono numeri, sono vite spezzate dall'indifferenza e dall'incuria.
Sono la prova più lampante di come la detenzione, che secondo la Costituzione (Art. 27) dovrebbe tendere alla rieducazione del condannato, si trasformi troppo spesso in una fabbrica di disperazione e morte.
Questo è un fallimento dello Stato su tutta la linea, un'offesa alla civiltà giuridica e alla dignità umana che non può più essere tollerata né mascherata da interventi tampone.