Lo Scandalo dei Container: 32 Milioni Buttati per Finte Soluzioni
Il Ministero della Giustizia, con una faccia tosta degna di nota, ha annunciato l'ennesima "soluzione" al drammatico sovraffollamento carcerario: una gara da 32 milioni di euro per piazzare dei moduli prefabbricati, volgarmente noti come container, in nove Istituti Penitenziari.
Un piano spacciato come risposta all'emergenza, ma che nei fatti rappresenta solo uno spreco vergognoso di denaro pubblico e un insulto all'intelligenza dei cittadini e alla sofferenza dei detenuti.
L'obiettivo dichiarato è creare 384 posti letto.
Una cifra ridicola, una goccia nell'oceano putrido di un sistema che conta 62.165 persone stipate dove ce ne starebbero a malapena 51.323 (e molti di questi posti sono pure inagibili).
€83.333 a posto letto: più caro di un appartamento, meno utile di nulla
Facciamo due conti, quelli che evidentemente al Ministero non sanno o non vogliono fare.
Dividendo i 32 milioni stanziati per i 384 posti letto previsti, otteniamo la cifra folle di 83.333 euro a posto letto.
Sì, avete letto bene.
Ognuno di questi container, destinato ad "accogliere" un detenuto, costa allo Stato quanto un piccolo appartamento in provincia.
Con la stessa cifra si potrebbero acquistare 640 monolocali veri, dando un tetto a migliaia di persone bisognose.
Invece, si sceglie di investire una fortuna in scatole di cemento trasportabili che non risolvono assolutamente nulla.
Il piano prevede 16 "Blocchi Detenzione" da 24 posti ciascuno, sparpagliati tra Nord, Centro-Nord e Centro-Sud.
Ogni blocco costa 2 milioni.
Il tutto, ovviamente, con tempi biblici: inizio lavori previsto (forse) a maggio 2025, 8 mesi di cantiere e collaudi che slittano almeno al 2026, alla faccia dell'urgenza !
La "Mattanza" continua: questi container non fermeranno niente
Ma il punto cruciale è un altro.
Anche ammesso (e non concesso) che questi costosissimi container vengano realizzati nei tempi previsti, cosa cambierà?
Assolutamente nulla, aggiungere 384 posti letto porterebbe la capienza teorica a 51.707 posti, lasciando comunque un deficit spaventoso di oltre 10.400 posti.
Il tasso di sovraffollamento rimarrebbe inchiodato a un criminale 123%, ben oltre la soglia che già ci è costata condanne dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.
Questi container, definiti "trasportabili e smontabili" (il che la dice lunga sulla loro presunta durabilità e sul concetto di "soluzione"), replicano le criticità delle strutture esistenti: celle sovraffollate (previste per 4 persone), spazi comuni irrisori, cortili limitati.
Non sono una soluzione, sono un palliativo costosissimo, un modo per fingere di fare qualcosa mentre la mattanza – fatta di suicidi, violenze, degrado – continua indisturbata.
L'Unica soluzione ignorata: Indulto e Amnistia subito
La verità, scomoda ma ineludibile, è che non esiste alcuna soluzione infrastrutturale a breve termine per risolvere l'emergenza sovraffollamento.
L'unica, e sottolineiamo UNICA, strada percorribile nell'immediato per fermare questa carneficina e ripristinare un minimo di legalità e umanità nelle carceri è quella di provvedimenti straordinari come l'Indulto e l'Amnistia.
Misure alternative, liberazione anticipata speciale?
Certo, utili, ma insufficienti di fronte all'entità del disastro attuale.
Serve un atto di coraggio politico, un taglio netto con l'ipocrisia dilagante.
Lo chiedono da tempo associazioni come Nessuno Tocchi Caino, Antigone, l'osservatorio delle Camere Penali, i Garanti territoriali e figure politiche isolate come Roberto Giachetti.
Ma la politica preferisce buttare 32 milioni in container piuttosto che affrontare la realtà.
Il colpo di grazia: ma chi ci lavorerà in questi container?
Come se non bastasse, c'è un ultimo, grottesco dettaglio, sollevato da Gennarino De Fazio della UilPa Polizia Penitenziaria: con quale personale si pensa di gestire questi nuovi moduli?
Il sistema Penitenziario soffre già di una carenza cronica di agenti, educatori, personale sanitario.
Aggiungere strutture, per quanto inutili ai fini del sovraffollamento generale, significa solo aggravare ulteriormente il carico di lavoro su un personale già allo stremo.
In conclusione, il piano container è l'ennesima dimostrazione dell'incapacità e della mancanza di volontà politica di affrontare seriamente l'emergenza carceri.
Un progetto fallimentare in partenza, uno spreco di denaro che grida vendetta, mentre l'unica soluzione praticabile a breve termine – indulto e amnistia – viene scientificamente ignorata.
Una vergogna nazionale.