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Carcere di Parma: una discarica sociale dimenticata dalla politica

Sovraffollamento, suicidi e traffici illegali: il fallimento del sistema penitenziario
3 marzo 2025 di
Carcere di Parma: una discarica sociale dimenticata dalla politica
L R


Il carcere di Parma, situato in via Burla, è diventato una discarica sociale, un luogo dove lo Stato abbandona chi è ritenuto un problema. 
Oltre 750 detenuti stipati in un sistema al collasso, senza risorse adeguate e con personale ridotto allo stremo. Il Garante regionale dei detenuti, Roberto Cavalieri, lancia un grido d'allarme: "Solo un indulto potrebbe riportare la calma, ma la politica resta indifferente".

La situazione è drammatica: 3 suicidi solo nel carcere di Parma nel 2024, 9 in tutta l'Emilia-Romagna.
Atti di autolesionismo e tentativi di suicidio in costante aumento, segnale di un sistema che non offre alcuna speranza.

Un carcere fuori controllo: traffici illegali e condizioni disumane

Oltre al sovraffollamento, il carcere di Parma sta diventando un mercato nero incontrollato. Droga, sigarette, cellulari: i traffici interni crescono senza sosta, alimentati dalla disperazione e dalla mancanza di alternative. 
Il penitenziario si trasforma così in un ambiente ancora più pericoloso, dove la criminalità continua a prosperare invece di essere contrastata.

Il sistema penitenziario dovrebbe rieducare i detenuti, ma la realtà è ben diversa. 
Cavalieri denuncia che "il carcere è dimenticato dallo spazio politico, se non quando i suicidi scuotono le coscienze".

Le tre maggiori minacce per i detenuti

  1. L'indifferenza della società e della politica: il carcere è visto solo come un contenitore per chi è ritenuto un problema sociale, senza alcun reale interesse per la rieducazione.
  2. La complessità della popolazione carceraria: anziani, malati, tossicodipendenti, stranieri e giovani adulti convivono senza un reale piano di trattamento personalizzato.
  3. L'arretratezza del sistema educativo e lavorativo: i detenuti spesso sono analfabeti digitali, senza accesso a percorsi formativi utili alla loro reintegrazione nella società.

La conseguenza? Un ciclo infinito di recidiva, crimine e nuovi ingressi in carcere.

Le soluzioni necessarie e l'inerzia della politica

Cavalieri propone tre interventi urgenti per evitare il tracollo definitivo:

  1. Riduzione della popolazione carceraria: il sovraffollamento è insostenibile, servono misure immediate come un indulto o pene alternative.
  2. Investimenti per il reinserimento sociale: accoglienza, formazione e contrasto alla povertà devono diventare priorità.
  3. Costruire speranza per i detenuti: senza un orizzonte di reintegrazione, il carcere diventa solo un incubo senza fine.

Tuttavia, la politica nazionale non sembra voler affrontare il problema. 
L'immobilismo porta solo a nuovi suicidi e a un sistema sempre più allo sbando.

Un'emergenza umanitaria ignorata

La situazione del carcere di Parma è solo la punta dell'iceberg di una crisi penitenziaria nazionale. Un tasso di sovraffollamento del 130% in Emilia-Romagna, un numero crescente di detenuti senza risorse adeguate e una politica che ignora il problema.

Quando la società deciderà di guardare dentro quelle mura e di indignarsi davvero? 
Fino a quando si continuerà a far finta di nulla?
La risposta a queste domande definirà il futuro della giustizia in Italia.


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